Saint prophète SHEMAYA (Xème siècle avant Jésus-Christ).
Saint PATIENT, évêque de Metz (IIIème siècle).
Saints CLAUDE, CARBONAN, TIBUDIEN et PLANIUS, martyrs à Terni (Ombrie) sous Claude II le Gothique (268).
Saint MAXIME Ier, évêque de Pavie (vers 270).
S. Massimo nella serie dei vescovi di Pavia, esercitò il suo episcopato dopo il vescovo Epifanio e prima del vescovo Ennadio, quest’ultimo ne fece anche un elogio generico nel suo “Dictio in dedicatione missa Maximo episcopo”, pervenuto fino a noi.
In base a queste notizie si può collocare il suo episcopato tra la fine del V e l’inizio del VI secolo, il ‘Martyrologium Romanum’ riporta come anno della sua morte il 514.
Vi sono ancora alcuni documenti storici che parlano di lui, uno del XIII secolo che indica il 9 gennaio come giorno della sua memoria e un altro del secolo XIV che lo colloca tra i vescovi di Pavia canonizzati e dice che era sepolto nella chiesa di S. Giovanni in Borgo.
Per un errore di trascrizione nella lista episcopale dell’antica città di Pavia, risultano due Massimo, ma in realtà è uno solo, ricordato due volte.
Attualmente egli è ricordato nella diocesi l’8 gennaio.
Saint PATIENT, évêque de Metz (IIIème siècle).
Saints CLAUDE, CARBONAN, TIBUDIEN et PLANIUS, martyrs à Terni (Ombrie) sous Claude II le Gothique (268).
Saint MAXIME Ier, évêque de Pavie (vers 270).
S. Massimo nella serie dei vescovi di Pavia, esercitò il suo episcopato dopo il vescovo Epifanio e prima del vescovo Ennadio, quest’ultimo ne fece anche un elogio generico nel suo “Dictio in dedicatione missa Maximo episcopo”, pervenuto fino a noi.
In base a queste notizie si può collocare il suo episcopato tra la fine del V e l’inizio del VI secolo, il ‘Martyrologium Romanum’ riporta come anno della sua morte il 514.
Vi sono ancora alcuni documenti storici che parlano di lui, uno del XIII secolo che indica il 9 gennaio come giorno della sua memoria e un altro del secolo XIV che lo colloca tra i vescovi di Pavia canonizzati e dice che era sepolto nella chiesa di S. Giovanni in Borgo.
Per un errore di trascrizione nella lista episcopale dell’antica città di Pavia, risultano due Massimo, ma in realtà è uno solo, ricordato due volte.
Attualmente egli è ricordato nella diocesi l’8 gennaio.
Saint LUCIEN, premier évêque de Beauvais (?), et ses compagnons MAXIMIEN et JULIEN, martyrs à Beauvais (vers 290).
Luciano,
Massimiano e Giuliano furono tre missionari inviati da Roma da papa San
Clemente I attorno alla metà del III secolo d.C. per evangelizzare la
regione di Beauvais, nelle Gallie. Qui subirono il
martirio durante le persecuzioni dell'imperatore Diocleziano. Luciano,
in quanto capo della spedizione, è considerato fondatore e primo vescovo
della diocesi di Beauvais, di cui è patrono.
http://www.santiebeati.it/dettaglio/36630
Saints THEOPHILE, diacre, et HELLADE, laïc, martyrs en Libye (IVème siècle).
Saint CARTERIOS de Césarée de Cappadoce, prêtre, martyr sous Dioclétien (vers 304).
Saint EUGENIEN, évêque d'Autun en Bourgogne, martyr (vers 340).
Saint AGATHON, ascète en Egypte (IVème siècle). Ilarione e Agatone furono ambedue solitari nel IV secolo, in Egitto: monaci cioè che, dietro l'esempio di Sant'Antonio Abate, si ritirarono nel deserto della Tebaide, conducendovi vita di isolamento e di rigore.
