Sant’Ippolito
martire romano
Tratto da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/92196
La storia di
questo santo, le cui reliquie sono conservate nella chiesa parrocchiale di
Rogeno, è molto difficile da ricostruire per quanto riguarda l’analisi
materiale di alcune fonti. Un dato certo, è che le reliquie di Ippolito,
assolutamente non sono da identificare con il più famoso omonimo sacerdote
martirizzato nel 235 in esilio in Sardegna con Ponziano papa e sepolto nella
catacomba sulla via Tiburtina in Roma il 13 agosto, ma fanno parte di quelle
procurate da don Francesco Antonio Sangalli al tempo del vescovo Filippo
Visconti e da questi furono donate alla chiesa parrocchiale di Rogeno di Cantù
(Como). Le reliquie di Ippolito arrivarono da Roma, come dono del Cardinale Federico Borromeo alla Chiesa di Santa Elisabetta in piazza Fontana. Soppressa tale Chiesa il Sacro Corpo fu deposto nella Sacrestia Maggiore del Duomo. Da qui come si è già detto, e attestato con documento datato 30 dicembre 1786, arrivò a Rogeno.
Il paese di Rogeno, nell’Alta Brianza e della antica Pieve di Incino, celebra la festa di sant’Ippolito il 13 agosto.
Santa CONCORDIA martire romana
TRATTO da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/90293
Della martire si ha notizie in un elenco di martiri del 354, che la pone nell'ambito del martirio di san Ippolito prete romano.
I resti della santa sono deposti presso la chiesa parrocchiale di Ponzano Superiore, comune di Santo Stefano Magra in provincia di La Spezia. Sotto un'altare con vetro in esso si notano i resti ben conservati e rivestiti con broccati del 1500; sembra che i resti siano stati trovati presso il porto romano di Luni e per varie vicissitudini arrivato fino a Ponzano.
Santa Concordia, era
secondo il Martirologio Romano la nutrice di Ippolito di Roma (tra l'altro
autore di un "canone" della liturgia eucaristica che ancora adesso è
in auge; terzo dei canoni attuali) che morì, dopo vivaci contrasti con i Papi
Callisto (217-222) e Ponziano (230-235), assieme a quest'ultimo in Sardegna
perché condannati entrambi ad metalla (cioè in miniera) dall'Imperatore
Massimino il Trace durante una persecuzione politica e non religiosa. L'unica
traccia di santa Concordia si ritrova, come su accennato, sul Martirologio
Romano, infatti di Essa si legge " Passi sunt etiam eadem die beata
Concordia ejus nutrix, quæ ante ipsum plumbatis cæsa, migravit ad Dominum, et
alii decem et novem de domo sua qui extra porta Tiburtinam decollati sunt, et
una cum ea in agro Verano sepulti"
San
Cassiano martire ad Imola
Martirologio
Romano: A Imola in Romagna, san Cassiano, martire, che, per essersi rifiutato
di adorare gli idoli, fu consegnato ai ragazzi di cui era stato maestro, perché
lo torturassero a morte con i calami: in tal modo, quanto più debole era la
mano, tanto più dolorosa diveniva la pena del martirio.
Tratto
da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/91782
Le
notizie più antiche su Cassiano sono riferite da Prudenzio, nei primi anni del
V secolo. Nel suo viaggio verso Roma, Prudenzio si ferma a Forum Cornelii
(Imola) e venerò le spoglie del martire, custodite in un sarcofago al di sopra
del quale erano raffigurati alcuni episodi del martirio. Non si conosce l’anno
del martirio né la pena subita. Non è considerata attendibile la versione
tramandata da Prudenzio, secondo il quale Cassiano, che esercitava la
professione di insegnate, sarebbe stato condannato ad essere ucciso dai suoi
stessi allievi con gli stiletti usati per incidere le loro tavolette.
Se fosse vera questa tradizione bisognerebbe pensare ad un martirio subito non ad opera di un magistrato romano, ma nell’ambito di sommosse popolari. Il culto si estese anche a Milano intorno al 450 e in Tirolo, mentre una raffigurazione del santo è presente a Ravenna, in Sant’Apollinare Nuovo.
