giovedì 23 agosto 2018

23 Agosto Santi italici ed italo greci


Santo Moderato Vescovo di Verona



Tratto da

http://www.santiebeati.it/dettaglio/97058



San Moderato (o Modesto) è il trentatreesimo vescovo della diocesi di Verona. Nella cronotassi ufficiale figura dopo San Clemente o Salvino e prima di Domenico che resse la diocesi intorno agli anni 712-744.
Anche di questo vescovo scaligero non sappiamo praticamente nulla. Non siamo nemmeno certi del suo nome.
Nella lettura del Velo di Classe fatta dal De Rossi, il suo nome era Modesto in altre parti è chiamato Moderato. Don Dario Cervato, nel suo recente Dizionario dei vescovi veronesi lo chiama Modesto, mentre mons. Franco Segala trascrivendone l’elogium dal Martirologio della chiesa veronese, propende per Moderato: “Veronae sancti Moderati eiusdem civitatis episcopi (qui, tott episcopatus sui tempore iuris severitatem clementia ita temperavit, ut eum aeque amarent et venerarentur omnes. Liberalitate in pauperes mirifice commendatus, angelorum choris infertur).
Il suo corpo dovrebbe riposare nella chiesa di Santo Stefano.



Tratto da

http://laveja.blogspot.com/2014/01/la-chiesa-veronese-durante-il-regime.html



S. Moderato resse la nostra chiesa negli ultimi anni del secolo VII. Di lui nulla sappiamo in particolare: il suo corpo dovrebbe essere nella chiesa di S. Stefano;  la sua memoria vien celebrata nella chiesa veronese nel giorno 23 agosto; ma il suo nome non si legge nel Carpsum; nel Velo di Classe avrebbe il nome Modestus.




Santi CIRIACO, MASSIMO, ARCHELAO e COMPAGNI, martiri ad Ostia 



Tratto da

http://www.santiebeati.it/dettaglio/67320

Sono commemorati nel Martirologio Romano il 23 agosto come martiri di Ostia, con la rispettiva qualifica di vescovo, presbitero e diacono. Alla stessa data nel Martirologio Geronimiano sono ricordati i soli Ciriaco e Archelao, ma senza menzione di alcuna dignità. Il loro martirio è raccontato dalle passiones di Aurea e di Censorino, ambedue di nessun valore storico, con qualche variante per la cronologia e per l'eroe principale, ma sostanzialmente identiche. Se si escludono Aurea, venerata certamente ad Ostia, dove esisteva una chiesa a lei dedicata e restaurata da papa Sergio I alla fine del sec. VII, e Ciriaco che probabilmente è lo stesso martire venerato l'8 agosto (vedi Ciriaco, Largo e compagni), tutti gli altri personaggi che compaiono nelle suddette passiones sono assolutamente sconosciuti alle antiche fonti agiografiche e perciò la loro esistenza è molto dubbia.
Secondo la passio Aureae, questa, al tempo di Claudio, è arrestata e, dopo essere stata sottoposta alla tortura, è esiliata ad Ostia dove vive in una sua villa. Ivi conosce il vescovo Ciriaco, il presbitero Massimo e il diacono Archelao che operano miracoli e convertono molti pagani i quali, battezzati da Massimo e da Archelao, sono confermati da Ciriaco. Conoscendo la loro attività apostolica, Claudio invia ad Ostia il vicario Ulpio Romolo che arresta quei fedeli, li sottopone alla tortura e li fa decapitare: Massimo ed Archelao insieme con altri, «ad arcum ante theatrum», Ciriaco in carcere. I loro corpi sono seppelliti il 23 agosto da un certo Eusebio.
Secondo la passio Censurini, invece, è questi l'esiliato ad Ostia al tempo dell'imperatore Gallo e ivi s'incontra con tutti gli altri martiri, ricordati nella precedente leggenda. Il vicario Ulpicio Romolo li condanna tutti alla decapitazione, che viene eseguita «ad arcum qui erat ante theatrum» il 5 settembre, e i loro corpi sono seppelliti dal presbitero Eusebio.



