Ad Ascoli Piceno, sant’Emigdio,(in alcuni codici Emidio ) celebrato come primo vescovo della città e martire.(verso il 304)
Tratto
dal quotidiano Avvenire
Nacque
a Treviri nel 279 da famiglia pagana. A ventitré anni, ricevuto il battesimo,
Emidio iniziò a studiare le Sacre Scritture, diventando un ottimo predicatore e
suscitando le ire dei pagani. Recatosi dal papa Marcello, su invito di un
angelo in sogno, Emidio venne ordinato vescovo di Ascoli. Iniziò la sua
predicazione, convertendo moltissimi pagani e operando guarigioni. Il
governatore Polimio, credendolo incarnazione del dio Esculapio, gli promise in
matrimonio la figlia Polisia. Ma Emidio la convertì, suscitando l'ira di
Polimio, che ordinò di decapitarlo. Avvenne allora l'ultimo miracolo del santo:
al momento di morire, raccolse il proprio capo, camminando fino al monte dove
aveva costruito un oratorio. Era il 5 agosto 309. Nel 1703 un violento terremoto
colpì le Marche risparmiando Ascoli, protetta dal suo patrono. Per
riconoscenza, nel 1717 gli abitanti gli eressero una chiesa
Tratto
da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/65250
a storia di Emidio è narrata nella
"Passio" composta probabilmente da un monaco di origine franca,
intorno all'undicesimo secolo, dopo il ritrovamento delle reliquie del santo
Emindius morto decapitato, reliquie portate nella cripta del Duomo e conservate
in un sarcofago romano.
Emidio nacque a Treviri nel 279 da famiglia pagana e si istruì nelle arti liberali. All'età di ventitrè anni lascia le dottrine filosofiche e diviene catecumento, ricevendo quindi il battesimo. Iniziò quindi a studiare le Sacre Scritture divenendone un buon conoscitore e iniziò così la sua vita da predicatore. La sua predicazione suscitava molte conversioni e ciò irritava i pagani che lo catturarono e lo portarono ad un tempio dedicato a Giove, dove Emidio fece una solenne professione di fede alla quale seguì un improvviso terremoto che spaventò i suoi carcerieri. Raggiunti i compagni Euplo, Germano e Valentino partì alla volta dell'Italia, anche perché una voce nel sonno gli suggerì questo viaggio.
Giunse a Milano ove stette per tre anni all'oratorio di San Nazario continuando la predicazione che spesso spingeva alla conversione i suoi ascoltatori. In seguito alla persecuzione di Diocleziano dovette fuggire a Roma dove trovò rifuhgio presso un certo Graziano, padre di una ragazza paralitica e emoroissa.
Saputo che Emidio praticava anche l'arte medica, Graziano gli chiese aiuto per la figlia ed Emidio promise la guarigione se la ragazza si fosse battezzata. Tutta la famiglia di Graziano si convertì e chiese il battesimo e la guarigione fu ottenuta.
Sempre a Roma Emidio guarì nello stesso modo e pubblicamente un cieco e moltissimi dei convenuti chiesero di essere battezzati. I pagani pensavano trattavasi di un incarnazionde del dio Esculapio e portarono all'isola Tiberina dove sorgeva appunto il tempio dedicato ad Esculapio, anche qui Emidio guarì oltre mille infermi e testimoniò la sua fede, spezzando l'ara pagana e gettandola nel Tevere. Dapprima i sacerdoti pagani lo andarano a denunciare al prefetto, ma non avendo ottenuto soddisfazione da questi si ricredettero su Emidio e si recarono da lui per farsi a loro volta battezzare. Successivamente lo stesso prefetto saputo della distruzione dell'altare all'Isola Tiberina scatenò una persecuzione contro i cristiani.
