Saint PANSOPHIOS d'Alexandrie, martyr sous Dèce (vers 250).
Sainte SECONDINE, vierge, martyre à Agnani sous Dèce. Santa Secondina, originaria di Anagni, si convertì al cristianesimo e ricevette il battesimo per mano del vescovo San Magno martire. Non tardò ad abbattersi anche su di lei la furia della persecuzione anticristiana indetta dall’imperatore Decio. Il suo corpo riposa nella cattedrale di Anagni, nell’altare di sinistra.
Saint MAXIME, évêque de Nole, martyr sous Dèce (vers 252).
Saint EPHYSE, apôtre de la Sardaigne, martyr sous Dioclétien (vers 286).
SIX MOINES, restés anonymes, morts dans le désert profond.
Saints ELPIDIOS, DANAX et HELENE.
Saint PAUL de Thèbes d'Egypte, père des ermites (341). (Office traduit en français par le père Denis Guillaume au tome I des Ménées.)
Incomincia
e
finisce da solo. Non fa neppure un discepolo. Nemmeno ci pensa. Sarà
considerato il primo degli eremiti cristiani, forse, ma non gli importa
che ce ne sia un secondo. Avvolto nel mistero e affascinante, questo
Paolo: non ha lasciato scritti o parole memorabili, morendo all
insaputa di tutti in un posto sconosciuto a moltissimi Sappiamo che è di
famiglia egiziana nobile, già cristiano. E che fugge verso il deserto
inizialmente per salvare insieme la fede e la vita. E cominciata infatti
la persecuzione ordinata dall imperatore Decio a metà del III secolo,
nel tentativo di ridare unità al mondo romano attorno alle antiche
divinità pagane. Una persecuzione breve, ma dura e capillare, perché si
chiede a ognuno di partecipare personalmente a riti pagani, come segno
di lealtà allo Stato. Chi accetta può vivere tranquillo, ricevendo una
sorta di certificato di buona condotta. E molti cristiani difatti
accettano, in modo più o meno convinto, per salvare la vita. Paolo non
rende omaggio agli dèi; si salva con la fuga.
Presto l imperatore Decio muore combattendo in Tracia contro i Goti (anno 251) e la persecuzione cessa. Ma Paolo non ritorna. Non lo si vede più: il deserto e la solitudine lo hanno conquistato. Lo appagano, lo fanno sentire realizzato e mai più bisognoso di tornare indietro verso la città, la famiglia, i beni. Un luogo montagnoso con nascondigli propizi; una fontana, e quindi degli alberi, dei frutti: questo diventa per lui il migliore dei mondi. Ci resterà per sessanta anni, morendo vecchissimo. San Gerolamo (ca. 347-420) scriverà su di lui un libro ricco di avventure entusiasmanti, ma sprovvisto di notizie certe.
Un santo bizzarro: senza data sicura della morte, senza che una sola parola sua ci sia pervenuta. in Egitto un monastero, di fronte al Sinai (eretto forse nel VI secolo da Giustiniano), che, secondo la tradizione, conserva la sua cella. Niente altro abbiamo che ci colleghi materialmente a quest’uomo del silenzio. Tuttavia la Chiesa ne conserva il ricordo, con questa aureola di isolamento radicale. Sappiamo che Antonio abate, maestro di monaci, andò a visitarlo da vecchio. E che, tornando dopo alcuni anni, non più trovato vivo. Anche all ncontro con la morte Paolo l egiziano è andato da solo. Nessuno ha saputo quando e come.
Presto l imperatore Decio muore combattendo in Tracia contro i Goti (anno 251) e la persecuzione cessa. Ma Paolo non ritorna. Non lo si vede più: il deserto e la solitudine lo hanno conquistato. Lo appagano, lo fanno sentire realizzato e mai più bisognoso di tornare indietro verso la città, la famiglia, i beni. Un luogo montagnoso con nascondigli propizi; una fontana, e quindi degli alberi, dei frutti: questo diventa per lui il migliore dei mondi. Ci resterà per sessanta anni, morendo vecchissimo. San Gerolamo (ca. 347-420) scriverà su di lui un libro ricco di avventure entusiasmanti, ma sprovvisto di notizie certe.
