Santo Moderato Vescovo di Verona
Tratto da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/97058
San Moderato (o Modesto) è il
trentatreesimo vescovo della diocesi di Verona. Nella cronotassi ufficiale
figura dopo San Clemente o Salvino e prima di Domenico che resse la diocesi
intorno agli anni 712-744.
Anche di questo vescovo scaligero non sappiamo praticamente nulla. Non siamo nemmeno certi del suo nome.
Nella lettura del Velo di Classe fatta dal De Rossi, il suo nome era Modesto in altre parti è chiamato Moderato. Don Dario Cervato, nel suo recente Dizionario dei vescovi veronesi lo chiama Modesto, mentre mons. Franco Segala trascrivendone l’elogium dal Martirologio della chiesa veronese, propende per Moderato: “Veronae sancti Moderati eiusdem civitatis episcopi (qui, tott episcopatus sui tempore iuris severitatem clementia ita temperavit, ut eum aeque amarent et venerarentur omnes. Liberalitate in pauperes mirifice commendatus, angelorum choris infertur).
Il suo corpo dovrebbe riposare nella chiesa di Santo Stefano.
Anche di questo vescovo scaligero non sappiamo praticamente nulla. Non siamo nemmeno certi del suo nome.
Nella lettura del Velo di Classe fatta dal De Rossi, il suo nome era Modesto in altre parti è chiamato Moderato. Don Dario Cervato, nel suo recente Dizionario dei vescovi veronesi lo chiama Modesto, mentre mons. Franco Segala trascrivendone l’elogium dal Martirologio della chiesa veronese, propende per Moderato: “Veronae sancti Moderati eiusdem civitatis episcopi (qui, tott episcopatus sui tempore iuris severitatem clementia ita temperavit, ut eum aeque amarent et venerarentur omnes. Liberalitate in pauperes mirifice commendatus, angelorum choris infertur).
Il suo corpo dovrebbe riposare nella chiesa di Santo Stefano.
Tratto da
http://laveja.blogspot.com/2014/01/la-chiesa-veronese-durante-il-regime.html
S. Moderato resse la nostra chiesa negli
ultimi anni del secolo VII. Di lui nulla sappiamo in particolare: il suo corpo
dovrebbe essere nella chiesa di S. Stefano;
la sua memoria vien celebrata nella chiesa veronese nel giorno 23
agosto; ma il suo nome non si legge nel Carpsum;
nel Velo di Classe avrebbe
il nome Modestus.
Santi CIRIACO, MASSIMO, ARCHELAO e COMPAGNI, martiri ad Ostia
Tratto da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/67320
Sono commemorati nel Martirologio Romano il 23 agosto come martiri di Ostia, con la rispettiva qualifica di vescovo, presbitero e diacono. Alla stessa data nel Martirologio Geronimiano sono ricordati i soli Ciriaco e Archelao, ma senza menzione di alcuna dignità. Il loro martirio è raccontato dalle passiones di Aurea e di Censorino, ambedue di nessun valore storico, con qualche variante per la cronologia e per l'eroe principale, ma sostanzialmente identiche. Se si escludono Aurea, venerata certamente ad Ostia, dove esisteva una chiesa a lei dedicata e restaurata da papa Sergio I alla fine del sec. VII, e Ciriaco che probabilmente è lo stesso martire venerato l'8 agosto (vedi Ciriaco, Largo e compagni), tutti gli altri personaggi che compaiono nelle suddette passiones sono assolutamente sconosciuti alle antiche fonti agiografiche e perciò la loro esistenza è molto dubbia.
Secondo la passio Aureae, questa, al tempo di Claudio, è arrestata e, dopo essere stata sottoposta alla tortura, è esiliata ad Ostia dove vive in una sua villa. Ivi conosce il vescovo Ciriaco, il presbitero Massimo e il diacono Archelao che operano miracoli e convertono molti pagani i quali, battezzati da Massimo e da Archelao, sono confermati da Ciriaco. Conoscendo la loro attività apostolica, Claudio invia ad Ostia il vicario Ulpio Romolo che arresta quei fedeli, li sottopone alla tortura e li fa decapitare: Massimo ed Archelao insieme con altri, «ad arcum ante theatrum», Ciriaco in carcere. I loro corpi sono seppelliti il 23 agosto da un certo Eusebio.