Nel corso del XII secolo si diffonde un leggenda che fa del Santo l’apostolo di Sabiona, in Tirolo, esiliato a Imola dai pagani, ove subì il martirio narrato da Prudenzio. A Imola la leggenda subisce un’ulteriore corruzione e Cassiano risultò vescovo della città.
Agnello (sec. IX) ricorda che sopra la tomba del Santo fu costruita la prima Cattedrale situata fuori dalla città, attorniata da altre costruzioni fino a formare un fortilizio, a cui venne dato il nome di castrum sancti Cassiani. Nel sec. XIII il castrum venne raso al suolo e le reliquie trasferite nella nuova Cattedrale.
Se fosse vera questa tradizione bisognerebbe pensare ad un martirio subito non ad opera di un magistrato romano, ma nell’ambito di sommosse popolari. Il culto si estese anche a Milano intorno al 450 e in Tirolo, mentre una raffigurazione del santo è presente a Ravenna, in Sant’Apollinare Nuovo.
Nel corso del XII secolo si diffonde un leggenda che fa del Santo l’apostolo di Sabiona, in Tirolo, esiliato a Imola dai pagani, ove subì il martirio narrato da Prudenzio. A Imola la leggenda subisce un’ulteriore corruzione e Cassiano risultò vescovo della città.
Agnello (sec. IX) ricorda che sopra la tomba del Santo fu costruita la prima Cattedrale situata fuori dalla città, attorniata da altre costruzioni fino a formare un fortilizio, a cui venne dato il nome di castrum sancti Cassiani. Nel sec. XIII il castrum venne raso al suolo e le reliquie trasferite nella nuova Cattedrale.
Per
altra e diversa Tradizione
Tratto
da
http://www.unionecatechisti.it/Testi/LaSalle/Medit/MF078/M155.htm#0
Era
vescovo di Brescia e suffraganeo dell'arcivescovo di Milano ma, animato da in
ardente zelo per la religione cattolica, volle diventare maestro di scuola a
Imola, in Italia, e precisamente in Romagna, chiamata allora « Forum Cornelii
» dal nome di Cornelio Silla suo fondatore. Il poeta Prudenzio - che ne ha narrato la storia, prima in versi e poi in prosa - ne venne al corrente quando, per devozione, si recò in pellegrinaggio alla sua tomba, ammirando un quadro che lo rappresentava, ma anche dal racconto che gliene fece un pio ecclesiastico del luogo. Eccone in breve il contenuto: San Cassiano, scacciato dalla sua diocesi a causa della persecuzione scatenata da Giuliano l'Apostata, si rifugiò a Imola. Decise subito di dedicarsi alla educazione dei giovani, perché avrebbe potuto esercitare meglio il suo zelo. Il suo scopo era quello di ispirare loro, assieme alla scienza, i principi della Religione e della fede in Gesù Cristo e, per meglio riuscirci, iniziò a impartire loro i primi rudimenti delle lettere, cioè a leggere e a scrivere. Questo insegnamento glielo impartiva per mezzo di segni che servivano a esprimere molte cose con un solo carattere; in modo da riuscire a scrivere con la stessa facilità con cui si impara a parlare, metodo questo molto in uso a quei tempi. Ma, purtroppo, venne deferito al magistrato della città, che simpatizzava molto per l'Imperatore apostata, che lo fece arrestare e condurre davanti a sé per costringerlo a rinunziare al culto del vero Dio e ad adorare le false divinità. Cassiano rifiutò di sacrificare agli idoli; il giudice allora irritato dalla sua costanza, lo condannò a morte perché colpevole di sacrilegio verso gli dei e perché aveva violato gli editti imperiali. Il tiranno pensò che il mezzo migliore, per vendicarsi di lui, era di abbandonarlo ai suoi alunni, per la maggior parte pagani. Venne ricondotto quindi alla sua scuola, con le mani legate dietro il dorso e sena abiti. Quella marmaglia di ragazzi si gettò allora su di lui per assecondare il giudice ma anche, forse, per vendicarsi di qualche punizione, certamente giusta e necessaria, che