Un angelo in sogno invita Emidio e i compagni a recarsi da papa Marcello, che li accolse, ordinò Emidio vescovo di Ascoli e Euplo diacono e li inviò in quella città. Emidio entrò quindi in Ascoli, città ancora pagana, e iniziò la sua predicazione. Il governatore Polimio lo fece chiamare invitandolo a sacrificare agli dei senza ottenere risposta. Data la giovane età di Emidio il governatore anziché arrestarlo gli diede alcuni giorni per riflettere ed Emidio ne approfittò per predicare e per compiere una guarigione miracolosa che convertì moltissimi ascolani. Il governatore Polimio lo richiamò per ottenere il sacrificio agli dei e credendolo incarnazione del dio Esculapio gli promise in matrimonio la propria figlia Polisia. In un incontro con la stessa Emidio la porta a conversione e dopo pochi giorni la battezza nelle acque del Tronto. Nella borgata Solestà battendo la roccia come Mosè Emidio fa scaturire una fonte di acqua limpida dove battezza più di mille ascolani. Polimio infuriato ordina l'arresto della figlia, che riuscirà a fuggire sul Monte Nero; quindi ordina la decapitazione di Emidio, durante la quale avvenne l'ultimo miracolo del santo, che invece che stramazzare al suolo raccolse il proprio capo e camminò fino al monte ove aveva costruito un oratorio dove morì. Era il 5 agosto 309, i fedeli sepellirono Emidio nella grotta sottostante l'oratorio e assalirono il palazzo di Polimio abbattendolo.
Nel 1703 un violento terremoto sconvolse le Marche ma non colpì la città di Ascoli, si dice protetta dal suo patrono, che è invocato oggi a protezione dai terremoti. In seguito a questo episodio la città di Ascoli eresse nel 1717 una chiesa dedicata appunto al santo e il cui interno è appunto la grotta dove Emidio morì e dove secondo la leggenda fu trovato il sepolcro del santo ricoperto di basilico.
Emidio nacque a Treviri nel 279 da famiglia pagana e si istruì nelle arti liberali. All'età di ventitrè anni lascia le dottrine filosofiche e diviene catecumento, ricevendo quindi il battesimo. Iniziò quindi a studiare le Sacre Scritture divenendone un buon conoscitore e iniziò così la sua vita da predicatore. La sua predicazione suscitava molte conversioni e ciò irritava i pagani che lo catturarono e lo portarono ad un tempio dedicato a Giove, dove Emidio fece una solenne professione di fede alla quale seguì un improvviso terremoto che spaventò i suoi carcerieri. Raggiunti i compagni Euplo, Germano e Valentino partì alla volta dell'Italia, anche perché una voce nel sonno gli suggerì questo viaggio.
Giunse a Milano ove stette per tre anni all'oratorio di San Nazario continuando la predicazione che spesso spingeva alla conversione i suoi ascoltatori. In seguito alla persecuzione di Diocleziano dovette fuggire a Roma dove trovò rifuhgio presso un certo Graziano, padre di una ragazza paralitica e emoroissa.
Saputo che Emidio praticava anche l'arte medica, Graziano gli chiese aiuto per la figlia ed Emidio promise la guarigione se la ragazza si fosse battezzata. Tutta la famiglia di Graziano si convertì e chiese il battesimo e la guarigione fu ottenuta.
Sempre a Roma Emidio guarì nello stesso modo e pubblicamente un cieco e moltissimi dei convenuti chiesero di essere battezzati. I pagani pensavano trattavasi di un incarnazionde del dio Esculapio e portarono all'isola Tiberina dove sorgeva appunto il tempio dedicato ad Esculapio, anche qui Emidio guarì oltre mille infermi e testimoniò la sua fede, spezzando l'ara pagana e gettandola nel Tevere. Dapprima i sacerdoti pagani lo andarano a denunciare al prefetto, ma non avendo ottenuto soddisfazione da questi si ricredettero su Emidio e si recarono da lui per farsi a loro volta battezzare. Successivamente lo stesso prefetto saputo della distruzione dell'altare all'Isola Tiberina scatenò una persecuzione contro i cristiani.
Un angelo in sogno invita Emidio e i compagni a recarsi da papa Marcello, che li accolse, ordinò Emidio vescovo di Ascoli e Euplo diacono e li inviò in quella città. Emidio entrò quindi in Ascoli, città ancora pagana, e iniziò la sua predicazione. Il governatore Polimio lo fece chiamare invitandolo a sacrificare agli dei senza ottenere risposta. Data la giovane età di Emidio il governatore anziché arrestarlo gli diede alcuni giorni per riflettere ed Emidio ne approfittò per predicare e per compiere una guarigione miracolosa che convertì moltissimi ascolani. Il governatore Polimio lo richiamò per ottenere il sacrificio agli dei e credendolo incarnazione del dio Esculapio gli promise in matrimonio la propria figlia Polisia. In un incontro con la stessa Emidio la porta a conversione e dopo pochi giorni la battezza nelle acque del Tronto. Nella borgata Solestà battendo la roccia come Mosè Emidio fa scaturire una fonte di acqua limpida dove battezza più di mille ascolani. Polimio infuriato ordina l'arresto della figlia, che riuscirà a fuggire sul Monte Nero; quindi ordina la decapitazione di Emidio, durante la quale avvenne l'ultimo miracolo del santo, che invece che stramazzare al suolo raccolse il proprio capo e camminò fino al monte ove aveva costruito un oratorio dove morì. Era il 5 agosto 309, i fedeli sepellirono Emidio nella grotta sottostante l'oratorio e assalirono il palazzo di Polimio abbattendolo.
