Apocalisse di Saint-Sever, Cristo consegna il Vangelo a Luca 1028-1072.
San Natale
presbitero e confessore della fede in Piemonte
Tratto da http://www.santiebeati.it/dettaglio/69895
Nella
cattedrale di Casale, da tempo immemorabile, si venerano le reliquie di Natale
e si festeggia il suo dies natalis il 21 agosto. I martirologi antichi lo
ignorano, mentre gli Acta SS. Ne riportano la leggenda priva di ogni valore
storico.
Non si può, però, ritenerlo un santo inventato dagli agiografi, in quanto il culto delle reliquie e la commemorazione annuale sembrano valida testimonianza della sua esistenza. Essendo il suo nome associato nella leggenda a quello di s. Evasio, ipotetico vescovo di Asti, che sarebbe giunto a Casale insieme con Natale, da Benevento, si potrebbe, col Savio, avanzare l’ipotesi che si tratti di due santi meridionali dei quali il re longobardo Liutprando (712-744) avrebbe trasferito le reliquie da Benevento alla cattedrale di Casale.
Non si può, però, ritenerlo un santo inventato dagli agiografi, in quanto il culto delle reliquie e la commemorazione annuale sembrano valida testimonianza della sua esistenza. Essendo il suo nome associato nella leggenda a quello di s. Evasio, ipotetico vescovo di Asti, che sarebbe giunto a Casale insieme con Natale, da Benevento, si potrebbe, col Savio, avanzare l’ipotesi che si tratti di due santi meridionali dei quali il re longobardo Liutprando (712-744) avrebbe trasferito le reliquie da Benevento alla cattedrale di Casale.
Santa
Ciriaca vedova martire a Roma sotto Aureliano
Tratto
da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/67070
E' commemorata il 21 agosto nel
Martirologio Romano,inseritavi dal Baronio sull'autorità di una passio che si
conservava nella Biblioteca Vallicelliana. Secondo questo testo, Ciriaca era
una nobile romana la quale, rimasta vedova dopo undici anni di matrimonio, mise
se stessa e i suoi beni a disposizione dei cristiani che, durante la
persecuzione, si riunivano nella sua casa, sita sul Celio, per celebrarvi i
divini misteri. Conobbe anche san Lorenzo che la guarì da un mal di capo; dopo
la morte del santo, al tempo della persecuzione di Decio, fu arrestata e
sottoposta a terribili tormenti durante i quali morì, il 23 agosto. Il suo
corpo fu sepolto nell«agro Verano», non lungi da quello di san Lorenzo, in un
suo podere.
Già nella complessa passio Polychronii si accennava ai rapporti tra Ciriaca e Lorenzo, ma senza riferimento al martirio della vedova, mentre gli Itinerari del sec. VII indicano la tomba di Ciriaca accanto a quella del famoso martire, e nella biografia di Adriano I ella è detta «beata». Secondo un'iscrizione conservata in San Martino ai Monti, il papa Sergio II (844-47) aveva trasportato il suo corpo in quella chiesa donde, più tardi, sarebbe stato ancora trasferito in quella di Santa Maria in Campitelli. Col nome di Ciriaca è anche indicato, in antichi documenti topografici, il cimitero della via Tiburtina in cui fu seppellito san Lorenzo, ma quel nome dovette essergli attribuito più tardi, poiché nella Depositio Martyrum esso è riferito semplicemente con la denominazione topografica «in Tiburtina». L'origine dell'attribuzione, con molta probabilità, deve ricercarsi in una notizia del Liber Pontificalis, in cui, alla Vita di Silvestro, si legge che Costantino donò alla chiesa di San Lorenzo al Verano «possessio cuiusdam Cyriacae religiosae foeminae quod fiscus occupaverat tempore persecutionis, Veranum fundum». Il «fondo Verano» fu facilmente identificato con «l'agro Verano» e, per conseguenza, col cimitero omonimo. Così Ciriaca entrò nell'agiografia di Lorenzo essendo, naturalmente, anch'essa elevata alla dignità di martire.
