Aspreno
Vescovo di Napoli
Tratto dal
quotidiano Avvenire
Primo
vescovo di Napoli, visse tra la fine del I secolo e gli inizi del II, epoca a
cui si fanno risalire gli inizi della Chiesa partenopea. Vari antichi
documenti, tra i quali il Calendario marmoreo di Napoli, fissano la durata del
suo episcopato in 23 anni. Secondo una leggenda si sarebbe convertito dopo
essere stato guarito da san Pietro, che lo consacrò poi vescovo. Fece costruire
l'oratorio di Santa Maria del Principio, su cui sarebbe poi sorta la basilica
di Santa Restituta e la chiesa di San Pietro ad aram. Dopo san Gennaro è il
secondo dei 47 protettori di Napoli i cui busti sono custoditi nella Cappella
del tesoro in Duomo, dove sarebbe anche conservato il bastone con cui san
Pietro lo guarì. Nella città, in epoche diverse, furono elette due chiese in
suo onore e una cappella gli è dedicata nell'antichissima basilica di Santa
Restituta.È invocato contro l'emicrania e la sua festa liturgica viene
ricordata nel Martirologio romano e nel Calendario marmoreo al 3 agosto
Tratto
da
il
primo vescovo della nascente comunità cristiana di Napoli fu s. Aspreno
Di s. Aspreno di certo si sa che è della fine del I secolo, inizi del II, epoca in cui i più recenti studi archeologici, fissano gli inizi della Chiesa napoletana, a conferma di ciò, si sa che il nome Aspreno era molto diffuso nel periodo della repubblica e nei primi tempi dell’Impero romano, poi cadde in disuso.
Vari antichi documenti compreso il famoso Calendario Marmoreo di Napoli, ne attestano la sua esistenza al tempo degli imperatori Traiano ed Adriano e fissano in ventitré anni la durata del suo episcopato.
Della sua vita non si sa niente di certo, ma un’antichissima leggenda ripresa poi da testi successivi con rimaneggiamenti, narra che s. Pietro, fondata la Chiesa d’Antiochia, dirigendosi verso Roma con alcuni discepoli, passò per Napoli, qui incontrò una vecchietta ammalata (identificata poi con s. Candida la Vecchia) che promise di aderire alla nuova fede se fosse stata guarita.
Pietro fa un esorcismo contro la malattia e i discepoli antiocheni rispondono con un Amen! Candida guarita, gli raccomanda un suo amico di nome Aspreno da tempo ammalato e che se guarito anche lui certamente si sarebbe convertito.
A questo punto Pietro guarisce anche lui e dopo averlo catechizzato, lo battezza. Il cristianesimo ebbe subito una diffusione in Napoli e quando Pietro decise di riprendere il viaggio per Roma, consacrò lo stesso Aspreno come vescovo. Egli fece costruire l’oratorio di S. Maria del Principio su cui sorgerà la basilica di s. Restituta e fondò la chiesa di S. Pietro ad Aram ove ancora oggi è conservato l’altare su cui l’Apostolo celebrò il Sacrificio.
Il santo vescovo morì ricco di meriti, e vari miracoli furono ottenuti per sua intercessione; il suo sepolcro fu posto nell’oratorio di S. Maria del Principio, alcuni studi più recenti dicono che fu posto nelle catacombe di S. Gennaro, nella cui basilichetta superiore vi erano le immagini, non ben conservate, dei primi 14 vescovi napoletani, il vescovo Giovanni lo Scriba (842-49) fece trasportare i resti nella basilica Stefania, dedicando ad ognuno una tumulazione con immagine e s. Aspreno sotto l’altare della cappella a lui dedicata.
Dopo s. Gennaro è il secondo dei 47 santi protettori di Napoli, i cui busti d’argento sono custoditi nella cappella del tesoro di s. Gennaro nel Duomo, lì vi sarebbe conservato il bastone con cui s. Pietro lo guarì.
Nella città in epoche diverse furono elette due chiese in suo onore e una cappella gli è dedicata nell’antichissima basilica di s. Restituta.
È invocato contro l’emicrania, la sua festa liturgica viene ricordata nel Martirologio Romano e nel Calendario Marmoreo al 3 agosto.
Di s. Aspreno di certo si sa che è della fine del I secolo, inizi del II, epoca in cui i più recenti studi archeologici, fissano gli inizi della Chiesa napoletana, a conferma di ciò, si sa che il nome Aspreno era molto diffuso nel periodo della repubblica e nei primi tempi dell’Impero romano, poi cadde in disuso.
Vari antichi documenti compreso il famoso Calendario Marmoreo di Napoli, ne attestano la sua esistenza al tempo degli imperatori Traiano ed Adriano e fissano in ventitré anni la durata del suo episcopato.