Nel 1703 un violento terremoto sconvolse le Marche ma non colpì la città di Ascoli, si dice protetta dal suo patrono, che è invocato oggi a protezione dai terremoti. In seguito a questo episodio la città di Ascoli eresse nel 1717 una chiesa dedicata appunto al santo e il cui interno è appunto la grotta dove Emidio morì e dove secondo la leggenda fu trovato il sepolcro del santo ricoperto di basilico.
Tratto da
https://www.aldomariavalli.it/2016/08/29/storia-di-emidio-il-santo-che-protegge-dai-terremoti/
La storia di Emidio è singolare
sotto diversi aspetti. Il futuro santo nasce nella Gallia Belgica, oggi
Germania, a Treviri, come il più famoso Ambrogio. L’anno è il 273, quindi circa
settant’anni prima di colui che diventerà vescovo di Milano. A differenza di
Ambrogio, appartenente a una famiglia cristiana, Emidio nasce pagano e si
converte al cristianesimo da giovane, grazie alla predicazione di Nazario e
Celso, evangelizzatori delle Gallie e futuri santi: gli stessi Nazario e Celso
dei quali Ambrogio troverà i corpi, nel 395, a Milano.
Nonostante l’opposizione della
famiglia, Emidio si converte, è battezzato e deve vedersela con alcuni pagani
che lo catturano e lo portano al tempio dedicato a Giove. Qui il giovane,
anziché abiurare, tiene una solenne professione di fede alla quale segue un
improvviso terremoto. I suoi persecutori fuggono ed Emidio decide di lasciare
la sua patria. Parte per l’Italia e va, come farà Ambrogio, a Milano, la città
che insieme a Treviri, Sirmio (nell’attuale Serbia) e Nicomedia
(nell’attuale Turchia) fa parte della Tetrarchia, il sistema di governo
imperiale a quattro capitali voluto da Diocleziano. A Milano Emidio riceve la
consacrazione sacerdotale e si distingue per la sua predicazione. A causa delle
persecuzioni scatenate dall’imperatore Diocleziano deve però fuggire e va a
Roma, dove si rende protagonista di numerose guarigioni miracolose. Per questo
il popolo lo porta sull’Isola Tiberina, dove sorge il tempio dedicato a
Esculapio, il dio della medicina, e anche lì Emidio opera guarigioni
miracolose. I romani, sorpresi e conquistati dai suoi prodigi, considerano
quindi Emidio la reincarnazione di Esculapio e forse proprio per questa sua
fama il papa lo nomina vescovo di Ascoli, in un periodo storico in cui la città
e la sua regione sono ancora da evangelizzare. Prima di raggiungere la sua
meta, Emidio si ferma all’Aquila, a Teramo e in altri centri che ricevono il
Vangelo proprio da lui. Arrivato ad Ascoli, deve fare i conti con il prefetto
romano, Polimio, che gli vieta di predicare il Vangelo, ma lui ignora l’ordine
e anzi, come a Roma, non solo predica, ma guarisce numerosi malati. Anche il
prefetto lo ritiene la reincarnazione di Esculapio, così gli ordina di offrire
sacrifici agli dei e gli promette in sposa la figlia, ma il futuro santo
rifiuta e anzi converte e battezza la giovane donna nelle acque del fiume
Tronto (il padre ordinerà alla ragazza di rinunciare alla fede e lei preferirà
uccidersi lanciandosi in un burrone). Per Emidio, inevitabile, arriva la
condanna a morte per decapitazione. Questa viene eseguita nell’anno 303, o 309,
ed è a sua volta singolare perché la leggenda narra che Emidio, dopo essere
stato decapitato, non muore subito ma, raccolta la sua testa, cammina per circa
trecento passi fino a raggiungere il monte sul quale aveva fatto costruire un
luogo di preghiera.