Già nella complessa passio Polychronii si accennava ai rapporti tra Ciriaca e Lorenzo, ma senza riferimento al martirio della vedova, mentre gli Itinerari del sec. VII indicano la tomba di Ciriaca accanto a quella del famoso martire, e nella biografia di Adriano I ella è detta «beata». Secondo un'iscrizione conservata in San Martino ai Monti, il papa Sergio II (844-47) aveva trasportato il suo corpo in quella chiesa donde, più tardi, sarebbe stato ancora trasferito in quella di Santa Maria in Campitelli. Col nome di Ciriaca è anche indicato, in antichi documenti topografici, il cimitero della via Tiburtina in cui fu seppellito san Lorenzo, ma quel nome dovette essergli attribuito più tardi, poiché nella Depositio Martyrum esso è riferito semplicemente con la denominazione topografica «in Tiburtina». L'origine dell'attribuzione, con molta probabilità, deve ricercarsi in una notizia del Liber Pontificalis, in cui, alla Vita di Silvestro, si legge che Costantino donò alla chiesa di San Lorenzo al Verano «possessio cuiusdam Cyriacae religiosae foeminae quod fiscus occupaverat tempore persecutionis, Veranum fundum». Il «fondo Verano» fu facilmente identificato con «l'agro Verano» e, per conseguenza, col cimitero omonimo. Così Ciriaca entrò nell'agiografia di Lorenzo essendo, naturalmente, anch'essa elevata alla dignità di martire.
Tratto da
http://www.enrosadira.it/santi/c/ciriaca.htm
Ciriaca, vedova, santa, martire di Roma,
secondo gli Itinerari del VII secolo era sepolta all’Agro Verano accanto al
corpo di S. Lorenzo. Traslata da papa Sergio II in S. Silvestro e Martino ai
Monti, venne in seguito trasferita a S. Maria in Campitelli. Qui, forse
nell’altare della prima cappella sinistra, era visibile gran parte del suo
corpo. Il giorno dell’Assunzione si svolgeva, in questa chiesa, la cerimonia
della Solenne Ostensione delle Reliquie. Tra queste le insigni erano: i corpi
delle vedove e martiri Ciriaca, Vincenza e Vittoria; parte dei corpi dei
martiri Ireneo e Abbondio; le teste della vedova e martire Ottavilla e della
vergine e martire Candida; la gamba di Clementina m., di Eusebio m. e di S.
Vitale; il braccio di Marcellino m. e di Cristina m.
Martirologio.Romano .: 21 agosto - A Roma, al campo Verano, santa Ciriaca, Vedova e Martire, la quale, nella persecuzione di Valeriano, avendo impiegato se stessa e tutte le sue sostanze nel servizio dei Santi, alla fine, subendo per Cristo il martirio, impiegò volentieri anche la stessa vita.
Martirologio.Romano .: 21 agosto - A Roma, al campo Verano, santa Ciriaca, Vedova e Martire, la quale, nella persecuzione di Valeriano, avendo impiegato se stessa e tutte le sue sostanze nel servizio dei Santi, alla fine, subendo per Cristo il martirio, impiegò volentieri anche la stessa vita.
Santi
Lussurio, Cisello e Camerino Martiri in Sardegna
TRATTO da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/91001
La lettura della Bibbia ed in
particolar modo dei Salmi sarebbe stata, secondo gli Atti leggendari, uno dei
motivi principali della conversione al cristianesimo del soldato Lussurio.
Denunciato al prefetto di Cagliari, Delasio (Delfio), subí un primo interrogatorio conclusosi con l'invito ad abiurare. Il suo rifiuto gli procurò il carcere e successivamente la condanna a morte per decapitazione, eseguita nei pressi di ForurmTraiani (l'attuale Fordongianus). Nello stesso tempo erano stati denunciati come cristiani due fanciulli, Cisello e Camerino; anch'essi per la loro fedeltà alla fede furono decapitati su ordine del prefetto.
