martedì 21 agosto 2018

21 agosto santi italici ed italo greci




Risultati immagini per foto di iconostasi latine ad aquileia
 Apocalisse di Saint-Sever, Cristo consegna il Vangelo a Luca 1028-1072.


San Natale presbitero e confessore della fede in Piemonte

Tratto da http://www.santiebeati.it/dettaglio/69895

Nella cattedrale di Casale, da tempo immemorabile, si venerano le reliquie di Natale e si festeggia il suo dies natalis il 21 agosto. I martirologi antichi lo ignorano, mentre gli Acta SS. Ne riportano la leggenda priva di ogni valore storico.
Non si può, però, ritenerlo un santo inventato dagli agiografi, in quanto il culto delle reliquie e la commemorazione annuale sembrano valida testimonianza della sua esistenza. Essendo il suo nome associato nella leggenda a quello di s. Evasio, ipotetico vescovo di Asti, che sarebbe giunto a Casale insieme con Natale, da Benevento, si potrebbe, col Savio, avanzare l’ipotesi che si tratti di due santi meridionali dei quali il re longobardo Liutprando (712-744) avrebbe trasferito le reliquie da Benevento alla cattedrale di Casale.

Santa Ciriaca vedova martire a Roma sotto Aureliano

Tratto da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/67070

E' commemorata il 21 agosto nel Martirologio Romano,inseritavi dal Baronio sull'autorità di una passio che si conservava nella Biblioteca Vallicelliana. Secondo questo testo, Ciriaca era una nobile romana la quale, rimasta vedova dopo undici anni di matrimonio, mise se stessa e i suoi beni a disposizione dei cristiani che, durante la persecuzione, si riunivano nella sua casa, sita sul Celio, per celebrarvi i divini misteri. Conobbe anche san Lorenzo che la guarì da un mal di capo; dopo la morte del santo, al tempo della persecuzione di Decio, fu arrestata e sottoposta a terribili tormenti durante i quali morì, il 23 agosto. Il suo corpo fu sepolto nell«agro Verano», non lungi da quello di san Lorenzo, in un suo podere.
Già nella complessa passio Polychronii si accennava ai rapporti tra Ciriaca e Lorenzo, ma senza riferimento al martirio della vedova, mentre gli Itinerari del sec. VII indicano la tomba di Ciriaca accanto a quella del famoso martire, e nella biografia di Adriano I ella è detta «beata». Secondo un'iscrizione conservata in San Martino ai Monti, il papa Sergio II (844-47) aveva trasportato il suo corpo in quella chiesa donde, più tardi, sarebbe stato ancora trasferito in quella di Santa Maria in Campitelli. Col nome di Ciriaca è anche indicato, in antichi documenti topografici, il cimitero della via Tiburtina in cui fu seppellito san Lorenzo, ma quel nome dovette essergli attribuito più tardi, poiché nella Depositio Martyrum esso è riferito semplicemente con la denominazione topografica «in Tiburtina». L'origine dell'attribuzione, con molta probabilità, deve ricercarsi in una notizia del Liber Pontificalis, in cui, alla Vita di Silvestro, si legge che Costantino donò alla chiesa di San Lorenzo al Verano «possessio cuiusdam Cyriacae religiosae foeminae quod fiscus occupaverat tempore persecutionis, Veranum fundum». Il «fondo Verano» fu facilmente identificato con «l'agro Verano» e, per conseguenza, col cimitero omonimo. Così Ciriaca entrò nell'agiografia di Lorenzo essendo, naturalmente, anch'essa elevata alla dignità di martire.


Tratto da
http://www.enrosadira.it/santi/c/ciriaca.htm

Ciriaca, vedova, santa, martire di Roma, secondo gli Itinerari del VII secolo era sepolta all’Agro Verano accanto al corpo di S. Lorenzo. Traslata da papa Sergio II in S. Silvestro e Martino ai Monti, venne in seguito trasferita a S. Maria in Campitelli. Qui, forse nell’altare della prima cappella sinistra, era visibile gran parte del suo corpo. Il giorno dell’Assunzione si svolgeva, in questa chiesa, la cerimonia della Solenne Ostensione delle Reliquie. Tra queste le insigni erano: i corpi delle vedove e martiri Ciriaca, Vincenza e Vittoria; parte dei corpi dei martiri Ireneo e Abbondio; le teste della vedova e martire Ottavilla e della vergine e martire Candida; la gamba di Clementina m., di Eusebio m. e di S. Vitale; il braccio di Marcellino m. e di Cristina m.
Martirologio.Romano .: 21 agosto - A Roma, al campo Verano, santa Ciriaca, Vedova e Martire, la quale, nella persecuzione di Valeriano, avendo impiegato se stessa e tutte le sue sostanze nel servizio dei Santi, alla fine, subendo per Cristo il martirio, impiegò volentieri anche la stessa vita.