Nel ricordo che di loro ci è pervenuto, appaiono ambedue pieni di saggezza, di pazienza e di devozione. Da giovani, gravi e dignitosi come vecchi; da vecchi, freschi e lieti come giovani .Sempre umili e sereni, fecero guerra sempre e soltanto alle tentazioni, sia da giovani che da vecchi, e al demonio, che abita anch'esso i luoghi deserti. Ad Agatone, che in greco vuol dire " ottimo ", sono attribuiti detti spirituali e morali bellissimi. " Con il lavoro - egli asseriva - si provvede alla nostra salute e si fa guerra al demonio ".
" Siate - insegnava poi - come una colonna di pietra, che non monta in collera quando viene maltrattata, ma che neanche diventa più alta quando viene lodata ".
Saint EGEMON, évêque d'Autun, confesseur (vers 374).
Sainte DOMNIQUE ou DOMINIQUE, moniale (Vème siècle). (Office traduit en français par le père Denis Guillaume au tome I des Ménées.)
Saint SEVERIN, évêque de Septempeda, aujourd'hui San-Severino dans la Marche d'Ancône, thaumaturge (540).
Saint THEODORE, oncle de l'impératrice Théodora, épouse de Justinien, général devenu ermite puis fondateur du monastère de Chora à Constantinople (568).
Saint GEORGES de Chozéba, ascète en Palestine (VIIème siècle). (Office traduit en français par le père Denis Guillaume au tome I des Ménées.)
Saint ALBERT, patron de la ville de Cashel en Irlande (VIIème siècle).
Saint FROBERT, moine de Luxeuil et premier higoumène de Moutier-la-Celle près de Troyes en Champagne (673).
Saint BAUDOUIN, fils de saint Blandin et de sainte Salaberge, chanoine de la cathédrale de Laon, assassiné en haine de sa justice et de sa piété (677).
Saint ERHARD, EBERHARD ou EVRARD, Scot d'origine, évêque missionnaire en Allemagne et chorévêque à Ratisbonne (vers 700).
Saint MAURONT, higoumène de Saint-Florent-le-Vieux près de Saumur (vers 710).
Sainte GUDULE, moniale, patronne de Bruxelles (712). (Office composé en français par le père Denis Guillaume au tome I du Supplément aux Ménées.)
Saint ABO, musulman converti, martyr par la main des Musulmans à Tbilissi en Géorgie (785).
Saint GREGOIRE, thaumaturge de la laure des Grottes de Kiev (XIII-XIVème siècles).
Saint MACAIRE MAKRIS, higoumène du monastère du Christ Pantocrator à Constantinople (1431).
Saint ISIDORE, prêtre, et ses SEPTANTE-DEUX fidèles, martyrs par la main des Catholiques-Romains à Youriev (Estonie 1472).
Saint PAÏSSIUS d'Ouglitch (Russie 1504)
Saints THEOPHILE, diacre, et HELLADE, laïc, martyrs en Libye (IVème siècle).
In
Libia, santi martiri Teofilo, diacono, e Elladio: si tramanda che, dopo
essere stati dilaniati e punti con cocci affilatissimi, furono infine
gettati nel fuoco.
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Saint CARTERIOS de Césarée de Cappadoce, prêtre, martyr sous Dioclétien (vers 304).
Saint EUGENIEN, évêque d'Autun en Bourgogne, martyr (vers 340).
Saint AGATHON, ascète en Egypte (IVème siècle). Ilarione e Agatone furono ambedue solitari nel IV secolo, in Egitto: monaci cioè che, dietro l'esempio di Sant'Antonio Abate, si ritirarono nel deserto della Tebaide, conducendovi vita di isolamento e di rigore.
Nel ricordo che di loro ci è pervenuto, appaiono ambedue pieni di saggezza, di pazienza e di devozione. Da giovani, gravi e dignitosi come vecchi; da vecchi, freschi e lieti come giovani .Sempre umili e sereni, fecero guerra sempre e soltanto alle tentazioni, sia da giovani che da vecchi, e al demonio, che abita anch'esso i luoghi deserti. Ad Agatone, che in greco vuol dire " ottimo ", sono attribuiti detti spirituali e morali bellissimi. " Con il lavoro - egli asseriva - si provvede alla nostra salute e si fa guerra al demonio ".
