miniatura fine sec. XII
da I corali benedettini di San Sisto a Piacenza
da I corali benedettini di San Sisto a Piacenza
Santi
Emilio, Felice, Priamo e Feliciano Martiri venerati in Sardegna -Sono commemorati nel
Geronimiano e in altri martirologi antichi il 28 maggio
Tratto da
http://www.ultimora.news/santo-del-giorno-oggi-28-maggio
Le notizie sul santo di oggi sono
antichissime, poiché la sua storia risale al I
secolo o al II secolo. Quel poco che si conosce è che fu
vescovo di Cagliari e morì martire.Probabilmente la sua morte fu dovuta alle persecuzioni di Nerone, oppure nel II secolo presso la porta Cabagna a Cagliari. Morì per lapidazione in una località specifica, Sestu, dove sorge una antica chiesa romanica a lui dedicata.
Il nome originale è San Gemiliano, che in sardo è San Milanu, ma comunque riferito a Emilio: il santo di oggi è molto venerato nella Sardegna meridionale, ed è patrono della Diocesi di Alghero-Bosa e dei paesi di Bosa e Samassi ed è compatrono della cittadina di Sestu.
Tratto da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/91421
Luciano o Feliciano, martire sardo,
discepolo dei santi apostoli Giacomo e Paolo, dai quali ascoltò il primo
annuncio del Vangelo e di san Pietro, che lo battezzò. Fu ucciso con un colpo
di lancia del preside del processo Felice: era il 28 maggio del 69.
La chiesa di Cagliari lo celebra il 28 maggio e il 10 marzo giorno del ritrovamento delle sue s. reliquie ora deposte nel Santuario della Cattedrale. Molto venerato in Sardegna e a lui sono dedicate alcune chiese nell'oristanese.
La chiesa di Cagliari lo celebra il 28 maggio e il 10 marzo giorno del ritrovamento delle sue s. reliquie ora deposte nel Santuario della Cattedrale. Molto venerato in Sardegna e a lui sono dedicate alcune chiese nell'oristanese.
Santo Senatore Vescovo di Milano
(verso il 480)
Martirologio
Romano: A Milano, san Senatore, vescovo, che, ancora sacerdote, il papa san
Leone Magno aveva mandato come legato a Costantinopoli
Tratto
da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/92056
San Senatore fu il ventunesimo vescovo
di Milano. Sant’Ennodio di Pavia nei suoi scritti riferisce che questo vescovo
era un uomo di grande eloguenza e sagacia.
Di San Senatore non si sa molto. Di certo si sa che nell’anno 450 circa, quando era ancora sacerdote, assieme al famoso vescovo di Como Sant’Abbondio, fu mandato da San Leone Magno come legato papale a Costantinopoli. La missione consisteva nel notificare al patriarca di questa città e alla corte imperiale la condanna papale dell’eresia di Eutiche.
Tornato da Costantinopoli, sempre insieme a Sant’Abbondio, fu incaricato di recapitare una lettera del papa San Leone I all’allora vescovo di Milano, Sant’ Eusebio.
Nel settembre del 451, sempre con Sant’Abbondio di Como, fece nel sinodo milanese, presenti 16 vescovi di tutta l’Italia settentrionale, una relazione del suo viaggio in Oriente.
Secondo la lista dei vescovi di Milano, San Senatore successe a S. Benigno e resse la cattedra ambrosiana per tre anni, dal 472 al 475.
A San Senatore viene attribuito la costruzione della basilica milanese che il santo vescovo dedicò alla santa martire calcedonese Sant’Eufemia, nella cui chiesa si tenne il IV concilio ecumenico che condannò, appunto, l’eresia di Eutiche. San Senatore è sepolto in questa basilica.
Il santo viene festeggiato, da solo, il 28 maggio e, insieme a tutti i santi vescovi milanesi, il 25 settembre.
Di San Senatore non si sa molto. Di certo si sa che nell’anno 450 circa, quando era ancora sacerdote, assieme al famoso vescovo di Como Sant’Abbondio, fu mandato da San Leone Magno come legato papale a Costantinopoli. La missione consisteva nel notificare al patriarca di questa città e alla corte imperiale la condanna papale dell’eresia di Eutiche.
Tornato da Costantinopoli, sempre insieme a Sant’Abbondio, fu incaricato di recapitare una lettera del papa San Leone I all’allora vescovo di Milano, Sant’ Eusebio.
Nel settembre del 451, sempre con Sant’Abbondio di Como, fece nel sinodo milanese, presenti 16 vescovi di tutta l’Italia settentrionale, una relazione del suo viaggio in Oriente.