Santi Lussurio, Cisello e Camerino Martiri in Sardegna

TRATTO da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/91001
La lettura della Bibbia ed in particolar modo dei Salmi sarebbe stata, secondo gli Atti leggendari, uno dei motivi principali della conversione al cristianesimo del soldato Lussurio.
Denunciato al prefetto di Cagliari, Delasio (Delfio), subí un primo interrogatorio conclusosi con l'invito ad abiurare. Il suo rifiuto gli procurò il carcere e successivamente la condanna a morte per decapitazione, eseguita nei pressi di ForurmTraiani (l'attuale Fordongianus). Nello stesso tempo erano stati denunciati come cristiani due fanciulli, Cisello e Camerino; anch'essi per la loro fedeltà alla fede furono decapitati su ordine del prefetto.
Sull'esistenza storica del martire Lussurio (o Lussorio), nessun dubbio: abbiamo la testimonianza del Martirologio Geronimiano e di s. Gregorio Magno che, in una lettera del 599, ricorda l'esistenza in Sardegna di un monastero dedicato ai ss. Gavino e Lussurio. Il culto è sempre stato vivo e sulla sua tomba fu costruita una chiesa romanica; il nome subí però una trasformazione in Lussurgiu. Notizie posteriori, la cui storicità non è controllabile, riferiscono che i Pisani, quando occuparono l'isola, trasferirono alcune reliquie nei pressi della loro città. Questa località corrisponderebbe a quella di S. Rossore, corruzione, secondo alcuni, del nome Lussurio (Luxorius = Ruscorio = Rossore). Si parla anche di alcune reliquie a Pavia.
L'unico testo che parli dei due fanciulli è la narrazione leggendaria. Dato che il Martirologio Geronimiano non ne fa cenno, è da escludersi una relazione diretta col martire Lussurio


Tratto da
https://www.google.com/search?q=Santi+Lussurio%2C+Cisello+e+Camerino+Martiri+in+Sardegna&ie=utf-8&oe=utf-8&client=firefox-b-ab
La tradizione vuole che gli stessi apostoli Pietro, Giacomo e Paolo, siano venuti di persona a predicare qui in Sardegna la fede cristiana. San Pietro avrebbe ordinato sacerdote San Clemente divenuto poi vescovo di Cagliari ed infine successore di San Pietro nella cattedrale di Roma.
Il cristianesimo fu predicato in Sardegna fin dai primi albori e le bufere di sangue scatenate dalla furia infernale degli imperatori romani, in dieci terribili persecuzioni, da Nerone a Diocleziano, per distruggerlo, si fece sentire qui come altrove.

La più terribile persecuzione fu quella di Diocleziano, di cui fu vittima il soldato di Cristo San Lussorio. Purtroppo sono scarse le notizie che abbiamo sulla vita e le opere in terra del Martire San Lussorio; questo è un fatto normale per tutti i martiri dei primi secoli del cristianesimo.
 