Della sua vita non si sa niente di certo, ma un’antichissima leggenda ripresa poi da testi successivi con rimaneggiamenti, narra che s. Pietro, fondata la Chiesa d’Antiochia, dirigendosi verso Roma con alcuni discepoli, passò per Napoli, qui incontrò una vecchietta ammalata (identificata poi con s. Candida la Vecchia) che promise di aderire alla nuova fede se fosse stata guarita.
Pietro fa un esorcismo contro la malattia e i discepoli antiocheni rispondono con un Amen! Candida guarita, gli raccomanda un suo amico di nome Aspreno da tempo ammalato e che se guarito anche lui certamente si sarebbe convertito.
A questo punto Pietro guarisce anche lui e dopo averlo catechizzato, lo battezza. Il cristianesimo ebbe subito una diffusione in Napoli e quando Pietro decise di riprendere il viaggio per Roma, consacrò lo stesso Aspreno come vescovo. Egli fece costruire l’oratorio di S. Maria del Principio su cui sorgerà la basilica di s. Restituta e fondò la chiesa di S. Pietro ad Aram ove ancora oggi è conservato l’altare su cui l’Apostolo celebrò il Sacrificio.
Il santo vescovo morì ricco di meriti, e vari miracoli furono ottenuti per sua intercessione; il suo sepolcro fu posto nell’oratorio di S. Maria del Principio, alcuni studi più recenti dicono che fu posto nelle catacombe di S. Gennaro, nella cui basilichetta superiore vi erano le immagini, non ben conservate, dei primi 14 vescovi napoletani, il vescovo Giovanni lo Scriba (842-49) fece trasportare i resti nella basilica Stefania, dedicando ad ognuno una tumulazione con immagine e s. Aspreno sotto l’altare della cappella a lui dedicata.
Dopo s. Gennaro è il secondo dei 47 santi protettori di Napoli, i cui busti d’argento sono custoditi nella cappella del tesoro di s. Gennaro nel Duomo, lì vi sarebbe conservato il bastone con cui s. Pietro lo guarì.
Nella città in epoche diverse furono elette due chiese in suo onore e una cappella gli è dedicata nell’antichissima basilica di s. Restituta.
È invocato contro l’emicrania, la sua festa liturgica viene ricordata nel Martirologio Romano e nel Calendario Marmoreo al 3 agosto.
Santo Stefano I Papa di Roma (ai tempi
dell'imperatore Valeriano)-Ritenuto
martire in una tradizione agiografica Romano, papa dal 12 marzo
254 al 2 agosto 257, fu sepolto nel Cimitero di Callisto sulla via Appia e da
Paolo I trasferito, il 17 agosto 761, a S. Silvestro in Capite.
Fu molto caritatevole verso i Libellatici (cristiani che nel tempo delle persecuzioni avevano ottenuto da un magistrato un libello attestante di aver sacrificato agli idoli, per quanto ciò non fosse avvenuto).
Si oppose fermamente al ribattesimo dei convertiti dall’eresia; stabilì che i paramenti sacri si indossero unicamente in chiesa.
La “Passio” che lo riguarda e lo vuole martire, quasi sicuramente, dà com sue le gesta del successore S. Sisto II.
Fu molto caritatevole verso i Libellatici (cristiani che nel tempo delle persecuzioni avevano ottenuto da un magistrato un libello attestante di aver sacrificato agli idoli, per quanto ciò non fosse avvenuto).
Si oppose fermamente al ribattesimo dei convertiti dall’eresia; stabilì che i paramenti sacri si indossero unicamente in chiesa.
La “Passio” che lo riguarda e lo vuole martire, quasi sicuramente, dà com sue le gesta del successore S. Sisto II.
Tratto
da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/89023
E'
romano di origine e suo padre si chiamava Giulio. Altro non sappiamo della sua
famiglia. Viene eletto al pontificato come successore di Lucio I al tempo di
Valeriano (253-260 ca.), che per qualche tempo lascia in pace i cristiani, già
agitati per conto loro.
C’è il problema di come trattare i lapsi (“caduti”), ossia quei cristiani che in tempo di persecuzione hanno ceduto per paura e che poi, pentiti, chiedono di essere riaccolti: un aspro terreno di scontro tra rigoristi e indulgenti. Ci sono stati poi in Spagna due vescovi, Basilide e Marziale, che hanno rinnegato Cristo durante una persecuzione: ora, i fedeli sono sì disposti ad accettarli, ma solo come semplici fedeli. E costoro invece rivogliono pure i vescovadi, arrivando a ingannare papa Stefano, che dà loro ragione, facendo infuriare i fedeli di Spagna e anche quelli del Nordafrica, col grande Cipriano vescovo di Cartagine.
