lunedì 28 maggio 2018

28 Maggio Santi Italici ed Italo greci


 miniatura fine  sec. XII - I corali benedettini di San Sisto a Piacenza

 miniatura fine sec. XII
da I corali benedettini di San Sisto a Piacenza

Santi Emilio, Felice, Priamo e Feliciano Martiri venerati in Sardegna -Sono commemorati nel Geronimiano e in altri martirologi antichi il 28 maggio
Tratto da
http://www.ultimora.news/santo-del-giorno-oggi-28-maggio
Le notizie sul santo di oggi sono antichissime, poiché la sua storia risale al I secolo o al II secolo. Quel poco che si conosce è che fu vescovo di Cagliari e morì martire.
Probabilmente la sua morte fu dovuta alle persecuzioni di Nerone, oppure nel II secolo presso la porta Cabagna a Cagliari. Morì per lapidazione in una località specifica, Sestu, dove sorge una antica chiesa romanica a lui dedicata.
Il nome originale è San Gemiliano, che in sardo è San Milanu, ma comunque riferito a Emilio: il santo di oggi è molto venerato nella Sardegna meridionale, ed è patrono della Diocesi di Alghero-Bosa e dei paesi di Bosa e Samassi ed è compatrono della cittadina di Sestu.
Tratto da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/91421
Luciano o Feliciano, martire sardo, discepolo dei santi apostoli Giacomo e Paolo, dai quali ascoltò il primo annuncio del Vangelo e di san Pietro, che lo battezzò. Fu ucciso con un colpo di lancia del preside del processo Felice: era il 28 maggio del 69.
La chiesa di Cagliari lo celebra il 28 maggio e il 10 marzo giorno del ritrovamento delle sue s. reliquie ora deposte nel Santuario della Cattedrale. Molto venerato in Sardegna e a lui sono dedicate alcune chiese nell'oristanese.






Santo Senatore Vescovo di Milano (verso il 480)
Martirologio Romano: A Milano, san Senatore, vescovo, che, ancora sacerdote, il papa san Leone Magno aveva mandato come legato a Costantinopoli