Si ritiene comunemente che sia nato a Cagliari, la sua nascita deve collocarsi nella seconda metà del III° secolo e precisamente circa l'anno 270 d.C.
Apparteneva ad una famiglia distinta, ma idolatra e fu quindi educato secondo i principi  della religione pagana.
Il Cristianesimo intanto avanzava con ritmo sempre più crescente, e la mente del giovane non poteva appagarsi delle stranezze ed assurdità del paganesimo. egli dovette ricevere il primo impulso non solo dai libri dei primi scrittori cristiani, ma soprattutto dalla conversazione coi numerosi seguaci di Cristo che occupavano ormai tutti i luoghi. Lussorio abbracciò la carriera militare Egli percorse rapidamente i gradi della Milizia e doveva essere tenuto nella più alta stima e considerazione se al momento della sua conversione, lo vediamo occupare il posto di Guardia del Preside Romano.
La sua conversione, secondo alcuni storici, deve attribuirsi in gran parte alla lettura di un Salmo della Bibbia.
Diventa cristiano e si gloria di esserlo.
Ardente nella sua fede, avvalendosi in principio della sua posizione e della sua divisa, poté penetrare dappertutto e portare in ogni luogo la luce del Vangelo. Se il nome LUSSORIO interpretato vuol dire "luce che sorge", egli fu davvero una nuova luce ammirabile e feconda per fugare le tenebre dell'idolatria e suscitare un popolo credente.
Una tradizione antica sostiene che San Lussorio, dopo aver rinunciato a tutti gli onori della sua carriera militare, si sia ritirato per qualche tempo in una grotta a Monteleone, dove attendeva in solitudine alla preghiera e alla penitenza per meglio prepararsi ai futuri combattimenti.
Molti giovani, uomini maturi, andavano da lui come guida sicura al Regno di Dio. Ammaestra, incoraggia, conforta; in tutti infonde l'ardore della fede, preparandoli alla lotta ed al martirio.
Teneva le sorti dell’Impero Romano Diocleziano La persecuzione fu terribile per la durata ed il numero dei martiri. La feroce persecuzione si estese pure sulla nostra isola
Lussorio, accusato come cristiano, fu caricato di catene e condotto alla presenza del Preside Delasio, probabilmente nella città di Fordongianus.
Non ci è stato tramandato il suo interrogatorio, ma sappiamo che Lussorio non cedette alle lusinghe ed alle minacce. La sua risposta fu quella di tutti i veri seguaci di Gesù, di tutti i confessori della fede, di tutti i Martiri gloriosi del Cristianesimo: “SONO CRISTIANO”.
Fu straziato in tutte le sue membra, abbandonato poi come morto. Il Santo soffrì nel  paese di Fordongianus il primo martirio dal quale però non ebbe la morte. Si riprese nelle forze e continuò a predicare, istruire ed incitare alla fermezza nella professione franca della religione.
Il Preside Delasio, pronunciò la sentenza di morte; sentenza che venne eseguita nelle vicinanze di Cagliari, presso Selargius.
San Lussorio, conscio di quello che gli stava per accadere, si incamminò al luogo del supplizio con animo sereno, contento. Lungo il cammino egli pregò e parlò della gloria del cielo; dinanzi al carnefice chinò il capo e la spada lo colpì a morte.
Caddero con lui due adolescenti, Cesello e Camerino, era l’anno 304 d.C.
 
 

Dopo la morte del Santo Lussorio

 

  La tradizione dice che di notte una certa Placida, col figlio Marco, avessero raccolto le salme dei suddetti martiri per seppellirli in un orto nelle vicinanze del porto di Cagliari, nel luogo dove poi sorse la Chiesa di San Lucifero.
Nel 1080, i Pisani trasportarono le preziose Reliquie a Pisa. La reliquia più insigne di San Lussorio, esiste tuttora nella Chiesa dei Cavalieri di Pisa. Una parte delle reliquie si trova a Cagliari nella Cattedrale.
Il sette Luglio 1979, l’Arcivescovo di Pisa Monsignor Benvenuto Matteucci, inviò alla nostra comunità di Tortolì, una reliquia di San Lussorio “ex ossibus”, racchiusa in una teca di rame dorata munita dei dovuti sigilli.
Questa reliquia, conservata nella Cappella del Palazzo Vescovile, fu estratta il nove Giugno 1890 dal busto reliquiario del Donatello che contiene il cranio del Santo martire che si venera nella chiesa di San Stefano dei Cavalieri di Pisa.
In data dieci Agosto 1979, su richiesta del parroco Don Mario Mereu, l’Arcivescovo di Pavia Monsignor Giuseppe Angioni, inviò alla nostra comunità per le mani di Professor Cattaneo, le sacre Reliquie di San Lussorio, Cesello e Camerino, con rispettiva “Autentica”:

Testimonianze

 

  Sull’esistenza storica del Martire Lussorio, nessun dubbio: abbiamo la testimonianza del Martirologio Geronimiano (comm. 20, 21 ag. 25, 26 sett.), e di San Gregorio Magno, che in una lettera del 599 d.C. ricorda l’esistenza in Sardegna di un Monastero dedicato ai Santi Gavino e Lussorio. Il culto è sempre vivo e sulla tomba fu costruita una Chiesa romanica; il nome però subì una trasformazione in Lussurgiu.
Notizie posteriori, la cui storicità non è verificabile, riferiscono che i Pisani, quando occuparono la Sardegna, trasferirono alcune reliquie nei pressi della loro città.
Questa località corrisponderebbe a  quella di San Rossore, corruzione, secondo alcuni, del nome Lussorio = Luxorius = Ruscorio = Rossore. Si parla anche di alcune reliquie a Pavia.
L’unico testo che parli dei due fanciulli Cisello e Camerino è la narrazione leggendaria.
Dato che il Martirologio Geronimiano non ne fa cenno è da escludersi una relazione diretta col martire Lussorio. D’altra parte, dato il silenzio delle fonti, resta molto problematica la loro esistenza.