Altro motivo di discordia: il cosiddetto “battesimo degli eretici”. Si tratta di quei seguaci delle molte sètte di allora, che poi chiedevano di entrare (o di ritornare) nella Chiesa. A Roma e in altre parti del mondo cristiano del tempo, questi pentiti vengono riaccolti senza esigere un secondo battesimo.
In Africa, invece, lo si richiede, non considerano valido il “battesimo eretico”(ed è anche vero che in certe comunità staccate dalla Chiesa non tutti battezzano rigorosamente "nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo": c’è chi infila nella formula anche altri nomi). Un’altra spina nel breve e afflitto pontificato di Stefano.
La Chiesa, all’epoca, non ha una sua compiuta teologia dei sacramenti; e non è ancora comparso sant’Agostino a chiarire per tutti che la grazia sacramentale proviene unicamente da Cristo. Cipriano motiva il suo rifiuto, e Stefano ribadisce la posizione di Roma, ma giustificandola solo con la sua consuetudine. Il conflitto si fa duro, ma nel 257 sull’intera Chiesa piomba la persecuzione di Valeriano, che torna al regime duro per tenere insieme l’Impero nella guerra contro la Persia.
In questo stesso anno muore papa Stefano; ma non ci sono prove del suo martirio, al di là delle annotazioni del Sacramentario Gregoriano e del Martirologio Geronimiano. Il suo corpo viene sepolto nel cimitero a San Callisto, e poi sarà trasferito a Santa Prassede. L’anno successivo, la persecuzione raggiunge l’Africa, dove muore per la fede Cipriano, decapitato nella sua Cartagine.
C’è il problema di come trattare i lapsi (“caduti”), ossia quei cristiani che in tempo di persecuzione hanno ceduto per paura e che poi, pentiti, chiedono di essere riaccolti: un aspro terreno di scontro tra rigoristi e indulgenti. Ci sono stati poi in Spagna due vescovi, Basilide e Marziale, che hanno rinnegato Cristo durante una persecuzione: ora, i fedeli sono sì disposti ad accettarli, ma solo come semplici fedeli. E costoro invece rivogliono pure i vescovadi, arrivando a ingannare papa Stefano, che dà loro ragione, facendo infuriare i fedeli di Spagna e anche quelli del Nordafrica, col grande Cipriano vescovo di Cartagine.
Altro motivo di discordia: il cosiddetto “battesimo degli eretici”. Si tratta di quei seguaci delle molte sètte di allora, che poi chiedevano di entrare (o di ritornare) nella Chiesa. A Roma e in altre parti del mondo cristiano del tempo, questi pentiti vengono riaccolti senza esigere un secondo battesimo.
In Africa, invece, lo si richiede, non considerano valido il “battesimo eretico”(ed è anche vero che in certe comunità staccate dalla Chiesa non tutti battezzano rigorosamente "nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo": c’è chi infila nella formula anche altri nomi). Un’altra spina nel breve e afflitto pontificato di Stefano.
La Chiesa, all’epoca, non ha una sua compiuta teologia dei sacramenti; e non è ancora comparso sant’Agostino a chiarire per tutti che la grazia sacramentale proviene unicamente da Cristo. Cipriano motiva il suo rifiuto, e Stefano ribadisce la posizione di Roma, ma giustificandola solo con la sua consuetudine. Il conflitto si fa duro, ma nel 257 sull’intera Chiesa piomba la persecuzione di Valeriano, che torna al regime duro per tenere insieme l’Impero nella guerra contro la Persia.
In questo stesso anno muore papa Stefano; ma non ci sono prove del suo martirio, al di là delle annotazioni del Sacramentario Gregoriano e del Martirologio Geronimiano. Il suo corpo viene sepolto nel cimitero a San Callisto, e poi sarà trasferito a Santa Prassede. L’anno successivo, la persecuzione raggiunge l’Africa, dove muore per la fede Cipriano, decapitato nella sua Cartagine.
Leggere
con annessa bibliografia
Santo Giovanni igumeno a Pantelleria in Sicilia
Tratto da
https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=840433805978530&id=351315031557079
Santo Gregorio igumeno a Nonantula in Emilia e Romagna verso il
933
Tratto da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/97384
Gregorio
è il sedicesimo successore di Sant’Anselmo nell’elenco degli abati di
Nonantola.
L'abbazia di Nonantola fu fondata nel 752 da Anselmo, su un territorio ricevuto in dono dal proprio cognato, il re Astolfo. Anselmo, già duca del Friuli era diventato un monaco benedettino. La fondazione dell'abbazia dava ai Longobardi, la possibilità di accrescere la loro influenza nella zona con l'esarcato bizantino, che avevano appena conquistato.