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http://www.santiebeati.it/dettaglio/92056
San Senatore fu il ventunesimo vescovo di Milano. Sant’Ennodio di Pavia nei suoi scritti riferisce che questo vescovo era un uomo di grande eloguenza e sagacia.
Di San Senatore non si sa molto. Di certo si sa che nell’anno 450 circa, quando era ancora sacerdote, assieme al famoso vescovo di Como Sant’Abbondio, fu mandato da San Leone Magno come legato papale a Costantinopoli. La missione consisteva nel notificare al patriarca di questa città e alla corte imperiale la condanna papale dell’eresia di Eutiche.
Tornato da Costantinopoli, sempre insieme a Sant’Abbondio, fu incaricato di recapitare una lettera del papa San Leone I all’allora vescovo di Milano, Sant’ Eusebio.
Nel settembre del 451, sempre con Sant’Abbondio di Como, fece nel sinodo milanese, presenti 16 vescovi di tutta l’Italia settentrionale, una relazione del suo viaggio in Oriente.
Secondo la lista dei vescovi di Milano, San Senatore successe a S. Benigno e resse la cattedra ambrosiana per tre anni, dal 472 al 475.
A San Senatore viene attribuito la costruzione della basilica milanese che il santo vescovo dedicò alla santa martire calcedonese Sant’Eufemia, nella cui chiesa si tenne il IV concilio ecumenico che condannò, appunto, l’eresia di Eutiche. San Senatore è sepolto in questa basilica.
Il santo viene festeggiato, da solo, il 28 maggio e, insieme a tutti i santi vescovi milanesi, il 25 settembre.
Tratto da
http://www.ilsussidiario.net/News/Cronaca/2014/5/29/SANTO-DEL-GIORNO-Il-29-maggio-si-celebra-San-Senatore-da-Settala-arcivescovo-di-Milano/503302/
San Senatore da Settala, arcivescovo di Milano dal 472 fino alla sua morte. Il Santo è vissuto infatti nel corso del quinto secolo e le poche notizie riguardo la sua vita sono giunte a noi grazie agli scritti di Sant’Ennodio, vescovo di Pavia, che lo definisce come uomo di grande eloquenza e sagacia. Senatore è nato a Settala, comune italiano della provincia di Milano che attualmente conta poco più di 7 mila e 300 abitanti. Sappiamo anche che sin da giovanissimo San Senatore decise di intraprendere la carriera ecclesiastica, probabilmente anche influenzato da colui che sarà la sua guida spirituale, l’allora vescovo di Como Sant’Abbondio. Si ha notizia di un compito che venne affidato a San Senatore intorno al 450 direttamente dal Papa, il quale lo inviò a Costantinopoli per informare di alcune suoi giudizi negativi su quanto stava accadendo nel mondo. In particolare, Senatore si recò dal Patriarca di Costantinopoli e dall’Imperatore di quello che era all’epoca l’Impero Romano d’Oriente, per metterli a conoscenza della contrarietà del Papa rispetto all’eresia eutichiana. Non appena rientrato dal viaggio a Costantinopoli sempre in compagna di Sant’Abbondio, viene incaricato da Papa Leone I di consegnare una sua lettera all’allora arcivescovo di Milano Sant’Eusebio Pagani. L’anno successivo venne invitato a partecipare ad un sinodo milanese dove erano presenti praticamente tutti i vescovi della città e dove fece una sorta di riassunto dei risultati conseguiti dal suo viaggio in Oriente e di tutto ciò che aveva potuto vedere con i propri occhi. Godendo di grande stima non solo nel mondo ecclesiastico ma anche tra il popolo e i religiosi, arrivò a coprire il ruolo di vescovo di Milano dal 472 fino al 475, anno della sua morte, e in questi tre anni fece anche in tempo a far partire la costruzione della Chiesa di Sant’Eufemia presente sul territorio milanese. Alla sua morte, il corpo di San Senatore venne sepolto proprio nella Chiesa di Santa Eufemia.


Consultare anche


Santo Poggio(in alcuni codici Podio) vescovo di Firenze(verso anno 1002)