aveva ricevuto. Alcuni gli ruppero le tavolette in testa; altri lo trafissero con mille colpi con uno stilo di ferro, che era come un bulino o un punteruolo e di cui si servivano allora gli alunni per incidere il legno o per scrivere sulla cera. E così lo fecero morire poco a poco con un martirio crudele ed estenuante, perché quei piccoli carnefici non erano capaci di togliergli d'un sol colpo la vita. Languiva tra gli spasimi che venivano continuamente rinnovati e che ebbero termine con l'effusione del suo sangue fino all'ultima goccia. era il 13 agosto, probabilmente del 363. Tutti i martirologi fanno memoria di san Cassiano. Prudenzio gli rivolse una preghiera per chiedergli un felice viaggio a Roma. Essendo stato esaudito, scrisse, come s'è detto, la storia del suo martirio, una volta tornato in Spagna suo paese natale. Brescia lo riconosce come suo Vescovo e la cattedrale di Imola è ancor oggi dedicata a san Cassiano, sotto il cui altare maggiore riposa il suo venerato corpo, riferisce un'antica tradizione. Per ancora altra diversa tradizione Tratto da https://monumentatridentina.wordpress.com/2011/08/12/vita-di-san-cassiano/ |
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Nel calendario liturgico
dell’arcidiocesi di Trento (forma extra-ordinaria; non so se permane pure in
quello relativo alla forma ordinaria), il 13 agosto viene festeggiato san
Cassiano, vescovo e martire. Egli è co-patrono (assieme a san Vigilio) della
diocesi di Bolzano-Bressanone e di quella di Ferrara-Comacchio, nonché patrono
di quella di Imola). La sua storia è abbastanza particolare e di non facile
decifrazione. Documentazione storiografica certa ve n’è poca; notevole è invece
il patrimonio della tradizione orale, che certi storici hanno catalogato –
forse troppo sbrigativamente ed in toto – come leggenda. Qui vorrei esporre la
vita di san Cassiano così come viene tramandata da queste tradizioni, senza
pretesa di entrare nei meandri della discussione storiografica in merito. Passo
quindi alla narrazione. Quando visse questo santo? Difficile rispondere:
certamente agli inizi del V secolo il suo culto aveva già una certa diffusione.
Non pare improbabile, quindi, pensare che sia vissuto nel III-IV secolo: così
la tradizione. Dove nacque? Non lo sappiamo: probabilmente era italiano, ma
neppure questo è certo. Per quanto riguarda la prima parte della vita di san
Cassiano, le informazioni scritte giungono principalmente da una Passio
dell’XI-XII secolo, la Vita et gesta Cassiani, Ingenuini et Albumi episcoporum,
di area tirolese. Non è facile determinare il grado d’autorevolezza di questo
testo; qui mi limito a ricordare ciò cui ho accennato in precedenza e cioè che
non necessariamente un testo molto posteriore ai fatti che narra può essere
classificato come “leggenda”. Questo perché l’epoca antica e quella medievale
(tranne forse il Tardo Medioevo) soffrono di una cronica carenza di
documentazione (i secoli che ci riguardano, poi, quelli del Tardo Antico – Alto
Medioevo, cioè IV-XI secolo, sono particolarmente avari di scritti): non
possiamo quindi sapere se la Passio utilizzasse fonti scritte andate perdute,
così come non possiamo determinare appieno il ruolo della tradizione orale.
Dopo quest’avvertenza, riporto le informazioni ivi contenute. Ci viene
tramandato che Cassiano conducesse una vita santa e per questo diventasse vescovo
di Sabiona (nota 1), un borgo fortificato dell’attuale Alto Adige (o Tirolo
meridionale, che dir si voglia). Per umiltà avrebbe voluto rifiutare un simile
ministero, ma alla fine si decise ad accettare. Si dedicò fortemente alla cura
spirituale delle anime affidategli, conseguendo notevoli successi pastorali.