Un santo bizzarro: senza data sicura della morte, senza che una sola parola sua ci sia pervenuta. in Egitto un monastero, di fronte al Sinai (eretto forse nel VI secolo da Giustiniano), che, secondo la tradizione, conserva la sua cella. Niente altro abbiamo che ci colleghi materialmente a quest’uomo del silenzio. Tuttavia la Chiesa ne conserva il ricordo, con questa aureola di isolamento radicale. Sappiamo che Antonio abate, maestro di monaci, andò a visitarlo da vecchio. E che, tornando dopo alcuni anni, non più trovato vivo. Anche all ncontro con la morte Paolo l egiziano è andato da solo. Nessuno ha saputo quando e come.
Saint JEAN le Calyvite, Pauvre pour le Christ à Constantinople (Vème siècle). (Office traduit en français par le père Denis Guillaume au tome I des Ménées.)
I
genitori, Eutropio, senatore e generale d'esercito, e Teodora,
personaggi della più alta aristocrazia bizantina, avevano instradato i
due primi figli verso cariche onorifiche. Non riuscirono però nello
stesso intento con Giovanni, terzo e ultimo loro figlio, precocissimo
d'ingegno e straordinariamente dedito alla pietà. Questi, infatti,
dodicenne e alla fine degli studi di retorica, incontrato nella scuola
un monaco acemeta diretto a Gerusalemme, al suo ritorno dai luoghi
santi, fuggí con lui nel grande monastero degli Acemeti, che si trovava
allora sulla riva asiatica del Bosforo, nella località chiamata Ireneo, e
che era stato fondato, intorno al 420, dall'egumeno Alessandro a Gomon.
Questa comunità aveva raggiunto la sua massima prosperità e celebrità
sotto il secondo successore di Alessandro, Marcello, il quale accolse
Giovanni La comunità aveva come regola
e bandiera il Vangelo, di cui ogni monaco doveva portare sempre con sé
una copia. Giovanni se ne era procurata una mentre era ancora a
Costantinopoli in attesa che il monaco, col quale doveva fuggire da
casa, ritornasse da Gerusalemme. I genitori, ignari dello scopo da cui
il figlio era indotto a chiedere il testo evangelico, gliene avevano
procurato uno crisografato, miniato e ricoperto d'oro e di pietre
preziose che fu proprio quello che procurò al nostro santo l'appellativo
di "Possessore dell'Evangelo d'oro".
Dopo sei anni di perrnanenza nel monastero degli Acemeti, Giovanni lo abbandonò per ubbidire ad una seconda chiamata divina e, scambiati i suoi abiti con quelli di un accattone, ritornò a casa in incognito, vivendo da mendico dinanzi alla porta della casa paterna, sotto gli occhi dei suoi genitori. La madre, irritata alla vista di quello straccione, piú di una volta diede ordine ai servi di scacciarlo, ma il padre si mostrava piú umano e caritatevole. Il sovraintendente alla servitú del palazzo, approfittando dell'umanità del padrone e volendo insieme togliere quell'oggetto di fastidio dagli occhi della padrona, costruí accanto alla porta del palazzo una capanna nella quale il nostro santo visse per tre anni. Di qui gli altri due appellativi di "mendico" e di "calibita", dati a Giovanni nella tradizione. Soltanto tre giorni prima della morte, che presentí, si rivelò mostrando l'Evangelo d'oro.
Questa scoperta e la santa morte di Giovanni provocarono un enorme mutamento nell'animo dei genitori, i quali trasformarono il loro grande e lussuoso palazzo in uno xenodochio, in cui essi stessi servirono i pellegrini, e al posto della capanna, nella quale il loro santo figlio aveva vissuto per tre anni, eressero una chiesa che esisteva già nel 468 al momento del famoso incendio che distrusse una parte della città imperiale.
Dopo sei anni di perrnanenza nel monastero degli Acemeti, Giovanni lo abbandonò per ubbidire ad una seconda chiamata divina e, scambiati i suoi abiti con quelli di un accattone, ritornò a casa in incognito, vivendo da mendico dinanzi alla porta della casa paterna, sotto gli occhi dei suoi genitori. La madre, irritata alla vista di quello straccione, piú di una volta diede ordine ai servi di scacciarlo, ma il padre si mostrava piú umano e caritatevole. Il sovraintendente alla servitú del palazzo, approfittando dell'umanità del padrone e volendo insieme togliere quell'oggetto di fastidio dagli occhi della padrona, costruí accanto alla porta del palazzo una capanna nella quale il nostro santo visse per tre anni. Di qui gli altri due appellativi di "mendico" e di "calibita", dati a Giovanni nella tradizione. Soltanto tre giorni prima della morte, che presentí, si rivelò mostrando l'Evangelo d'oro.