" Siate - insegnava poi - come una colonna di pietra, che non monta in collera quando viene maltrattata, ma che neanche diventa più alta quando viene lodata ".
Saint EGEMON, évêque d'Autun, confesseur (vers 374).
Sainte DOMNIQUE ou DOMINIQUE, moniale (Vème siècle). (Office traduit en français par le père Denis Guillaume au tome I des Ménées.)
Love
for Christ illumined thy mind, and thou didst shine in asceticism like a
radiant lamp, O Dominica hence the Lord revealed thee as a lampbearing
guide of monastics in life and word. Intercede with him O Godbearer,
that all may be saved
Sainte ERGNAD, moniale en Irlande.
Saint ATTIQUE, patriarche de Constantinople (406-425), qui réhabilita la mémoire de saint Jean Chrysostome injustement condamné (425).
Saint GUITHELIN, évêque de Londres (435).
Saint NETHELM ou NATHALAN, évêque d'Aberdeen en Ecosse (452). o secondo altra tradizione morto nel 678
Sainte ERGNAD, moniale en Irlande.
Saint ATTIQUE, patriarche de Constantinople (406-425), qui réhabilita la mémoire de saint Jean Chrysostome injustement condamné (425).
Saint GUITHELIN, évêque de Londres (435).
Saint NETHELM ou NATHALAN, évêque d'Aberdeen en Ecosse (452). o secondo altra tradizione morto nel 678
http://www.santiebeati.it/dettaglio/36670
Saint MAXIME, prêtre, et CINQUANTE-CINQ compagnons, martyrs en Norique par la main des Hérules.
Saint SEVERIN du Norique, abbé, apôtre du Norique (actuelle Autriche) (481).
Saint MAXIME, prêtre, et CINQUANTE-CINQ compagnons, martyrs en Norique par la main des Hérules.
Saint SEVERIN du Norique, abbé, apôtre du Norique (actuelle Autriche) (481).
(En
488, lors de la chute du Norique devant l'assaut des Ruges, les Latins
du Norique se replièrent pour la plupart en Italie en emportant avec eux
les reliques de saint Séverin. Une petite présence latine survécut
encore aux invasions des Alamans et des Francs, et envoya des évêques à
un concile de Grado en 577 ou 579, mais ce dernier reste fut coupé du
patriarcat d'Aquilée par les invasions slaves. Les derniers isolats
latins se germanisèrent au IXème siècle. La latinité dut se replier au
sud des Alpes et,
depuis, elle n'a pu reprendre pied dans le Norique et les Champs
décumates. Les reliques de saint Séverin furent transportées à
Monte-Feltro, puis à Lucullano en 493 ou 494, puis à Naples en 910.)
Nato
forse da nobile famiglia romana verso il 410, dopo un soggiorno in
Oriente, intorno al 454 si stabilì sul Danubio, ai confini del Norico e
della Pannonia, erigendovi dei monasteri idonei a dar rifugio alle
popolazioni minacciate e al tempo stesso punti di irradiazione del
vangelo tra le tribù barbare.
Ugualmente portato alla vita contemplativa ed eremitica ed all'attività missionaria e favorito del carisma della profezia, S. Severino fu preveggente anche sul piano umano. Comprese infatti che il moto delle giovani popolazioni barbare era inarrestabile e che la decadente società romana avrebbe tratto vigore dalla trasfusione di queste nuove forze.
Era però necessario aprire le loro menti alla verità del vangelo prima ancora entrare in diretto contatto. Con un gesto coraggioso che gli attirò l'ammirazione dei rudi guerrieri, raggiunse Comagène, già in mano nemica; la sua concreta carità verso i bisognosi gli conquistò in maniera definitiva il cuore semplice dei "barbari", a cominciare dai capi. Gibuldo, re degli Alamanni, mostrava per lui "somma riverenza ed affetto", come dice il suo biografo Eugippo, e lo ascoltava con rispetto, docile come un figlio; Flacciteo, re dei Rugi, "lo consultava nelle imprese pericolose come un oracolo celeste".