La chiesa abbaziale fu dedicata a Maria Vergine e a San Benedetto, poi ai Santi Apostoli e successivamente a San Silvestro.
Il nome del Beato Gregorio compare nell’antico catalogo degli abati quale successore di Pietro III, nel 913e anche in un testamento di Anselmo conte di Verona, all’atto di donare tutti i suoi beni a Nonantola.
Il Beato Gregorio governò il monastero fino al 929, quando decise di abbandonare l’abbazia per ritirarsi a vita eremitica in località Solario, nel modenese.
Fece quest’esperienza di solitudine per tre anni, sei mesi e quattordici giorni e poi ritornò al monastero di Nonantola. La tradizione ci racconta che a Nonantola condusse una vita esemplare, mentre governava l’abbazia Ingelberto e che morì il giorno 3 agosto 933. In vari testi è riportato che finì la sua vita in “santa morte”.
Negli “Acta” di Mabillon era indicato con il titolo di Beato.
Non sappiamo se a Nonantola avesse un’officiatura propria.
Nei calendari benedettini era fissato quale giorno della sua festa il giorno della sua morte, precisamente il 3 agosto.
L'abbazia di Nonantola fu fondata nel 752 da Anselmo, su un territorio ricevuto in dono dal proprio cognato, il re Astolfo. Anselmo, già duca del Friuli era diventato un monaco benedettino. La fondazione dell'abbazia dava ai Longobardi, la possibilità di accrescere la loro influenza nella zona con l'esarcato bizantino, che avevano appena conquistato.
La chiesa abbaziale fu dedicata a Maria Vergine e a San Benedetto, poi ai Santi Apostoli e successivamente a San Silvestro.
Il nome del Beato Gregorio compare nell’antico catalogo degli abati quale successore di Pietro III, nel 913e anche in un testamento di Anselmo conte di Verona, all’atto di donare tutti i suoi beni a Nonantola.
Il Beato Gregorio governò il monastero fino al 929, quando decise di abbandonare l’abbazia per ritirarsi a vita eremitica in località Solario, nel modenese.
Fece quest’esperienza di solitudine per tre anni, sei mesi e quattordici giorni e poi ritornò al monastero di Nonantola. La tradizione ci racconta che a Nonantola condusse una vita esemplare, mentre governava l’abbazia Ingelberto e che morì il giorno 3 agosto 933. In vari testi è riportato che finì la sua vita in “santa morte”.
Negli “Acta” di Mabillon era indicato con il titolo di Beato.
Non sappiamo se a Nonantola avesse un’officiatura propria.
Nei calendari benedettini era fissato quale giorno della sua festa il giorno della sua morte, precisamente il 3 agosto.
Il Venerabile Padre Antonio il Romano Taumaturgo e Igùmeno a Novgorod
Tratto da
Il nostro Santo Padre Antonio nacque
a Roma verso il 1067, da genitori ricchi e pii, che lo educarono alla
fede ortodossa.
Divenne monaco all’età di 19 anni, in uno dei
monasteri greci dell’Italia del Sud, e durante molti anni visse come
eremita nel silenzio e nella preghiera, ritornando nella comunità solo per
la celebrazione della Pasqua. Le riforme intraprese dal Papato e la conquista
dell’italia bizantina da parte dei Normanni costrinsero numerosi monaci ad
emigrare. S.Antonio dopo essere stato in diversi posti, si istallò su una
roccia in riva al mare, sulla quale visse per un anno intero. Un giorno una
tempesta strappò il masso dalla riva e il Santo, miracolosamente salvato dalla
grazia, si vide improvvisamente galleggiare sulle onde. Al termine di una lunga
traversata, giunse a Novgorod, e lodò il Signore di averlo condotto in una
terra ortodossa (1106). Con la benedizione del Vescovo Niceta, che lo aveva
accolto con amore, egli edificò una chiesa dedicata alla Natività della S.Made
di Dio. sulla riva del fiume Volkov, che congiunge i laghi Ilmen e Ladoga. Un
anno dopo, dei pescatori presero nelle loro reti un barile riempito di oggetti
preziosi provenienti dala ricchezze dei genitori di S.Antonio, e che il Santo
stesso aveva gettato nel mare prima di istallarsi sulla . Grazie a queste
ricchezze, egli poté fondare un grande monastero, dove venne nominato igùmeno
fino alla sua morte avvenuta il 3 agosto del 1147.In seguito le sue reliquie
compiron numerosi miracoli che gli valsero la fama di Taumaturgo
Leggere anche
sant'antonio il romano, padre del monachesimo a novgorod
http://www.sentiericona.it/public/icone/?p=8493
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.