Sull'esistenza storica del martire Lussurio (o Lussorio), nessun dubbio: abbiamo la testimonianza del Martirologio Geronimiano e di s. Gregorio Magno che, in una lettera del 599, ricorda l'esistenza in Sardegna di un monastero dedicato ai ss. Gavino e Lussurio. Il culto è sempre stato vivo e sulla sua tomba fu costruita una chiesa romanica; il nome subí però una trasformazione in Lussurgiu. Notizie posteriori, la cui storicità non è controllabile, riferiscono che i Pisani, quando occuparono l'isola, trasferirono alcune reliquie nei pressi della loro città. Questa località corrisponderebbe a quella di S. Rossore, corruzione, secondo alcuni, del nome Lussurio (Luxorius = Ruscorio = Rossore). Si parla anche di alcune reliquie a Pavia.
L'unico testo che parli dei due fanciulli è la narrazione leggendaria. Dato che il Martirologio Geronimiano non ne fa cenno, è da escludersi una relazione diretta col martire Lussurio
Denunciato al prefetto di Cagliari, Delasio (Delfio), subí un primo interrogatorio conclusosi con l'invito ad abiurare. Il suo rifiuto gli procurò il carcere e successivamente la condanna a morte per decapitazione, eseguita nei pressi di ForurmTraiani (l'attuale Fordongianus). Nello stesso tempo erano stati denunciati come cristiani due fanciulli, Cisello e Camerino; anch'essi per la loro fedeltà alla fede furono decapitati su ordine del prefetto.
Sull'esistenza storica del martire Lussurio (o Lussorio), nessun dubbio: abbiamo la testimonianza del Martirologio Geronimiano e di s. Gregorio Magno che, in una lettera del 599, ricorda l'esistenza in Sardegna di un monastero dedicato ai ss. Gavino e Lussurio. Il culto è sempre stato vivo e sulla sua tomba fu costruita una chiesa romanica; il nome subí però una trasformazione in Lussurgiu. Notizie posteriori, la cui storicità non è controllabile, riferiscono che i Pisani, quando occuparono l'isola, trasferirono alcune reliquie nei pressi della loro città. Questa località corrisponderebbe a quella di S. Rossore, corruzione, secondo alcuni, del nome Lussurio (Luxorius = Ruscorio = Rossore). Si parla anche di alcune reliquie a Pavia.
L'unico testo che parli dei due fanciulli è la narrazione leggendaria. Dato che il Martirologio Geronimiano non ne fa cenno, è da escludersi una relazione diretta col martire Lussurio
Tratto
da
https://www.google.com/search?q=Santi+Lussurio%2C+Cisello+e+Camerino+Martiri+in+Sardegna&ie=utf-8&oe=utf-8&client=firefox-b-ab
La
tradizione vuole che gli stessi apostoli Pietro, Giacomo e Paolo, siano
venuti di persona a predicare qui in Sardegna la fede cristiana. San Pietro
avrebbe ordinato sacerdote San Clemente divenuto poi vescovo di Cagliari ed
infine successore di San Pietro nella cattedrale di Roma.
Il
cristianesimo fu predicato in Sardegna fin dai primi albori e le bufere di
sangue scatenate dalla furia infernale degli imperatori romani, in dieci
terribili persecuzioni, da Nerone a Diocleziano, per distruggerlo, si fece
sentire qui come altrove.
La
più terribile persecuzione fu quella di Diocleziano, di cui fu vittima il
soldato di Cristo San Lussorio. Purtroppo sono scarse le notizie che abbiamo
sulla vita e le opere in terra del Martire San Lussorio; questo è un fatto
normale per tutti i martiri dei primi secoli del cristianesimo.
Si ritiene comunemente che sia nato a Cagliari, la sua
nascita deve collocarsi nella seconda metà del III° secolo e precisamente
circa l'anno 270 d.C.
Apparteneva
ad una famiglia distinta, ma idolatra e fu quindi educato secondo i
principi della religione pagana.