Non fu però ben accettato dalle locali popolazioni pagane e venne denunciato
come cristiano. Questo dato potrebbe far pensare ad una datazione precedente
l’Editto di Milano; o forse si può pensare – cosa non improbabile – che le
locali autorità, specie in un territorio turbolento e con forti radici pagane
(fonti certe attestano la presenza di grandi comunità pagane, anni dopo, nel
vicino Trentino, responsabili dell’uccisione dei Protomartiri della Chiesa
Tridentina – santi Sisinnio, Martirio e Alessandro – e dello stesso vescovo di
Trento, san Vigilio), non fossero poi così bendisposte nei confronti dei
cristiani. Fatto sta che egli venne esiliato. Decise allora di mettersi in
viaggio verso la Sede Apostolica, a Roma; durante il percorso giunse ad Imola,
dove la popolazione era per la maggior parte pagana. Sentì che doveva fermarsi
in quel luogo e così fece: aprì una scuola di grammatica per poter istruire i
fanciulli anche nella religione cristiana: accoglieva alunni sia cristiani che
pagani e cercava di instillare in tutti la scintilla della fede. Egli non esibì
la propria dignità vescovile, anche per evitare di scatenare tensioni con chi
non abbracciava il cattolicesimo. Alcuni suoi scolari pagani ritenevano fosse
troppo severo e troppo cristiano; accadde poi che la sua fede venisse resa
pubblica e questo non contribuì a rilassare gli animi. Queste difficoltà fanno
pensare all’epoca della persecuzione dioclezianea (303-305) o forse al revival
pagano di Giuliano imperatore (360-363). In ogni caso, Cassiano venne chiamato
in tribunale per rendere conto della propria opera. Il giudice, con lusinghe e
minacce, cercò di farlo abiurare; il santo però rifiutò e e per questo fu
condannato a morte. L’esecuzione della sentenza venne lasciata ai suoi stessi
scolari. Venne spogliato e legato ad una colonna; i suoi scolari (più
probabilmente, alcuni dei suoi alunni pagani) lo torturarono quindi con gli
strumenti comunemente utilizzati per la scrittura: tavolette, verghe e stili.
Cassiano soffriva, ma rimase tranquillo, pregava e perdonava i suoi
persecutori. Uno di essi, viene narrato, ad un certo momento cadde a terra
morto: il santo non se ne rallegrò, ma intercesse per lui presso l’Altissimo e
ottenne che il defunto alunno tornasse in vita. Quest’ultimo, stupito e
meravigliato per l’accaduto, mostrò subito di volersi convertire, assieme ad
altri che avevano assistito al miracolo. Poco dopo, Cassiano moriva per le
gravi ferite infertegli (era un 13 agosto, forse del 303/5 o del 362). Alcune
parti di questa narrazione sono confermate da una fonte molto vicina agli
eventi: si tratta del poeta Prudenzio (348-413), il quale, agli inizi del V
secolo, scrisse un inno in lode di san Cassiano (nota 2). Egli conferma che il
luogo del martirio fu Imola (Forum Cornelii); riferisce di aver visto una
rappresentazione pittorica del martirio e di aver potuto venerare le spoglie
del santo martire. A certa storiografia la fine di Cassiano pareva poter essere
facilmente classificata come leggenda popolare. Recenti studi scientifici sui
resti del santo l’hanno invece confermata, stabilendo che i fori sul cranio
possono essere giudicati compatibili con gli stiletti per la scrittura in uso
all’epoca di cui parliamo.
Fonti: alcuni siti web, ma
soprattutto Vita di san Cassiano vescovo e mart., compendiata da un sacerdote
di Faenza, Ravenna, Tipografia S. Apollinare, 1893.
(nota 1) Chi viaggia lungo
l’autostrada del Brennero verso il confine austriaco, dopo aver superato la
città di Bolzano e prima di giungere a Bressanone, può notare, nei pressi di
Chiusa, alla propria sinistra, una rupe, con un grande edificio sulla cima. Si
tratta dell’Abbazia di Sabiona – attualmente monastero benedettino femminile –
che, dal III all’X secolo, fu sede dell’omonima diocesi e culla del
cattolicesimo tirolese.
(nota 2) Prudenzio, Peristephanon,
IX, in Patrologia Latina 60, 432-443.
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