Consultare  Passiones Martyrum Sardiniae


https://books.google.it/books?id=2mloDwAAQBAJ&pg=PA134&lpg=PA134&dq=Santi+Lussurio,+Cisello+e+Camerino+Martiri+in+Sardegna&source=bl&ots=s1F9WXx553&sig=4tWWPc5XTzdTU3XHXqrIrF6N3a8&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjRi_nL7vvcAhUxpYsKHeb6AU04ChDoATABegQICRAB#v=onepage&q=Santi%20Lussurio%2C%20Cisello%20e%20Camerino%20Martiri%20in%20Sardegna&f=false

Santo Euprepio primo vescovo di Verona

Tratto dal quotidiano Avvenire
Euprepio, nome greco, è indicato da autorevoli fonti antiche come primo vescovo di Verona (III sec.). Nulla si sa della sua vita. Alla fine del secolo XV il suo corpo fu ritrovato, insieme con quello di altri santi vescovi, nella pieve di San Procolo. Le reliquie vi rimasero fino all'epoca napoleonica (1806), quando furono trasferite nella cripta dell'attigua basilica di San Zeno.








Tratto da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/67150

I Versus de Verona, nel parlare della città convertita dal culto degli idoli al Cristianesimo, dicono: "Primum Verona predicavit Puprepis episcopus" (v. 40). La ricostruzione dell'elenco dei vescovi dato dal Velo di Classe, concordata con le altre memorie storiche, colloca Euprepio all'inizio della serie. L'alta antichità di tali fonti (fine sec. VIII inizio IX) dà garanzia della loro derivazione dai dittici. Anche le cronotassi della tradizione, pure errate per altri aspetti, coincidono nell'indicare Euprepio primo vescovo. Tuprepis o Euprepio è in tal modo stabilito primo vescovo di Verona. Alla certezza del nome si aggiunge la determinazione del tempo del suo episcopato e, conseguentemente, della organizzazione del Cristianesimo in Verona. Le suddette fonti, infatti, portano Lucilius sesto vescovo non si presentò mai all'imperatore Costante da solo, "sed semper comite episcopo urbis in qua tunc degebam, aliisque qui tunc forte aderant... Huiusce rei testis est... Lucillus Veronae... episcopus". Il viaggio di s. Atanasio avvenne prima del concilio di Sardica (343-44), e pertanto Lucillus era vescovo di Verona nel 340. Ora, secondo un computo comune, il periodo del primo dei cinque vescovi precedenti Lucillo viene certamente a cadere nel sec. III, "ma non più in là" (Lanzoni). La tradizione della missio Petri di Euprepio, sorta tardi e sostenuta da alcuni (Panvinio, Valier, Dionisi, Liruti) fino a tempi recenti, quantunque ne avessero dubitato il Maffei e i Bollandisti, non si può sostenere.
Riguardo alla sua vita, nulla sappiamo: solamente la derivazione greca del nome, come del resto quella dei suoi immediati successori, oltre essere conferma di remota antichità del suo episcopato, ci può forse indicare la sua provenienza orientale. Il culto non sembra anteriore al sec. XIV. Il Martirologio veronese di tale secolo lo commemora al 21 agosto Alla fine del sec. XV il suo corpo fu ritrovato, insieme con quello di altri santi vescovi, nella pieve di S. Procolo. Tali reliquie, collocate in apposito altare, stettero nella stessa chiesa fino all'epoca napoleonica (1806), quando furono trasferite nella cripta dell'attigua basilica di S. Zeno. Qui, alla base dell'altare in cui sono racchiuse, sta l'iscrizione stilata al tempo del ritrovamento: "Euprepio Veronae a Christi ann. LXXII praesuli primo".






Tratto da
http://www.diocesiverona.it/pls/s2ewdiocesiverona/v3_s2ew_consultazione.mostra_pagina?id_pagina=25132

Euprepio è il primo Vescovo di Verona.
Ce lo tramandano come tale i tre principali documenti sui quali si fonda la ricostruzione delle origini cristiane di Verona:
- il Velo di Classe (fasce di seta ricamate con immagini e nomi dei primi pastori di Verona, del sec. VIII; ora si prova nel monastero di Classe presso Ravenna).
- il Rhytmus Pipinianus (una composizione metrica di autore ignoto, del tempo di re Pipino: 781-810).
- la Historia Imperialis (un manoscritto, che si trova nella Biblioteca capitolare di Verona, opera di un certo Giovanni, mansionario della cattedrale, degli inizi del secolo XIV).

Euprepio dunque fondò e organizzò la Chiesa veronese, non dopo la metà del III sec. Ebbe culto antichissimo, com'è attestato, tra l'altro, dalla sua tomba nella chiesa di S. Procolo, attigua alla Basilica di S. Zeno.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.