Il
Cristianesimo intanto avanzava con ritmo sempre più crescente, e la mente del
giovane non poteva appagarsi delle stranezze ed assurdità del paganesimo.
egli dovette ricevere il primo impulso non solo dai libri dei primi scrittori
cristiani, ma soprattutto dalla conversazione coi numerosi seguaci di Cristo
che occupavano ormai tutti i luoghi. Lussorio abbracciò la carriera militare
Egli percorse rapidamente i gradi della Milizia e doveva essere tenuto nella
più alta stima e considerazione se al momento della sua conversione, lo
vediamo occupare il posto di Guardia del Preside Romano.
La
sua conversione, secondo alcuni storici, deve attribuirsi in gran parte alla
lettura di un Salmo della Bibbia.
Diventa
cristiano e si gloria di esserlo.
Ardente
nella sua fede, avvalendosi in principio della sua posizione e della sua
divisa, poté penetrare dappertutto e portare in ogni luogo la luce del
Vangelo. Se il nome LUSSORIO interpretato vuol dire "luce che sorge", egli fu
davvero una nuova luce ammirabile e feconda per fugare le tenebre
dell'idolatria e suscitare un popolo credente.
Una
tradizione antica sostiene che San Lussorio, dopo aver rinunciato a tutti gli
onori della sua carriera militare, si sia ritirato per qualche tempo in una
grotta a Monteleone, dove attendeva in solitudine alla preghiera e alla
penitenza per meglio prepararsi ai futuri combattimenti.
Molti
giovani, uomini maturi, andavano da lui come guida sicura al Regno di Dio.
Ammaestra, incoraggia, conforta; in tutti infonde l'ardore della fede,
preparandoli alla lotta ed al martirio.
Teneva
le sorti dell’Impero Romano Diocleziano La persecuzione fu terribile per la
durata ed il numero dei martiri. La feroce persecuzione si estese pure sulla
nostra isola
Lussorio,
accusato come cristiano, fu
caricato di catene e condotto alla presenza del Preside Delasio,
probabilmente nella città di Fordongianus.
Non
ci è stato tramandato il suo interrogatorio, ma sappiamo che Lussorio non
cedette alle lusinghe ed alle minacce. La sua risposta fu quella di tutti i
veri seguaci di Gesù, di tutti i confessori della fede, di tutti i Martiri
gloriosi del Cristianesimo: “SONO CRISTIANO”.
Fu
straziato in tutte le sue membra, abbandonato poi come morto. Il Santo soffrì
nel paese di Fordongianus il primo martirio dal quale però non ebbe la
morte. Si riprese nelle forze e continuò a predicare, istruire ed incitare
alla fermezza nella professione franca della religione.
Il
Preside Delasio, pronunciò la sentenza di morte; sentenza che venne eseguita
nelle vicinanze di Cagliari, presso Selargius.
San
Lussorio, conscio di quello che gli stava per accadere, si incamminò al luogo
del supplizio con animo sereno, contento. Lungo il cammino egli pregò e parlò
della gloria del cielo; dinanzi al carnefice chinò il capo e la spada lo
colpì a morte.
Caddero
con lui due adolescenti, Cesello e
Camerino, era l’anno 304 d.C.
Dopo la morte del Santo Lussorio
La
tradizione dice che di notte una certa Placida, col figlio Marco, avessero
raccolto le salme dei suddetti martiri per seppellirli in un orto nelle
vicinanze del porto di Cagliari, nel luogo dove poi sorse la Chiesa di San
Lucifero.
Nel
1080, i Pisani trasportarono le preziose Reliquie a Pisa. La reliquia più
insigne di San Lussorio, esiste tuttora nella Chiesa dei Cavalieri di Pisa.
Una parte delle reliquie si trova a Cagliari nella Cattedrale.
Il
sette Luglio 1979, l’Arcivescovo di Pisa Monsignor Benvenuto Matteucci, inviò
alla nostra comunità di Tortolì, una reliquia di San Lussorio “ex ossibus”, racchiusa in una teca
di rame dorata munita dei dovuti sigilli.
Questa
reliquia, conservata nella Cappella del Palazzo Vescovile, fu estratta il
nove Giugno 1890 dal busto reliquiario del Donatello che contiene il cranio
del Santo martire che si venera nella chiesa di San Stefano dei Cavalieri di
Pisa.