Non mancarono segni del cielo che convalidavano le sue parole. Un giorno la nuora di Flacciteo aveva convinto questi, contro il parere di Severino, a non concedere la libertà ad alcuni prigionieri; Severino l'ammonì con energia a temere l'ira di Dio: quella notte stessa il nipote di Flacciteo venne fatto prigioniero da un'altra tribù barbarica e ottenne la libertà solo per intervento di Severino.
Riverito e amato dall'umile gente come da re e guerrieri, egli visse poveramente, senza trarre per sé alcun vantaggio materiale: vestiva una tunica identica estate e inverno, dormiva le poche ore di sonno steso per terra, con e in quaresima prendeva cibo solo una volta alla settimana. Morì l'8 gennaio 482. Le sue reliquie vengono ora venerate a Frattamaggiore (Napoli) insieme al martire Sosso.
Ugualmente portato alla vita contemplativa ed eremitica ed all'attività missionaria e favorito del carisma della profezia, S. Severino fu preveggente anche sul piano umano. Comprese infatti che il moto delle giovani popolazioni barbare era inarrestabile e che la decadente società romana avrebbe tratto vigore dalla trasfusione di queste nuove forze.
Era però necessario aprire le loro menti alla verità del vangelo prima ancora entrare in diretto contatto. Con un gesto coraggioso che gli attirò l'ammirazione dei rudi guerrieri, raggiunse Comagène, già in mano nemica; la sua concreta carità verso i bisognosi gli conquistò in maniera definitiva il cuore semplice dei "barbari", a cominciare dai capi. Gibuldo, re degli Alamanni, mostrava per lui "somma riverenza ed affetto", come dice il suo biografo Eugippo, e lo ascoltava con rispetto, docile come un figlio; Flacciteo, re dei Rugi, "lo consultava nelle imprese pericolose come un oracolo celeste".
Non mancarono segni del cielo che convalidavano le sue parole. Un giorno la nuora di Flacciteo aveva convinto questi, contro il parere di Severino, a non concedere la libertà ad alcuni prigionieri; Severino l'ammonì con energia a temere l'ira di Dio: quella notte stessa il nipote di Flacciteo venne fatto prigioniero da un'altra tribù barbarica e ottenne la libertà solo per intervento di Severino.
Riverito e amato dall'umile gente come da re e guerrieri, egli visse poveramente, senza trarre per sé alcun vantaggio materiale: vestiva una tunica identica estate e inverno, dormiva le poche ore di sonno steso per terra, con e in quaresima prendeva cibo solo una volta alla settimana. Morì l'8 gennaio 482. Le sue reliquie vengono ora venerate a Frattamaggiore (Napoli) insieme al martire Sosso.
Saint SEVERIN, évêque de Septempeda, aujourd'hui San-Severino dans la Marche d'Ancône, thaumaturge (540).
Saint THEODORE, oncle de l'impératrice Théodora, épouse de Justinien, général devenu ermite puis fondateur du monastère de Chora à Constantinople (568).
Saint GEORGES de Chozéba, ascète en Palestine (VIIème siècle). (Office traduit en français par le père Denis Guillaume au tome I des Ménées.)
http://www.santiebeati.it/dettaglio/91628
Saint ALBERT, patron de la ville de Cashel en Irlande (VIIème siècle).
Il soggiorno di Erardo a Ratisbona negli anni a
cavallo fra il VII e l'VIII secolo, la sua morte in quella città e il
culto che gli fu reso soprattutto in Baviera - attestato da numerosi
centri abitati che ne portano il nome - sono gli elementi più certi su
questo santo, rimasto per il resto avvolto da uno spesso velo di
leggenda. Secondo alcuni studiosi Erardo era vescovo di Ardagh in
Irlanda, poi partì per il continente insieme al futuro sant'Alberto di
Cashel, arrivando fino a Roma; poi, mentre Alberto proseguì per
Gerusalemme, Erardo si recò in Baviera, stabilendosi a Ratisbona, dove
sarebbe stato eletto vescovo. Altri invece suppongono che Erardo fosse
un vescovo itinerante ordinato da san Bonifacio, il grande apostolo
della Germania. Nella Vita di sant'Odilia, patrona dell'Alsazia, si
racconta che, cieca dalla nascita, essa riacquistò miracolosamente la
vista quando fu battezzata da Erardo vescovo di Ratisbona. Proprio il
battesimo di Odilia (festeggiata il 13 dicembre), col conseguente
prodigioso recupero della vista, è l'episodio della vita di Erardo che
più ha colpito la fantasia, influenzando gli artisti che si sono a esso
ispirati
http://www.santiebeati.it/dettaglio/92124
Saint JEAN, ermite en Sicile, qui vit saint Denis, saint Maurice et saint Martin disputer l'âme du roi Dagobert au démon (VIIème siècle).