Questa scoperta e la santa morte di Giovanni provocarono un enorme mutamento nell'animo dei genitori, i quali trasformarono il loro grande e lussuoso palazzo in uno xenodochio, in cui essi stessi servirono i pellegrini, e al posto della capanna, nella quale il loro santo figlio aveva vissuto per tre anni, eressero una chiesa che esisteva già nel 468 al momento del famoso incendio che distrusse una parte della città imperiale.
Saint AUGUSTIN, higoumène de Favianes (aujourd'hui Linz en Autriche), monastère fondé par saint Séverin du Norique (vers 500).
Saint EUGYPPIUS, réfugié du Norique, higoumène de Lacullano près de Naples et ami de saint Fulgence de Ruspe (511).
Saint ELOI, moine de Lérins (VIème siècle).
Sainte IDA ou ITA de Killeady, solitaire irlandaise puis abbesse dans le comté de Limerick (570).
Nata presso Drum (contea di
Waterford) Ita fu battezzata con il nome di Derthrea (Deirdre) o
Dorotea. A circa quattordici anni si consacrò a Dio, probabilmente nelle
mani di Declan di Ardmore. Emigrò quindi nel territorio di Hy-Conaill,
qualche miglio a Sud-Ovest di Limerick, fondando un monastero a Cluain
Credail (Killeedy, baronia di Glenquin, contea di Limerick) ai piedi
dello Sliabh Luachra. In seguito aprí una piccola scuola per bambini e
si dice che s. Erc le affidò il futuro s. Brendano di Clonfert.
Nota con l'appellativo di "Bianco sole delle donne del Munster" fu celebre per il suo ascetismo e per la pazienza nella malattia.
Chiamata spesso la "seconda Brigida" di Irlanda, si fa menzione della sua morte nel 571, negli Annali di Inisfallen (ca. 1092) con la seguente frase: "Morte di Ita di Cluain, madre adottiva di Gesú Cristo e di Brendano". Gli Annali riferiscono inoltre che nel 553 fu vinta una battaglia per le sue preghiere.
La festa di Ita si celebra il 15 gennaio in tutti i calendari.
Nota con l'appellativo di "Bianco sole delle donne del Munster" fu celebre per il suo ascetismo e per la pazienza nella malattia.
Chiamata spesso la "seconda Brigida" di Irlanda, si fa menzione della sua morte nel 571, negli Annali di Inisfallen (ca. 1092) con la seguente frase: "Morte di Ita di Cluain, madre adottiva di Gesú Cristo e di Brendano". Gli Annali riferiscono inoltre che nel 553 fu vinta una battaglia per le sue preghiere.
La festa di Ita si celebra il 15 gennaio in tutti i calendari.
Saint MAUR, disciple de saint Benoît de Nursie, fondateur du monastère de Glanfeuil près d'Angers (584).
Sainte TARCISE, vierge à Rodelle en Rouergue (actuel Aveyron) (vers 600).
Saint MALARD, évêque de Chartres (vers 660).
Saint BONNET ou BONT, chancelier de France sous le roi Siegbert II d'Austrasie, puis gouverneur de la Provence sous le roi Thierry III de Neustrie et d'Austrasie, puis évêque de Clermont d'Auvergne (710).
LO STESSO GIORNO, MEMORIA DEL NOSTRO SANTO PADRE ALESSANDRO L ACEMETA
Saint EMEBERT, évêque de Cambrai et Tournai (vers 710).
Saint MAUR ou MORT-NE, charbonnier devenu ermite près de Huy en Belgique (VIIIème siècle).
Saint CEOLWULF, roi de Northumbrie, puis moine de Lindisfarne (764).
Saint BLAITHMAIC, higoumène irlandais, martyr par la main des païens danois sur les marches de l'autel de l'église de Iona en Ecosse (823).