In
data dieci Agosto 1979, su richiesta del parroco Don Mario Mereu,
l’Arcivescovo di Pavia Monsignor Giuseppe Angioni, inviò alla nostra comunità
per le mani di Professor Cattaneo, le sacre Reliquie di San Lussorio, Cesello
e Camerino, con rispettiva “Autentica”:
Testimonianze
Sull’esistenza
storica del Martire Lussorio, nessun dubbio: abbiamo la testimonianza del
Martirologio Geronimiano (comm. 20, 21 ag. 25, 26 sett.), e di San Gregorio
Magno, che in una lettera del 599 d.C. ricorda l’esistenza in Sardegna di un
Monastero dedicato ai Santi Gavino e Lussorio. Il culto è sempre vivo e sulla
tomba fu costruita una Chiesa romanica; il nome però subì una trasformazione in
Lussurgiu.
Notizie
posteriori, la cui storicità non è verificabile, riferiscono che i Pisani,
quando occuparono la Sardegna, trasferirono alcune reliquie nei pressi della
loro città.
Questa
località corrisponderebbe a quella di San Rossore, corruzione, secondo
alcuni, del nome Lussorio = Luxorius = Ruscorio = Rossore. Si parla anche di
alcune reliquie a Pavia.
L’unico
testo che parli dei due fanciulli Cisello e Camerino è la narrazione
leggendaria.
Dato
che il Martirologio Geronimiano non ne fa cenno è da escludersi una relazione
diretta col martire Lussorio. D’altra
parte, dato il silenzio delle fonti, resta molto problematica la loro
esistenza.
Consultare Passiones Martyrum Sardiniae
https://books.google.it/books?id=2mloDwAAQBAJ&pg=PA134&lpg=PA134&dq=Santi+Lussurio,+Cisello+e+Camerino+Martiri+in+Sardegna&source=bl&ots=s1F9WXx553&sig=4tWWPc5XTzdTU3XHXqrIrF6N3a8&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjRi_nL7vvcAhUxpYsKHeb6AU04ChDoATABegQICRAB#v=onepage&q=Santi%20Lussurio%2C%20Cisello%20e%20Camerino%20Martiri%20in%20Sardegna&f=false
|
Santo Euprepio primo vescovo di
Verona
Tratto dal quotidiano Avvenire
Euprepio,
nome greco, è indicato da autorevoli fonti antiche come primo vescovo di Verona
(III sec.). Nulla si sa della sua vita. Alla fine del secolo XV il suo corpo fu
ritrovato, insieme con quello di altri santi vescovi, nella pieve di San
Procolo. Le reliquie vi rimasero fino all'epoca napoleonica (1806), quando
furono trasferite nella cripta dell'attigua basilica di San Zeno.
Tratto
da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/67150
I
Versus de Verona, nel parlare della città convertita dal culto degli idoli al
Cristianesimo, dicono: "Primum Verona predicavit Puprepis episcopus"
(v. 40). La ricostruzione dell'elenco dei vescovi dato dal Velo di Classe,
concordata con le altre memorie storiche, colloca Euprepio all'inizio della
serie. L'alta antichità di tali fonti (fine sec. VIII inizio IX) dà garanzia
della loro derivazione dai dittici. Anche le cronotassi della tradizione, pure
errate per altri aspetti, coincidono nell'indicare Euprepio primo vescovo.
Tuprepis o Euprepio è in tal modo stabilito primo vescovo di Verona. Alla
certezza del nome si aggiunge la determinazione del tempo del suo episcopato e,
conseguentemente, della organizzazione del Cristianesimo in Verona. Le suddette
fonti, infatti, portano Lucilius sesto vescovo non si presentò mai all'imperatore
Costante da solo, "sed semper comite episcopo urbis in qua tunc degebam,
aliisque qui tunc forte aderant... Huiusce rei testis est... Lucillus
Veronae... episcopus". Il viaggio di s. Atanasio avvenne prima del
concilio di Sardica (343-44), e pertanto Lucillus era vescovo di Verona nel
340. Ora, secondo un computo comune, il periodo del primo dei cinque vescovi
precedenti Lucillo viene certamente a cadere nel sec. III, "ma non più in
là" (Lanzoni). La tradizione della missio Petri di Euprepio, sorta tardi e
sostenuta da alcuni (Panvinio, Valier, Dionisi, Liruti) fino a tempi recenti,
quantunque ne avessero dubitato il Maffei e i Bollandisti, non si può
sostenere.