Secondo la lista dei vescovi di Milano, San Senatore successe a S. Benigno e resse la cattedra ambrosiana per tre anni, dal 472 al 475.
A San Senatore viene attribuito la costruzione della basilica milanese che il santo vescovo dedicò alla santa martire calcedonese Sant’Eufemia, nella cui chiesa si tenne il IV concilio ecumenico che condannò, appunto, l’eresia di Eutiche. San Senatore è sepolto in questa basilica.
Il santo viene festeggiato, da solo, il 28 maggio e, insieme a tutti i santi vescovi milanesi, il 25 settembre.
Tratto
da
http://www.ilsussidiario.net/News/Cronaca/2014/5/29/SANTO-DEL-GIORNO-Il-29-maggio-si-celebra-San-Senatore-da-Settala-arcivescovo-di-Milano/503302/
San Senatore da Settala, arcivescovo di
Milano dal 472 fino alla sua morte. Il Santo è vissuto
infatti nel corso del quinto secolo e le poche notizie riguardo la sua
vita sono giunte a noi grazie agli scritti di Sant’Ennodio, vescovo di Pavia,
che lo definisce come uomo di grande eloquenza e sagacia. Senatore è nato
a Settala, comune italiano della provincia di Milano che attualmente
conta poco più di 7 mila e 300 abitanti. Sappiamo anche che sin da giovanissimo
San Senatore decise di intraprendere la carriera ecclesiastica, probabilmente
anche influenzato da colui che sarà la sua guida spirituale, l’allora vescovo
di Como Sant’Abbondio. Si ha notizia di un compito che venne affidato a San
Senatore intorno al 450 direttamente dal Papa, il quale lo inviò a
Costantinopoli per informare di alcune suoi giudizi negativi su quanto stava
accadendo nel mondo. In particolare, Senatore si recò dal Patriarca di
Costantinopoli e dall’Imperatore di quello che era all’epoca l’Impero Romano
d’Oriente, per metterli a conoscenza della contrarietà del Papa rispetto
all’eresia eutichiana. Non appena rientrato dal viaggio a Costantinopoli sempre
in compagna di Sant’Abbondio, viene incaricato da Papa Leone I di consegnare
una sua lettera all’allora arcivescovo di Milano Sant’Eusebio Pagani. L’anno
successivo venne invitato a partecipare ad un sinodo milanese dove erano
presenti praticamente tutti i vescovi della città e dove fece una sorta di
riassunto dei risultati conseguiti dal suo viaggio in Oriente e di tutto ciò
che aveva potuto vedere con i propri occhi. Godendo di grande stima non solo
nel mondo ecclesiastico ma anche tra il popolo e i religiosi, arrivò a coprire
il ruolo di vescovo di Milano dal 472 fino al 475, anno della sua morte, e in
questi tre anni fece anche in tempo a far partire la costruzione della Chiesa
di Sant’Eufemia presente sul territorio milanese. Alla sua morte, il corpo di
San Senatore venne sepolto proprio nella Chiesa di Santa Eufemia.
Consultare
anche
Santo
Poggio(in alcuni codici Podio) vescovo di Firenze(verso anno 1002)
Tratto
da
http://www.treccani.it/enciclopedia/poggio_(Dizionario-Biografico)/
L’erudizione
storica toscana del Cinquecento (Vincenzo Borghini, Silvano Razzi) e del
Settecento (Luca Giuseppe Cerracchini, Giuseppe Maria Brocchi) lo indica
concordemente come proveniente dalla località di Comella o Colmella presso
Pavia, e di famiglia aristocratica (marchese o duca), sebbene Giuseppe Richa
propendesse per un’origine toscana. Forse in virtù di contatti con il marchese
Ugo di Tuscia (ca. 953-1001) fu nominato canonico della cattedrale fiorentina.
In ogni caso la sua vita prima dell’assunzione alla cattedra episcopale risulta
del tutto sconosciuta.
Sempre
secondo l’erudizione storica di età moderna, fondata sugli encomi agiografici
di alcuni martirologi e lezionari fiorentini escussi dai bollandisti
negli Acta sanctorum, Poggio sarebbe stato eletto come
diciassettesimo vescovo di Firenze intorno al 985, alla morte del predecessore
Sichelmo. Una notitia iudicati conservata presso l’Archivio capitolare
fiorentino risalente al 987, giugno 6, lo indica in effetti come già insediato
a quella data sul soglio episcopale.