Saint GABRIEL, disciple de saint Jean de Rila, fondateur du monastère de Lesnov en Bulgarie (Xème siècle). (Office traduit en français par le père Denis Guillaume au tome I du Supplément aux Ménées.) Saint Gabriel, founder of the Lesnov monastery near the city of Kratov. Receiving a large inheritance after the death of his parents, he rejected marriage and became a monk on a mountain at Lesnov. There he built a church in the name of the Archangel Michael, and gathered many monks around him. He appointed an igumen, and left all his inheritance to the monastery. He then hid himself in a mine, where he lived in asceticism for thirty years, conquering demonic temptations through prayer and fasting.
He then returned to the Lesnov monastery and ended his life in peace. After thirty years, his relics were uncovered, and healings worked through them. Long afterwards, they were transferred to Trnovo [Tirnova] in Bulgaria.
Sant' Arsenio di Reggio Calabria Eremita
San Arsenio
compagno d'ascesi di San Elia lo
Speleota ( IX - X sec), era ieromnonaco e nelle celebrazioni dei Santi
Misteri aveva visioni sopranaturali.
Si narra, che un uomo, addetto alla
compravendita di schiavi, fu da lui avvertito di non esercitare quel
vergognoso mestiere; non avendogli ubbidito, dopo poco morì e la mogli
offrì del dnaro al Santo per la celebrazione dei Santi Misteri. Ma
mentre questi celebrava, arrivato al momento di nominare il defunto, un
Angelo lo prese per la veste e gli impose il silenzio. Egli allora
restituì il denaro alla vedova. Viceverse, Egli venne a conoscenza
della misericordia di Dio verso l'anima di un povero, per il quale
aveva celebrato il S. Sacrificio.
Morì assisito da San Elia lo Speleota verso il 904 o 928.
I Saraceni in uno dei loro assalti su
Reggio ( Calabria), scoperchiarono la sua tomba, credendovi nascosto un
qualche tesoro; ma vi trovarono il corpo incorrotto. Delusi lo vollero
bruciare, ma non vi riuscirono, perchè non fu possibile accendere il
fuoco
Saint PROCHORE, fondateur du monastère de Vranski en Bulgarie (XIème siècle).
LO STESSO GIORNO, MEMORIA DEL NOSTRO SANTO PADRE BARLAAM DI RUSSIA.
Nato
in
una famiglia appartenente alla nobiltà di Kiev, fuggì appena ragazzo
dalla propria casa per dedicarsi alla vita monastica. Si unì al nuovo
monastero che si stava formando nei pressi di Kiev intorno alla figura
carismatica di Sant'Antonio di PeÄerska, il quale, notato il suo
fervore, lo accettò tra i suoi seguaci e lo fece ordinare dal proprio
figlio spirituale e sacerdote Nikon. Il padre di Barlaam, contrario alle
scelte del figlio, cercò per due volte di farlo tornare, lamentando la
propria perdita con il Gran Principe Iziaslav I di Kiev. Quest'ultimo,
già in forte dissidio con il monastero a causa dell'ordinazione del
boiardo e nobile di corte Ephraim, lo appoggiò nelle rivendicazioni ma
non riuscì a ottenere il ritorno di Barlaam a causa della forte
opposizione di Nikon e del gesto di Antonio il quale, credendo di poter
così placare gli animi, si autoesiliò.
Nestor di PeÄerska, nella sua Vita di Sant'Antonio, a cui dobbiamo le
informazioni principali sulla vita di Barlaam, narra che la Principessa
Maria Casimirovna risolse il dissidio riuscendo a placare l'ira del
marito e permettendo in tal modo a Ephraim e al giovane Barlaam di
dedicarsi alla vita monastica. Una volta che il monastero si fu
ingrandito Antonio nominò Barlaam egumeno e si rifugiò in una grotta
dove passò, in solitudine e in preghiera, il resto della propria vita.
Nel 1058, Barlaam costruì una chiesa in legno in onore dell'Ascensione
della Vergine. Convinto dal principe Iziaslav, pochi anni dopo lasciò il
Lavra per dirigere il nuovo monastero della città, intitolato a San
Demetrio. Barlaam si recò per due volte in pellegrinaggio in Terra Santa
e, poco dopo il suo ritorno dal secondo viaggio, morì in Volinia, nel
monastero della Montagna Sacra di Vladimir. Fu seppellito nelle Grotte
Vicine del monastero delle grotte, ove i suoi resti
si trovano ancora.
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