Riguardo alla sua vita, nulla sappiamo: solamente la derivazione greca del nome, come del resto quella dei suoi immediati successori, oltre essere conferma di remota antichità del suo episcopato, ci può forse indicare la sua provenienza orientale. Il culto non sembra anteriore al sec. XIV. Il Martirologio veronese di tale secolo lo commemora al 21 agosto Alla fine del sec. XV il suo corpo fu ritrovato, insieme con quello di altri santi vescovi, nella pieve di S. Procolo. Tali reliquie, collocate in apposito altare, stettero nella stessa chiesa fino all'epoca napoleonica (1806), quando furono trasferite nella cripta dell'attigua basilica di S. Zeno. Qui, alla base dell'altare in cui sono racchiuse, sta l'iscrizione stilata al tempo del ritrovamento: "Euprepio Veronae a Christi ann. LXXII praesuli primo".
Riguardo alla sua vita, nulla sappiamo: solamente la derivazione greca del nome, come del resto quella dei suoi immediati successori, oltre essere conferma di remota antichità del suo episcopato, ci può forse indicare la sua provenienza orientale. Il culto non sembra anteriore al sec. XIV. Il Martirologio veronese di tale secolo lo commemora al 21 agosto Alla fine del sec. XV il suo corpo fu ritrovato, insieme con quello di altri santi vescovi, nella pieve di S. Procolo. Tali reliquie, collocate in apposito altare, stettero nella stessa chiesa fino all'epoca napoleonica (1806), quando furono trasferite nella cripta dell'attigua basilica di S. Zeno. Qui, alla base dell'altare in cui sono racchiuse, sta l'iscrizione stilata al tempo del ritrovamento: "Euprepio Veronae a Christi ann. LXXII praesuli primo".
Tratto
da
http://www.diocesiverona.it/pls/s2ewdiocesiverona/v3_s2ew_consultazione.mostra_pagina?id_pagina=25132
Euprepio
è il primo Vescovo di Verona.
Ce lo tramandano come tale i tre principali documenti sui quali si fonda la ricostruzione delle origini cristiane di Verona:
- il Velo di Classe (fasce di seta ricamate con immagini e nomi dei primi pastori di Verona, del sec. VIII; ora si prova nel monastero di Classe presso Ravenna).
- il Rhytmus Pipinianus (una composizione metrica di autore ignoto, del tempo di re Pipino: 781-810).
- la Historia Imperialis (un manoscritto, che si trova nella Biblioteca capitolare di Verona, opera di un certo Giovanni, mansionario della cattedrale, degli inizi del secolo XIV).
Euprepio dunque fondò e organizzò la Chiesa veronese, non dopo la metà del III sec. Ebbe culto antichissimo, com'è attestato, tra l'altro, dalla sua tomba nella chiesa di S. Procolo, attigua alla Basilica di S. Zeno.
Ce lo tramandano come tale i tre principali documenti sui quali si fonda la ricostruzione delle origini cristiane di Verona:
- il Velo di Classe (fasce di seta ricamate con immagini e nomi dei primi pastori di Verona, del sec. VIII; ora si prova nel monastero di Classe presso Ravenna).
- il Rhytmus Pipinianus (una composizione metrica di autore ignoto, del tempo di re Pipino: 781-810).
- la Historia Imperialis (un manoscritto, che si trova nella Biblioteca capitolare di Verona, opera di un certo Giovanni, mansionario della cattedrale, degli inizi del secolo XIV).
Euprepio dunque fondò e organizzò la Chiesa veronese, non dopo la metà del III sec. Ebbe culto antichissimo, com'è attestato, tra l'altro, dalla sua tomba nella chiesa di S. Procolo, attigua alla Basilica di S. Zeno.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.