Saint JEAN, ermite en Sicile, qui vit saint Denis, saint Maurice et saint Martin disputer l'âme du roi Dagobert au démon (VIIème siècle).
Saint FROBERT, moine de Luxeuil et premier higoumène de Moutier-la-Celle près de Troyes en Champagne (673).
Saint BAUDOUIN, fils de saint Blandin et de sainte Salaberge, chanoine de la cathédrale de Laon, assassiné en haine de sa justice et de sa piété (677).
Saint ERHARD, EBERHARD ou EVRARD, Scot d'origine, évêque missionnaire en Allemagne et chorévêque à Ratisbonne (vers 700).
http://www.santiebeati.it/dettaglio/92123
Saint MAURONT, higoumène de Saint-Florent-le-Vieux près de Saumur (vers 710).
Sainte GUDULE, moniale, patronne de Bruxelles (712). (Office composé en français par le père Denis Guillaume au tome I du Supplément aux Ménées.)
http://www.santiebeati.it/dettaglio/92856
Saint CYR ou KYROS, patriarche de Constantinople (706-711), qui confessa la foi orthodoxe contre le regain du monothélisme sous l'usurpateur Philippicus (vers 714).
Sainte PEGUE, PEE ou PEGE, moniale en Angleterre (peu après 717).
Saint GARIBALD ou GAUDEBALD, premier évêque de Ratisbonne (Regensburg) en Bavière (761).
Saint CYR ou KYROS, patriarche de Constantinople (706-711), qui confessa la foi orthodoxe contre le regain du monothélisme sous l'usurpateur Philippicus (vers 714).
Sainte PEGUE, PEE ou PEGE, moniale en Angleterre (peu après 717).
Saint GARIBALD ou GAUDEBALD, premier évêque de Ratisbonne (Regensburg) en Bavière (761).
Saint ABO, musulman converti, martyr par la main des Musulmans à Tbilissi en Géorgie (785).
Saint
Abo était un jeune arabe de la ville de Bagdad, la capitale de
l'immense califat qui, en cette seconde moitié du huitième siècle,
s'étendait jusqu'aux confins de l'ancien empire perse.
Elevé dans la religion musulmane et instruit dans l'art des parfums
autant que dans les lettres arabes, il rentra au service du prince de
Géorgie, Nersès, alors en disgrâce et tenu prisonnier à Bagdad. Lorsque
ce dernier fut libéré par le nouveau calife (776) et put reprendre le
gouvernement du royaume chrétien de Géorgie, Abo le suivit dans cette
terre lointaine, il en apprit la langue, s'intéressa à sa culture et
surtout, frappé par la douceur des moeurs des Chrétiens, il se mit avec
ferveur à l'étude de l'Ecriture Sainte et des Dogmes de la Sainte
Eglise. Rapidement convaincu que là était la Vérité, il ne pouvait
cependant recevoir le Saint Baptême, de peur d'être aussitôt mis à mort
par les Sarrasins; aussi observait-il en secret le mode de vie des
Chrétiens. Trois ans plus tard, Nersès ayant de nouveau perdu les
faveurs du calife, Abo l'accompagna dans sa fuite vers le pays des
Khazars, (au Nord du Caucase), peuple sauvage et sanguinaire qui
reconnaissait pourtant le
Dieu Créateur et qui leur fit bon acceuil. Abo put être baptisé au nom
de la Sainte Trinité et persévérer librement dans le jeûne et la prière,
tout en suivant son maître dans ses tribulations. Pendant le Carême,
bien qu'il vécût en ville, il menait des combats semblables à ceux des
grands maîtres du désert, soumettant les élans de la chair à l'esprit et
repoussant les assauts des démons par le jeûne prolongé, le silence et
les veilles.
