lunedì 13 agosto 2018

13 agosto santi italici ed italo greci



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Sant’Ippolito martire romano
Tratto da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/92196
La storia di questo santo, le cui reliquie sono conservate nella chiesa parrocchiale di Rogeno, è molto difficile da ricostruire per quanto riguarda l’analisi materiale di alcune fonti. Un dato certo, è che le reliquie di Ippolito, assolutamente non sono da identificare con il più famoso omonimo sacerdote martirizzato nel 235 in esilio in Sardegna con Ponziano papa e sepolto nella catacomba sulla via Tiburtina in Roma il 13 agosto, ma fanno parte di quelle procurate da don Francesco Antonio Sangalli al tempo del vescovo Filippo Visconti e da questi furono donate alla chiesa parrocchiale di Rogeno di Cantù (Como).

Le reliquie di Ippolito arrivarono da Roma, come dono del Cardinale Federico Borromeo alla Chiesa di Santa Elisabetta in piazza Fontana. Soppressa tale Chiesa il Sacro Corpo fu deposto nella Sacrestia Maggiore del Duomo. Da qui come si è già detto, e attestato con documento datato 30 dicembre 1786, arrivò a Rogeno.
Il paese di Rogeno, nell’Alta Brianza e della antica Pieve di Incino, celebra la festa di sant’Ippolito il 13 agosto.


Santa CONCORDIA martire romana
TRATTO da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/90293

Della martire si ha notizie in un elenco di martiri del 354, che la pone nell'ambito del martirio di san Ippolito prete romano.
I resti della santa sono deposti presso la chiesa parrocchiale di Ponzano Superiore, comune di Santo Stefano Magra in provincia di La Spezia. Sotto un'altare con vetro in esso si notano i resti ben conservati e rivestiti con broccati del 1500; sembra che i resti siano stati trovati presso il porto romano di Luni e per varie vicissitudini arrivato fino a Ponzano.


Santa Concordia, era secondo il Martirologio Romano la nutrice di Ippolito di Roma (tra l'altro autore di un "canone" della liturgia eucaristica che ancora adesso è in auge; terzo dei canoni attuali) che morì, dopo vivaci contrasti con i Papi Callisto (217-222) e Ponziano (230-235), assieme a quest'ultimo in Sardegna perché condannati entrambi ad metalla (cioè in miniera) dall'Imperatore Massimino il Trace durante una persecuzione politica e non religiosa. L'unica traccia di santa Concordia si ritrova, come su accennato, sul Martirologio Romano, infatti di Essa si legge " Passi sunt etiam eadem die beata Concordia ejus nutrix, quæ ante ipsum plumbatis cæsa, migravit ad Dominum, et alii decem et novem de domo sua qui extra porta Tiburtinam decollati sunt, et una cum ea in agro Verano sepulti"




San Cassiano martire ad Imola
Martirologio Romano: A Imola in Romagna, san Cassiano, martire, che, per essersi rifiutato di adorare gli idoli, fu consegnato ai ragazzi di cui era stato maestro, perché lo torturassero a morte con i calami: in tal modo, quanto più debole era la mano, tanto più dolorosa diveniva la pena del martirio.

Tratto da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/91782
Le notizie più antiche su Cassiano sono riferite da Prudenzio, nei primi anni del V secolo. Nel suo viaggio verso Roma, Prudenzio si ferma a Forum Cornelii (Imola) e venerò le spoglie del martire, custodite in un sarcofago al di sopra del quale erano raffigurati alcuni episodi del martirio. Non si conosce l’anno del martirio né la pena subita. Non è considerata attendibile la versione tramandata da Prudenzio, secondo il quale Cassiano, che esercitava la professione di insegnate, sarebbe stato condannato ad essere ucciso dai suoi stessi allievi con gli stiletti usati per incidere le loro tavolette.
Se fosse vera questa tradizione bisognerebbe pensare ad un martirio subito non ad opera di un magistrato romano, ma nell’ambito di sommosse popolari. Il culto si estese anche a Milano intorno al 450 e in Tirolo, mentre una raffigurazione del santo è presente a Ravenna, in Sant’Apollinare Nuovo.
Nel corso del XII secolo si diffonde un leggenda che fa del Santo l’apostolo di Sabiona, in Tirolo, esiliato a Imola dai pagani, ove subì il martirio narrato da Prudenzio. A Imola la leggenda subisce un’ulteriore corruzione e Cassiano risultò vescovo della città.
Agnello (sec. IX) ricorda che sopra la tomba del Santo fu costruita la prima Cattedrale situata fuori dalla città, attorniata da altre costruzioni fino a formare un fortilizio, a cui venne dato il nome di castrum sancti Cassiani. Nel sec. XIII il castrum venne raso al suolo e le reliquie trasferite nella nuova Cattedrale.