Che un
presule lombardo di parte imperiale andasse a governare la diocesi di San Zanobi
non era una novità assoluta: i decenni intorno al Mille videro, anzi, una
prevalenza di ecclesiastici provenienti dall’Italia settentrionale o dalle
regioni transalpine dell’Impero (Ronzani, 2007).
Circa
l’attività svolta durante l’episcopato, l’arenga di un altro documento
dell'Archivio capitolare più volte edito a partire dal Seicento (datato
ufficialmente post 998 agosto-ante 1001 dicembre 21), riferisce
che sul finire del X secolo, durante un pranzo, Poggio avrebbe narrato al
marchese Ugo la vicenda biblica di Dario, tiranno mosso a pietà per il popolo
eletto, e di come quel sovrano avesse liberato i figli di Israele fatti
prigionieri da Nabucodonosor. Il dominus, toccato dalle parole del
presule, che evidentemente già godeva di grande autorevolezza in città, volle
dare prova della sua riconoscenza e generosità restituendo alla mensa vescovile
la cosiddetta badiola, ossia il monastero femminile di S. Andrea all’Arco
presso il Mercato Vecchio, che egli teneva dall’episcopio a titolo di livello
per concessione del presule Sichelmo. Poggio accolse la restituzione e cedette
l’edificio alla canonica della cattedrale, affinché i chierici potessero godere
delle relative prebende.
La
memorialistica di età moderna (Brocchi) e la ricerca storiografica contemporanea
(Antonio Falce, Brunetto Quilici, Paolo Pirillo, Andrea Puglia, Enrico Faini)
menzionano questa donazione quale atto maggiormente rilevante nella vita del
presule. Come è stato dimostrato in maniera circostanziata (Puglia), l’origine
di tale tradizione è databile in realtà circa cinquant'anni più tardi rispetto
all’epoca nella quale la si vorrebbe collocare. Il documento in esame fu
probabilmente interpolato intorno al 1050, allorché la canonica fiorentina,
grazie ad alcuni privilegi pontifici e vescovili, riuscì a ottenere il
riconoscimento formale del possesso della ‘badiola’ e di altri diritti
patrimoniali (privilegium Benedicti papae IX, 1038 marzo 24; privilegium
Gherardi episcopi, 1050 luglio 13; privilegium Leonis IX papae, 1050
luglio 15). Ma è possibile che si facesse ivi riferimento ad alcune concessioni
in favore della canonica – forse proprio di una parte delle sostanze pertinenti
alla ‘badiola’ – che effettivamente Poggio aveva compiuto.
A
prescindere dalla vicenda ricordata, che ispirò anche tutta l’iconografia
moderna del vescovo (Brocchi), non sono chiare le ragioni in base alle quali
Poggio meritò la devozione dei fedeli, che per fama lo vollero santo, se non
forse il fatto che favorì precocemente (o almeno questa fu l’opinione destinata
ad accompagnare la sua memoria), a cavallo fra il primo e il secondo millennio,
la vita comune dei chierici, sia presso il capitolo della cattedrale sia in
alcune chiese suburbane come la canonica di S. Andrea in Mosciano. Ciò è
attestato da alcuni documenti posteriori, invero di datazione spesso incerta e
di non sicura autenticità (citati da Cerracchini e Brocchi). Probabilmente il
fatto che Poggio non avesse cercato lo scontro, ma un accordo con i canonici
(come riuslta da una notitia iudicati del 1061, post marzo 25-ante
novembre 8) – al contrario di quanto era avvenuto nel periodo precedente – fu
causa della buona considerazione che di lui ebbero il clero locale e i
concittadini.
Egli
sembra essere stato, inoltre, un accorto amministratore della mensa vescovile e
capitolare, di cui accrebbe il patrimonio fondiario accogliendo varie
donazioni, facendo una concessione di beni a titolo feudale, provvedendo alla
fortificazione di alcuni castra e sottoscrivendo contratti di locazione
citati nella più antica documentazione vescovile e capitolare fiorentina
(Firenze, Archivio arcivescovile, Bullettone; Firenze, Archivio della
canonica della cattedrale, charta offersionis, 990 febbraio), nonché
menzionati dall’erudizione moderna.
Sempre
secondo la tradizione Poggio sarebbe morto a Firenze il 28 maggio o il 5 giugno
1002 e sarebbe stato sepolto nella cripta della cattedrale di S. Reparata.
Il
vescovo che gli succedette fu Guido. La sua ricorrenza è il 28 maggio.
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