Comme Nersès avait obtenu la permission de rentrer dans sa patrie, Abo insista pour le suivre et révéler publiquement sa conversion à ses anciens coreligionnaires. "Quel mérite y aurait-il pour moi à rester en ce pays où il n'y a ni danger, ni occasion de mourir pour le Christ?" disait-il. Parvenu à Tiflis, il professa ouvertement sa Foi Chrétienne, en dépit des injures et des tentatives d'intimidation, sans être toutefois sérieusement inquiété: car son heure n'était pas encore venue (cf. Jean 7:30; 8:20). Finalement arrêté (à la fin de l'année 785) et mis en jugement devant l'émir, il fut jeté en prison où, chargé de lourdes chaînes, il resta pendant dix jours dans le jeûne, les hymnes d'action de grâces et la prière incessante. Le dernier jour, après avoir annoncé à ses compagnons que l'heure de son union au Christ était désormais proche, il vendit ses vêtements et demanda qu'on brûlât pour lui dans toutes les églises de la ville encens et cierges, afin qu'il fût fortifié par les prières de l'Eglise. Puis il passa toute la nuit de la Fête de la Théophanie debout au milieu de sa cellule, en tenant en mains deux grands cierges qui achevèrent de se consumer à l'aube. Le Saint dit alors: "Comme mon Seigneur Jésus-Christ est descendu nu en ce jour dans les eaux du Jourdain pour être baptisé, c'est mon tour maintenant de descendre en ville, comme dans les eaux sacrées, pour être baptisé par le feu et l'Esprit dans mon propre sang ... " Il se lava le visage, s'oignit de parfums en chantant: "Courons derrière Toi dans l'effluve de tes parfums" (Cantique des cantiques 1:4); puis, après avoir communié aux précieux Corps et Sang de Notre Seigneur, il suivit docilement ses bourreaux, en consolant sur le chemin les fidèles qui pleuraient. Il leur disait: "Ne pleurez pas sur moi, mais soyez joyeux, car je vais vers mon Seigneur". Quand on lui enleva ses chaînes, il arracha soudain sa tunique, et nu comme au Baptême, les bras en croix et le visage plein de joie, il tendit le cou sous l'épée en invoquant le Christ.
De peur qu'on ne vienne vénérer son corps, les Sarrasins le brûlèrent et jetèrent ses restes dans le fleuve, avec la terre imprégnée de son sang. Mais une colonne de feu apparut bientôt sur le lieu de son exécution et au-dessus des eaux, si bien que les fidèles purent récupérer et dignement vénérer ses précieuses Reliques.
Comme Nersès avait obtenu la permission de rentrer dans sa patrie, Abo insista pour le suivre et révéler publiquement sa conversion à ses anciens coreligionnaires. "Quel mérite y aurait-il pour moi à rester en ce pays où il n'y a ni danger, ni occasion de mourir pour le Christ?" disait-il. Parvenu à Tiflis, il professa ouvertement sa Foi Chrétienne, en dépit des injures et des tentatives d'intimidation, sans être toutefois sérieusement inquiété: car son heure n'était pas encore venue (cf. Jean 7:30; 8:20). Finalement arrêté (à la fin de l'année 785) et mis en jugement devant l'émir, il fut jeté en prison où, chargé de lourdes chaînes, il resta pendant dix jours dans le jeûne, les hymnes d'action de grâces et la prière incessante. Le dernier jour, après avoir annoncé à ses compagnons que l'heure de son union au Christ était désormais proche, il vendit ses vêtements et demanda qu'on brûlât pour lui dans toutes les églises de la ville encens et cierges, afin qu'il fût fortifié par les prières de l'Eglise. Puis il passa toute la nuit de la Fête de la Théophanie debout au milieu de sa cellule, en tenant en mains deux grands cierges qui achevèrent de se consumer à l'aube. Le Saint dit alors: "Comme mon Seigneur Jésus-Christ est descendu nu en ce jour dans les eaux du Jourdain pour être baptisé, c'est mon tour maintenant de descendre en ville, comme dans les eaux sacrées, pour être baptisé par le feu et l'Esprit dans mon propre sang ... " Il se lava le visage, s'oignit de parfums en chantant: "Courons derrière Toi dans l'effluve de tes parfums" (Cantique des cantiques 1:4); puis, après avoir communié aux précieux Corps et Sang de Notre Seigneur, il suivit docilement ses bourreaux, en consolant sur le chemin les fidèles qui pleuraient. Il leur disait: "Ne pleurez pas sur moi, mais soyez joyeux, car je vais vers mon Seigneur". Quand on lui enleva ses chaînes, il arracha soudain sa tunique, et nu comme au Baptême, les bras en croix et le visage plein de joie, il tendit le cou sous l'épée en invoquant le Christ.