Secondo la passio Censurini, invece, è questi l'esiliato ad Ostia al tempo dell'imperatore Gallo e ivi s'incontra con tutti gli altri martiri, ricordati nella precedente leggenda. Il vicario Ulpicio Romolo li condanna tutti alla decapitazione, che viene eseguita «ad arcum qui erat ante theatrum» il 5 settembre, e i loro corpi sono seppelliti dal presbitero Eusebio.
Sono commemorati nel Martirologio Romano il 23 agosto come martiri di Ostia, con la rispettiva qualifica di vescovo, presbitero e diacono. Alla stessa data nel Martirologio Geronimiano sono ricordati i soli Ciriaco e Archelao, ma senza menzione di alcuna dignità. Il loro martirio è raccontato dalle passiones di Aurea e di Censorino, ambedue di nessun valore storico, con qualche variante per la cronologia e per l'eroe principale, ma sostanzialmente identiche. Se si escludono Aurea, venerata certamente ad Ostia, dove esisteva una chiesa a lei dedicata e restaurata da papa Sergio I alla fine del sec. VII, e Ciriaco che probabilmente è lo stesso martire venerato l'8 agosto (vedi Ciriaco, Largo e compagni), tutti gli altri personaggi che compaiono nelle suddette passiones sono assolutamente sconosciuti alle antiche fonti agiografiche e perciò la loro esistenza è molto dubbia.
Secondo la passio Aureae, questa, al tempo di Claudio, è arrestata e, dopo essere stata sottoposta alla tortura, è esiliata ad Ostia dove vive in una sua villa. Ivi conosce il vescovo Ciriaco, il presbitero Massimo e il diacono Archelao che operano miracoli e convertono molti pagani i quali, battezzati da Massimo e da Archelao, sono confermati da Ciriaco. Conoscendo la loro attività apostolica, Claudio invia ad Ostia il vicario Ulpio Romolo che arresta quei fedeli, li sottopone alla tortura e li fa decapitare: Massimo ed Archelao insieme con altri, «ad arcum ante theatrum», Ciriaco in carcere. I loro corpi sono seppelliti il 23 agosto da un certo Eusebio.
Secondo la passio Censurini, invece, è questi l'esiliato ad Ostia al tempo dell'imperatore Gallo e ivi s'incontra con tutti gli altri martiri, ricordati nella precedente leggenda. Il vicario Ulpicio Romolo li condanna tutti alla decapitazione, che viene eseguita «ad arcum qui erat ante theatrum» il 5 settembre, e i loro corpi sono seppelliti dal presbitero Eusebio.
Leggere
e consultare
Atti dei Martiri di
Ostia Tiberina
li “Acta martyrum ad
Ostia Tiberina” narrano il martirio di
alcuni cristiani ad Ostia Tiberina. L’anonimo redattore ha voluto raccogliere
in un unico testo nomi di martiri (tra cui vari esponenti del clero di Ostia e
di Porto), uccisi talvolta a distanza di qualche decennio (Censurino avrebbe
subito il martirio qualche decennio prima rispetto ad Aurea, mentre Taurino,
Ercolano e Ippolito anni dopo), probabilmente perché accomunati dalla località
del martirio, Ostia; cristiani che ruotavano attorno alla figura di una nobile
giovane Romana chiamata Chryse[1] in greco e Aurea in Latino (anche se De
Magistris ha tradotto Chryse con Aura). Gli eventi riguardanti Aurea ed alcuni
dei suoi compagni di martirio risalirebbero al 269, durante il regno di Claudio
II il Gotico (268-270). Non c’è, tuttavia, motivo di dubitare che la storia è
basata su fatti realmente accaduti. Aurea fu sepolta sul luogo dove poi sorse
la cittadina di Ostia Antica, e dove successivamente è stata costruita una
chiesa a lei dedicata,nei pressi della quale, nel 387, troverà sepoltura santa
Monica, madre del beato Agostino d’Ippona.