Questi santi che, dopo la
decapitazione, trasportano la loro testa sono detti cefalofori (dal greco:
trasportatori di testa) e, a quanto risulta, non sono rari. Lo stesso Giovanni
Battista, secondo alcuni, lo sarebbe stato, così come san Miniato, il nobile
armeno decapitato a Firenze, santa Caterina di Alessandria e san Dionigi
(Denis), primo vescovo di Parigi.
La decapitazione era riservata a
coloro che avevano meritato la morte per speciali qualità intellettuali, per la
predicazione, per l’intelligenza. Era un modo per annientare del tutto quelle
virtù, ma i cefalofori, trasportando la propria testa fino al luogo scelto per
la sepoltura, mettevano in atto un’estrema forma di resistenza e avevano, di
fatto, l’ultima parola.
Torniamo comunque a Emidio. Come e
perché diventa il santo protettore contro i terremoti?
Stando a quanto hanno ricostruito
gli studiosi, questa qualità gli viene riconosciuta molti secoli dopo la sua
morte, nel 1703. Quell’anno, nei mesi di gennaio e febbraio, l’Italia centrale
è funestata da una serie di terremoti devastanti, che colpiscono in particolare
Norcia, Amatrice e l’Aquila, ma Ascoli ne viene preservata: gli edifici
infatti, nonostante la violenza delle scosse, subiscono danni piuttosto lievi.
Inoltre gli ascolani che, per diverse ragioni, si trovano nei luoghi più
colpiti, si salvano. Il merito di un fatto tanto sensazionale è subito
attribuito al patrono della città e così nasce un culto che sarà sempre più
diffuso e prenderà il posto di altri.
Leggere anche
Storia di Sant’Emidio, patrono di Ascoli Piceno e protettore dai terremoti
Santo Paride
vescovo di Teano
Tratto da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/91417
Paride,
ateniese, essendosi rifugiato a Roma al tempo delle persecuzioni fu consacrato
vescovo di Teano dal papa s. Silvestro, non senza essersi prima acquistati
grandi meriti presso gli abitanti di questa città: egli, infatti, avrebbe
miracolosamente ammansito un enorme e terribile dragone, che arrecava continui
danni alla popolazione. Fu il Baronio ad introdurre questo nome nel
Martirologio Romano, in seguito però a comunicazioni dalla Chiesa di Teano.
Paride viene considerato come primo apostolo e patrono principale della città di Teano, dove sarebbe morto nel 346. Il suo corpo, conservato nella cattedrale, ha riscosso un culto immemorabile; anche a quanto riferisce Michele Monaco, la sua venerazione si diffuse anche altrove, come ad es. a Capua. La festa si celebra il 5 agosto.
Paride viene considerato come primo apostolo e patrono principale della città di Teano, dove sarebbe morto nel 346. Il suo corpo, conservato nella cattedrale, ha riscosso un culto immemorabile; anche a quanto riferisce Michele Monaco, la sua venerazione si diffuse anche altrove, come ad es. a Capua. La festa si celebra il 5 agosto.
Tratto
da
http://www.prolocoteanoeborghi.com/?page_id=183
(Si
narra che) San Paride, giovane presbitero di origini greche, sia sbarcato
a Napoli con un gruppo di mercanti e di lì si sia incamminato verso l’interno
della Campania. Giunto a Teano, restò incantato dallo splendore degli edifici
che fiancheggiavano la strada. Mentre osservava la bellezza della città
vide avanzarsi un corteo e, curioso di conoscerne la ragione, chiese
spiegazioni a degli abitanti del luogo. Gli fu spiegato che in quella
città veniva adorato un dio serpente e che a lui ogni giorno le vergini
appartenenti alle famiglie nobili della città portavano doni e cibarie.
Paride restò sconvolto dall’assurdità di tali riti e decise di intraprendere
una lotta col serpente per estirpare un culto pagano che stringeva la
popolazione nell’idolatria e nella paura. Non appena il serpente si fu
affacciato all’imbocco della sua tana, Paride gli schiacciò la testa col
bastone, lo legò con una fune e lo trascinò fino al vicino fiume Savone dove il
serpente trovò la morte. I cittadini, indignati per l’offesa recata alle loro
credenze, gettarono Paride davanti ai leoni perchè fosse sbranato. Soltanto
quando videro che queste si piegarono dinanzi a lui, si convertirono al
cristianesimo e lo elessero primo Vescovo della città.
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