Leggere e consultare

Atti dei Martiri di Ostia Tiberina

li “Acta martyrum ad Ostia Tiberina” narrano il martirio di alcuni cristiani ad Ostia Tiberina. L’anonimo redattore ha voluto raccogliere in un unico testo nomi di martiri (tra cui vari esponenti del clero di Ostia e di Porto), uccisi talvolta a distanza di qualche decennio (Censurino avrebbe subito il martirio qualche decennio prima rispetto ad Aurea, mentre Taurino, Ercolano e Ippolito anni dopo), probabilmente perché accomunati dalla località del martirio, Ostia; cristiani che ruotavano attorno alla figura di una nobile giovane Romana chiamata Chryse[1] in greco e Aurea in Latino (anche se De Magistris ha tradotto Chryse con Aura). Gli eventi riguardanti Aurea ed alcuni dei suoi compagni di martirio risalirebbero al 269, durante il regno di Claudio II il Gotico (268-270). Non c’è, tuttavia, motivo di dubitare che la storia è basata su fatti realmente accaduti. Aurea fu sepolta sul luogo dove poi sorse la cittadina di Ostia Antica, e dove successivamente è stata costruita una chiesa a lei dedicata,nei pressi della quale, nel 387, troverà sepoltura santa Monica, madre del beato Agostino d’Ippona.



Sta in




 Icona di Sant'Antonio del Castello, monaco basiliano



Sant' Antonio di Gerace Eremita verso il secolo X



Tratto da http://www.santiebeati.it/dettaglio/67340



Si hanno poche e frammentarie notizie. Contemporaneo di san Nilo di Rossano, fu penitente nel monastero greco di San Filippo Argirò, in territorio di Locri, insieme con san Nicodemo di Mammola e san Jeiunio di Gerace. La sua vita non si differenziò da quella degli asceti greci contemporanei, essendo caratterizzata dal distacco completo dai beni della terra, dallo spirito di orazione e dall'ardore della penitenza. Compì diversi miracoli sia in vita che dopo la morte; ebbe culto pubblico nel monastero, in cui morì e fu sepolto, e nella città di Gerace





Tratto da

http://www.locride.altervista.org/sant_antonio_del_castello.htm



Fu contemporaneo di S. Nilo di Rossano (sec. X). Da giovanetto ebbe quell’educazione comune alle famiglie cristiane di quel tempo, basata sulla lettura quotidiana della S. Scrittura.

Da adulto si ritirò in una grotta nei pressi di Gerace, ed esercitò un’ascesi durissima. Compiva le più dure penitenze nel corso della giornata e si dedicava alla veglia e alla meditazione nella notte. Sem­bra che, a un certo tempo, abbia sentito il bisogno di cambiare residenza, forse a motivo degli Arabi che, con le loro continue incursioni, rendevano impossibile la vita di contemplazione a questi eremiti. Si trasferì, allora, sui monti Mula, vicino a Cassano, dove ebbe la gioia di accogliere la visita di S. Vitale di Sicilia.

Non molto tempo dopo, ritornò a Gerace e si stabilì, come cenobita, nel monastero di S. Filippo d'Argirò, che sorgeva nella parte alta della città. Gerace, in quel tempo, aveva una grande importanza strategica e politica nel sud della Calabria, quasi come quella che Rossano aveva nel nord. Antonio visse così gli avvenimenti ora drammatici ora lieti del tempo, in continua comunione con le popolazioni.

Tra il 951 e il 975, il monastero di S. Filippo d'Argirò accolse Nicodemo che, dalle aspre balze di Mammola, aveva cercato rifugio nella roccaforte di Gerace. Antonio, Nicodemo e Ieiunio erano tre cattedre viventi per i loro confratelli e per la gente di Gerace. Nicodemo, alla fine ritornò alla boscaglia di Mammola, e Antonio si preparò all'incontro col Signore.

Alla sua morte gli venne data sepoltura nella chiesa del monaste­ro e i suoi resti mortali divennero ben presto oggetto di culto privato e pubblico. La sua festa venne fissata il 23agosto.

il nostro venerando padre Nicola il Siculo, che fondò il monastero del Monte Skotinì in Eubea.  (probabilmente alla fine del secolo XI )



Tratto da




È nato sull'isola di Sicilia, da cui ha preso il suo nome. Il suo tempo di nascita e di morte è sconosciuto. Amava la vita solitaria ed è stato guidato dalla provvidenza di Dio sull'isola di eubea sul monte Neótakos

Il posto non aveva acqua. Ha colpito una pietra e ha liberato l'acqua. Ha fatto altri miracoli. Quando è stato arrestato e trasportato in nave insieme a molti altri cristiani c'era tempesta  e sete perché non c’era  acqua potabile. Ha fermato  la tempesta e ha cambiato le acque salate ai dolci per fare bere gli occupanti della nave.  Coloro che l’avevano arrestato sono stati sorpresi dai meravigliosi eventi e lo hanno riportato nel suo monastero e hanno rilasciato i prigionieri.

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