Sta in
Sant' Antonio di Gerace
Eremita verso il secolo X
Tratto da http://www.santiebeati.it/dettaglio/67340
Si
hanno poche e frammentarie notizie. Contemporaneo di san Nilo di Rossano, fu
penitente nel monastero greco di San Filippo Argirò, in territorio di Locri,
insieme con san Nicodemo di Mammola e san Jeiunio di Gerace. La sua vita non si
differenziò da quella degli asceti greci contemporanei, essendo caratterizzata
dal distacco completo dai beni della terra, dallo spirito di orazione e
dall'ardore della penitenza. Compì diversi miracoli sia in vita che dopo la
morte; ebbe culto pubblico nel monastero, in cui morì e fu sepolto, e nella
città di Gerace
Tratto da
http://www.locride.altervista.org/sant_antonio_del_castello.htm
Fu contemporaneo di S. Nilo di
Rossano (sec. X). Da giovanetto ebbe quell’educazione comune alle famiglie
cristiane di quel tempo, basata sulla lettura quotidiana della S. Scrittura.
Da adulto si ritirò in una grotta
nei pressi di Gerace, ed esercitò un’ascesi durissima. Compiva le più dure
penitenze nel corso della giornata e si dedicava alla veglia e alla meditazione
nella notte. Sembra che, a un certo tempo, abbia sentito il bisogno di
cambiare residenza, forse a motivo degli Arabi che, con le loro continue
incursioni, rendevano impossibile la vita di contemplazione a questi eremiti.
Si trasferì, allora, sui monti Mula, vicino a Cassano, dove ebbe la gioia di
accogliere la visita di S. Vitale di Sicilia.
Non molto tempo dopo, ritornò a
Gerace e si stabilì, come cenobita, nel monastero di S. Filippo d'Argirò, che
sorgeva nella parte alta della città. Gerace, in quel tempo, aveva una grande
importanza strategica e politica nel sud della Calabria, quasi come quella che
Rossano aveva nel nord. Antonio visse così gli avvenimenti ora drammatici ora
lieti del tempo, in continua comunione con le popolazioni.
Tra il 951 e il 975, il monastero di
S. Filippo d'Argirò accolse Nicodemo che, dalle aspre balze di Mammola, aveva
cercato rifugio nella roccaforte di Gerace. Antonio, Nicodemo e Ieiunio erano
tre cattedre viventi per i loro confratelli e per la gente di Gerace. Nicodemo,
alla fine ritornò alla boscaglia di Mammola, e Antonio si preparò all'incontro
col Signore.
Alla sua morte gli venne data
sepoltura nella chiesa del monastero e i suoi resti mortali divennero ben
presto oggetto di culto privato e pubblico. La sua festa venne fissata il
23agosto.
il nostro
venerando padre Nicola il Siculo, che fondò il monastero del Monte
Skotinì in Eubea. (probabilmente alla fine del secolo XI )
Tratto da
È
nato sull'isola di Sicilia, da cui ha preso il suo nome. Il suo tempo di
nascita e di morte è sconosciuto. Amava la vita solitaria ed è stato guidato
dalla provvidenza di Dio sull'isola di eubea sul monte Neótakos
Il
posto non aveva acqua. Ha colpito una pietra e ha liberato l'acqua. Ha fatto
altri miracoli. Quando è stato arrestato e trasportato in nave insieme a molti
altri cristiani c'era tempesta e sete perché non c’era acqua potabile. Ha fermato la tempesta e ha cambiato le acque salate ai
dolci per fare bere gli occupanti della nave.
Coloro che l’avevano arrestato sono stati sorpresi dai meravigliosi
eventi e lo hanno riportato nel suo monastero e hanno rilasciato i prigionieri.
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