Per altra e diversa Tradizione
Tratto da
http://www.unionecatechisti.it/Testi/LaSalle/Medit/MF078/M155.htm#0
Era vescovo di Brescia e suffraganeo dell'arcivescovo di Milano ma, animato da in ardente zelo per la religione cattolica, volle diventare maestro di scuola a Imola, in Italia, e precisamente in Romagna, chiamata allora « Forum Cornelii » dal nome di Cornelio Silla suo fondatore.
Il poeta Prudenzio - che ne ha narrato la storia, prima in versi e poi in prosa - ne venne al corrente quando, per devozione, si recò in pellegrinaggio alla sua tomba, ammirando un quadro che lo rappresentava, ma anche dal racconto che gliene fece un pio ecclesiastico del luogo.
Eccone in breve il contenuto:
San Cassiano, scacciato dalla sua diocesi a causa della persecuzione scatenata da Giuliano l'Apostata, si rifugiò a Imola.
Decise subito di dedicarsi alla educazione dei giovani, perché avrebbe potuto esercitare meglio il suo zelo.
Il suo scopo era quello di ispirare loro, assieme alla scienza, i principi della Religione e della fede in Gesù Cristo e, per meglio riuscirci, iniziò a impartire loro i primi rudimenti delle lettere, cioè a leggere e a scrivere.
Questo insegnamento glielo impartiva per mezzo di segni che servivano a esprimere molte cose con un solo carattere; in modo da riuscire a scrivere con la stessa facilità con cui si impara a parlare, metodo questo molto in uso a quei tempi.
Ma, purtroppo, venne deferito al magistrato della città, che simpatizzava molto per l'Imperatore apostata, che lo fece arrestare e condurre davanti a sé per costringerlo a rinunziare al culto del vero Dio e ad adorare le false divinità.
Cassiano rifiutò di sacrificare agli idoli; il giudice allora irritato dalla sua costanza, lo condannò a morte perché colpevole di sacrilegio verso gli dei e perché aveva violato gli editti imperiali.
Il tiranno pensò che il mezzo migliore, per vendicarsi di lui, era di abbandonarlo ai suoi alunni, per la maggior parte pagani.
Venne ricondotto quindi alla sua scuola, con le mani legate dietro il dorso e sena abiti.
Quella marmaglia di ragazzi si gettò allora su di lui per assecondare il giudice ma anche, forse, per vendicarsi di qualche punizione, certamente giusta e necessaria, che aveva ricevuto.
Alcuni gli ruppero le tavolette in testa; altri lo trafissero con mille colpi con uno stilo di ferro, che era come un bulino o un punteruolo e di cui si servivano allora gli alunni per incidere il legno o per scrivere sulla cera.
E così lo fecero morire poco a poco con un martirio crudele ed estenuante, perché quei piccoli carnefici non erano capaci di togliergli d'un sol colpo la vita.
Languiva tra gli spasimi che venivano continuamente rinnovati e che ebbero termine con l'effusione del suo sangue fino all'ultima goccia.
era il 13 agosto, probabilmente del 363.
Tutti i martirologi fanno memoria di san Cassiano.
Prudenzio gli rivolse una preghiera per chiedergli un felice viaggio a Roma.
Essendo stato esaudito, scrisse, come s'è detto, la storia del suo martirio, una volta tornato in Spagna suo paese natale.
Brescia lo riconosce come suo Vescovo e la cattedrale di Imola è ancor oggi dedicata a san Cassiano, sotto il cui altare maggiore riposa il suo venerato corpo, riferisce un'antica tradizione.

Per ancora altra diversa tradizione
Tratto da
https://monumentatridentina.wordpress.com/2011/08/12/vita-di-san-cassiano/