De peur qu'on ne vienne vénérer son corps, les Sarrasins le brûlèrent et jetèrent ses restes dans le fleuve, avec la terre imprégnée de son sang. Mais une colonne de feu apparut bientôt sur le lieu de son exécution et au-dessus des eaux, si bien que les fidèles purent récupérer et dignement vénérer ses précieuses Reliques.
Saint ATHELHELM, archevêque de Cantorbéry (923).
Saint GREGOIRE, évêque d'Ohrid (1012).
Saint GREGOIRE le Reclus, clairvoyant de la laure des Grottes de Kiev (1093).
Saint GREGOIRE, évêque d'Ohrid (1012).
Saint GREGOIRE le Reclus, clairvoyant de la laure des Grottes de Kiev (1093).
Saint GREGOIRE, thaumaturge de la laure des Grottes de Kiev (XIII-XIVème siècles).
Saint MACAIRE MAKRIS, higoumène du monastère du Christ Pantocrator à Constantinople (1431).
Saint ISIDORE, prêtre, et ses SEPTANTE-DEUX fidèles, martyrs par la main des Catholiques-Romains à Youriev (Estonie 1472).
Saint
Isidore was priest of St Nicholas church in the city of Yuriev (Derpto,
at present Taru in Estonia). According to the terms of a treaty
concluded in 1463 between the Moscow Great Prince Ivan III and the
Livonian knights, the latter were obligated to extend every protection
to the Orthodox at Derpto. But the Livonian knights (who were German
Catholics) broke the treaty and tried to force the Orthodox to become
Roman Catholics.
The priest Isidore bravely stood forth in defense of Orthodoxy, preferring to accept a martyr's crown rather than submit to the Catholics. The Latin bishop and the Roman Catholic nobles of Yuriev had been told that St Isidore and the Orthodox population of the city had spoken against the faith and customs of the Germans.
When St Isidore and seventy-two of his parishioners went to bless the waters of the River Omovzha (or Emaiyga, now Emajogi) for the Feast of Theophany, they were arrested and brought before the Latin bishop Andrew and the civil judges of the city. Pressure was brought on them to convert to Catholicism, but the saint and his flock refused to renounce Christ or the Orthodox Faith. Enraged by this, the authorities had them thrown into prison.
St Isidore encouraged his flock to prepare themselves for death, and not to fear torture. He partook of the reserved Gifts he carried with him, then communed all the men, women, and children with the Holy and Life-Giving Mysteries of Christ.
Then the bishop and the judges summoned the Orthodox to appear before them once more, demanding that they convert to Catholicism. When they refused to do so, they were dragged back to the river and pushed through the hole in the ice that they had cut to bless the water. So they all suffered and died for Christ, Who bestowed on them crowns of unfading glory.
During the spring floods, the incorrupt bodies of the holy martyrs, including the fully-vested body of the hieromartyr Isidore, were found by Russian merchants journeying along the river bank. They buried the saints around the church of St Nicholas.
Although people began to venerate these saints shortly after their death, they were not officially glorified by the Church until 1897
The priest Isidore bravely stood forth in defense of Orthodoxy, preferring to accept a martyr's crown rather than submit to the Catholics. The Latin bishop and the Roman Catholic nobles of Yuriev had been told that St Isidore and the Orthodox population of the city had spoken against the faith and customs of the Germans.