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http://www.treccani.it/enciclopedia/poggio_(Dizionario-Biografico)/
L’erudizione storica toscana del Cinquecento (Vincenzo Borghini, Silvano Razzi) e del Settecento (Luca Giuseppe Cerracchini, Giuseppe Maria Brocchi) lo indica concordemente come proveniente dalla località di Comella o Colmella presso Pavia, e di famiglia aristocratica (marchese o duca), sebbene Giuseppe Richa propendesse per un’origine toscana. Forse in virtù di contatti con il marchese Ugo di Tuscia (ca. 953-1001) fu nominato canonico della cattedrale fiorentina. In ogni caso la sua vita prima dell’assunzione alla cattedra episcopale risulta del tutto sconosciuta.
Sempre secondo l’erudizione storica di età moderna, fondata sugli encomi agiografici di alcuni martirologi e lezionari fiorentini escussi dai bollandisti negli Acta sanctorum, Poggio sarebbe stato eletto come diciassettesimo vescovo di Firenze intorno al 985, alla morte del predecessore Sichelmo. Una notitia iudicati conservata presso l’Archivio capitolare fiorentino risalente al 987, giugno 6, lo indica in effetti come già insediato a quella data sul soglio episcopale.
Che un presule lombardo di parte imperiale andasse a governare la diocesi di San Zanobi non era una novità assoluta: i decenni intorno al Mille videro, anzi, una prevalenza di ecclesiastici provenienti dall’Italia settentrionale o dalle regioni transalpine dell’Impero (Ronzani, 2007).
Circa l’attività svolta durante l’episcopato, l’arenga di un altro documento dell'Archivio capitolare più volte edito a partire dal Seicento (datato ufficialmente post 998 agosto-ante 1001 dicembre 21), riferisce che sul finire del X secolo, durante un pranzo, Poggio avrebbe narrato al marchese Ugo la vicenda biblica di Dario, tiranno mosso a pietà per il popolo eletto, e di come quel sovrano avesse liberato i figli di Israele fatti prigionieri da Nabucodonosor. Il dominus, toccato dalle parole del presule, che evidentemente già godeva di grande autorevolezza in città, volle dare prova della sua riconoscenza e generosità restituendo alla mensa vescovile la cosiddetta badiola, ossia il monastero femminile di S. Andrea all’Arco presso il Mercato Vecchio, che egli teneva dall’episcopio a titolo di livello per concessione del presule Sichelmo. Poggio accolse la restituzione e cedette l’edificio alla canonica della cattedrale, affinché i chierici potessero godere delle relative prebende.
La memorialistica di età moderna (Brocchi) e la ricerca storiografica contemporanea (Antonio Falce, Brunetto Quilici, Paolo Pirillo, Andrea Puglia, Enrico Faini) menzionano questa donazione quale atto maggiormente rilevante nella vita del presule. Come è stato dimostrato in maniera circostanziata (Puglia), l’origine di tale tradizione è databile in realtà circa cinquant'anni più tardi rispetto all’epoca nella quale la si vorrebbe collocare. Il documento in esame fu probabilmente interpolato intorno al 1050, allorché la canonica fiorentina, grazie ad alcuni privilegi pontifici e vescovili, riuscì a ottenere il riconoscimento formale del possesso della ‘badiola’ e di altri diritti patrimoniali (privilegium Benedicti papae IX, 1038 marzo 24; privilegium Gherardi episcopi, 1050 luglio 13; privilegium Leonis IX papae, 1050 luglio 15). Ma è possibile che si facesse ivi riferimento ad alcune concessioni in favore della canonica – forse proprio di una parte delle sostanze pertinenti alla ‘badiola’ – che effettivamente Poggio aveva compiuto.
A prescindere dalla vicenda ricordata, che ispirò anche tutta l’iconografia moderna del vescovo (Brocchi), non sono chiare le ragioni in base alle quali Poggio meritò la devozione dei fedeli, che per fama lo vollero santo, se non forse il fatto che favorì precocemente (o almeno questa fu l’opinione destinata ad accompagnare la sua memoria), a cavallo fra il primo e il secondo millennio, la vita comune dei chierici, sia presso il capitolo della cattedrale sia in alcune chiese suburbane come la canonica di S. Andrea in Mosciano. Ciò è attestato da alcuni documenti posteriori, invero di datazione spesso incerta e di non sicura autenticità (citati da Cerracchini e Brocchi). Probabilmente il fatto che Poggio non avesse cercato lo scontro, ma un accordo con i canonici (come riuslta da una notitia iudicati del 1061, post marzo 25-ante novembre 8) – al contrario di quanto era avvenuto nel periodo precedente – fu causa della buona considerazione che di lui ebbero il clero locale e i concittadini.
Egli sembra essere stato, inoltre, un accorto amministratore della mensa vescovile e capitolare, di cui accrebbe il patrimonio fondiario accogliendo varie donazioni, facendo una concessione di beni a titolo feudale, provvedendo alla fortificazione di alcuni castra e sottoscrivendo contratti di locazione citati nella più antica documentazione vescovile e capitolare fiorentina (Firenze, Archivio arcivescovile, Bullettone; Firenze, Archivio della canonica della cattedrale, charta offersionis, 990 febbraio), nonché menzionati dall’erudizione moderna.
Sempre secondo la tradizione Poggio sarebbe morto a Firenze il 28 maggio o il 5 giugno 1002 e sarebbe stato sepolto nella cripta della cattedrale di S. Reparata.
Il vescovo che gli succedette fu Guido. La sua ricorrenza è il 28 maggio.

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