Nel calendario liturgico dell’arcidiocesi di Trento (forma extra-ordinaria; non so se permane pure in quello relativo alla forma ordinaria), il 13 agosto viene festeggiato san Cassiano, vescovo e martire. Egli è co-patrono (assieme a san Vigilio) della diocesi di Bolzano-Bressanone e di quella di Ferrara-Comacchio, nonché patrono di quella di Imola). La sua storia è abbastanza particolare e di non facile decifrazione. Documentazione storiografica certa ve n’è poca; notevole è invece il patrimonio della tradizione orale, che certi storici hanno catalogato – forse troppo sbrigativamente ed in toto – come leggenda. Qui vorrei esporre la vita di san Cassiano così come viene tramandata da queste tradizioni, senza pretesa di entrare nei meandri della discussione storiografica in merito. Passo quindi alla narrazione. Quando visse questo santo? Difficile rispondere: certamente agli inizi del V secolo il suo culto aveva già una certa diffusione. Non pare improbabile, quindi, pensare che sia vissuto nel III-IV secolo: così la tradizione. Dove nacque? Non lo sappiamo: probabilmente era italiano, ma neppure questo è certo. Per quanto riguarda la prima parte della vita di san Cassiano, le informazioni scritte giungono principalmente da una Passio dell’XI-XII secolo, la Vita et gesta Cassiani, Ingenuini et Albumi episcoporum, di area tirolese. Non è facile determinare il grado d’autorevolezza di questo testo; qui mi limito a ricordare ciò cui ho accennato in precedenza e cioè che non necessariamente un testo molto posteriore ai fatti che narra può essere classificato come “leggenda”. Questo perché l’epoca antica e quella medievale (tranne forse il Tardo Medioevo) soffrono di una cronica carenza di documentazione (i secoli che ci riguardano, poi, quelli del Tardo Antico – Alto Medioevo, cioè IV-XI secolo, sono particolarmente avari di scritti): non possiamo quindi sapere se la Passio utilizzasse fonti scritte andate perdute, così come non possiamo determinare appieno il ruolo della tradizione orale. Dopo quest’avvertenza, riporto le informazioni ivi contenute. Ci viene tramandato che Cassiano conducesse una vita santa e per questo diventasse vescovo di Sabiona (nota 1), un borgo fortificato dell’attuale Alto Adige (o Tirolo meridionale, che dir si voglia). Per umiltà avrebbe voluto rifiutare un simile ministero, ma alla fine si decise ad accettare. Si dedicò fortemente alla cura spirituale delle anime affidategli, conseguendo notevoli successi pastorali. Non fu però ben accettato dalle locali popolazioni pagane e venne denunciato come cristiano. Questo dato potrebbe far pensare ad una datazione precedente l’Editto di Milano; o forse si può pensare – cosa non improbabile – che le locali autorità, specie in un territorio turbolento e con forti radici pagane (fonti certe attestano la presenza di grandi comunità pagane, anni dopo, nel vicino Trentino, responsabili dell’uccisione dei Protomartiri della Chiesa Tridentina – santi Sisinnio, Martirio e Alessandro – e dello stesso vescovo di Trento, san Vigilio), non fossero poi così bendisposte nei confronti dei cristiani. Fatto sta che egli venne esiliato. Decise allora di mettersi in viaggio verso la Sede Apostolica, a Roma; durante il percorso giunse ad Imola, dove la popolazione era per la maggior parte pagana. Sentì che doveva fermarsi in quel luogo e così fece: aprì una scuola di grammatica per poter istruire i fanciulli anche nella religione cristiana: accoglieva alunni sia cristiani che pagani e cercava di instillare in tutti la scintilla della fede. Egli non esibì la propria dignità vescovile, anche per evitare di scatenare tensioni con chi non abbracciava il cattolicesimo. Alcuni suoi scolari pagani ritenevano fosse troppo severo e troppo cristiano; accadde poi che la sua fede venisse resa pubblica e questo non contribuì a rilassare gli animi. Queste difficoltà fanno pensare all’epoca della persecuzione dioclezianea (303-305) o forse al revival pagano di Giuliano imperatore (360-363). In ogni caso, Cassiano venne chiamato in tribunale per rendere conto della propria opera. Il giudice, con lusinghe e minacce, cercò di farlo abiurare; il santo però rifiutò e e per questo fu condannato a morte. L’esecuzione della sentenza venne lasciata ai suoi stessi scolari. Venne spogliato e legato ad una colonna; i suoi scolari (più probabilmente, alcuni dei suoi alunni pagani) lo torturarono quindi con gli strumenti comunemente utilizzati per la scrittura: tavolette, verghe e stili. Cassiano soffriva, ma rimase tranquillo, pregava e perdonava i suoi persecutori. Uno di essi, viene narrato, ad un certo momento cadde a terra morto: il santo non se ne rallegrò, ma intercesse per lui presso l’Altissimo e ottenne che il defunto alunno tornasse in vita. Quest’ultimo, stupito e meravigliato per l’accaduto, mostrò subito di volersi convertire, assieme ad altri che avevano assistito al miracolo. Poco dopo, Cassiano moriva per le gravi ferite infertegli (era un 13 agosto, forse del 303/5 o del 362). Alcune parti di questa narrazione sono confermate da una fonte molto vicina agli eventi: si tratta del poeta Prudenzio (348-413), il quale, agli inizi del V secolo, scrisse un inno in lode di san Cassiano (nota 2). Egli conferma che il luogo del martirio fu Imola (Forum Cornelii); riferisce di aver visto una rappresentazione pittorica del martirio e di aver potuto venerare le spoglie del santo martire. A certa storiografia la fine di Cassiano pareva poter essere facilmente classificata come leggenda popolare. Recenti studi scientifici sui resti del santo l’hanno invece confermata, stabilendo che i fori sul cranio possono essere giudicati compatibili con gli stiletti per la scrittura in uso all’epoca di cui parliamo.
Fonti: alcuni siti web, ma soprattutto Vita di san Cassiano vescovo e mart., compendiata da un sacerdote di Faenza, Ravenna, Tipografia S. Apollinare, 1893.
(nota 1) Chi viaggia lungo l’autostrada del Brennero verso il confine austriaco, dopo aver superato la città di Bolzano e prima di giungere a Bressanone, può notare, nei pressi di Chiusa, alla propria sinistra, una rupe, con un grande edificio sulla cima. Si tratta dell’Abbazia di Sabiona – attualmente monastero benedettino femminile – che, dal III all’X secolo, fu sede dell’omonima diocesi e culla del cattolicesimo tirolese.
(nota 2) Prudenzio, Peristephanon, IX, in Patrologia Latina 60, 432-443.

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