When St Isidore and seventy-two of his parishioners went to bless the waters of the River Omovzha (or Emaiyga, now Emajogi) for the Feast of Theophany, they were arrested and brought before the Latin bishop Andrew and the civil judges of the city. Pressure was brought on them to convert to Catholicism, but the saint and his flock refused to renounce Christ or the Orthodox Faith. Enraged by this, the authorities had them thrown into prison.
St Isidore encouraged his flock to prepare themselves for death, and not to fear torture. He partook of the reserved Gifts he carried with him, then communed all the men, women, and children with the Holy and Life-Giving Mysteries of Christ.
Then the bishop and the judges summoned the Orthodox to appear before them once more, demanding that they convert to Catholicism. When they refused to do so, they were dragged back to the river and pushed through the hole in the ice that they had cut to bless the water. So they all suffered and died for Christ, Who bestowed on them crowns of unfading glory.
During the spring floods, the incorrupt bodies of the holy martyrs, including the fully-vested body of the hieromartyr Isidore, were found by Russian merchants journeying along the river bank. They buried the saints around the church of St Nicholas.
Although people began to venerate these saints shortly after their death, they were not officially glorified by the Church until 1897
Saint PAÏSSIUS d'Ouglitch (Russie 1504)
Saint
Paisius of Uglich was igumen of the Protection monastery, near Uglich.
He was born in the Tver district near the city of Kashin, and he was a
nephew of St Macarius of Kalyazin (March 17).
St Paisius entered his uncle's monastery after the death of his parents, when he was just an eleven-year-old child. Under his uncle's guidance, St Paisius led a monastic life of obedience, fasting and prayer, and he was put to work copying soul-saving books.
"A man wondrous of spirit, famed teacher of holiness and most astounding wonderworker, he founded (in 1464) the cenobitic Protection monastery three versts from Uglich at the wish of Prince Andrew, and he was chosen igumen." St Paisius was also "founder and organizer of the holy Nikolsky Grekhozaruchnya monastery in 1489.
Struggling at the Protection monastery, St Paisius lived into old age and died on June 6, 1504. His relics, glorified by miracles, rest beneath a crypt in the Protection monastery.
.
Saint VICTOR, prêtre, martyr par la main des Communistes (Russie 1937).
Saint DEMETRE, prêtre, martyr par la main des Communistes (Russie 1938).
Saint MICHEL, prêtre, martyr par la main des Communistes (Russie 1941).
Fêtes mobiles: le 1er dimanche après la Théophanie, mémoire des vierges martyres de la métropole d'Edesse et Pella: NEOLLINA, DOMNINE et PARTHENA (entre 1373 et 1375); le 2ème dimanche de janvier, mémoire de la FAMILLE de saint Basile le Grand (décision du Saint Synode de l'Eglise de Grèce du 4 septembre 1998).
St Paisius entered his uncle's monastery after the death of his parents, when he was just an eleven-year-old child. Under his uncle's guidance, St Paisius led a monastic life of obedience, fasting and prayer, and he was put to work copying soul-saving books.
"A man wondrous of spirit, famed teacher of holiness and most astounding wonderworker, he founded (in 1464) the cenobitic Protection monastery three versts from Uglich at the wish of Prince Andrew, and he was chosen igumen." St Paisius was also "founder and organizer of the holy Nikolsky Grekhozaruchnya monastery in 1489.
Struggling at the Protection monastery, St Paisius lived into old age and died on June 6, 1504. His relics, glorified by miracles, rest beneath a crypt in the Protection monastery.
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Saint VICTOR, prêtre, martyr par la main des Communistes (Russie 1937).
Saint DEMETRE, prêtre, martyr par la main des Communistes (Russie 1938).
Saint MICHEL, prêtre, martyr par la main des Communistes (Russie 1941).
Fêtes mobiles: le 1er dimanche après la Théophanie, mémoire des vierges martyres de la métropole d'Edesse et Pella: NEOLLINA, DOMNINE et PARTHENA (entre 1373 et 1375); le 2ème dimanche de janvier, mémoire de la FAMILLE de saint Basile le Grand (décision du Saint Synode de l'Eglise de Grèce du 4 septembre 1998).
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