Santo
Gordiano martire a Roma nel 362 sotto
Giuliano Apostata
Martirologio Romano: A Roma sulla via
Latina, san Gordiano, martire, che fu sepolto nella cripta, dove già da tempo
si veneravano le reliquie di sant’Epimachio martire.
Tratto da http://www.santiebeati.it/dettaglio/52520
Le fonti archeologiche e liturgiche su
questi santi sono relativamente abbondanti, ma quelle agiografiche sono
piuttosto scarse ed oscure: con certezza si può pertanto dire che erano sepolti
e venerati in una chiesa della via Latina e la loro festa era celebrata, almeno
fin dal secolo V, il 10 maggio.
A questa data, infatti, sono ambedue ricordati nel Martirologio Geronimiano, ma con due distinti latercoli, dal che si deve dedurre che essi non ebbero niente in comune durante la vita e che l’unione è dovuta alla doppia circostanza dello stesso dies natalis e della vicinanza della sepoltura. Ciò è anche confermato da altri indizi: il solo Gordiano è ricordato il 9 maggio nello stesso Geronimiano, mentre in alcuni codici posteriori dello stesso Martirologio, Epimaco è posto nel cimitero di Pretestato. In un'iscrizione della metà circa del secolo VI, si parla di un certo presbitero Vincenzo che, dopo le distruzioni operate dai Goti, restaurò il sepolcro di Gordiano, senza alcun accenno a quello di Epimaco nei Capitolari, nel Sacramentario Gregoriano-Paduense e nel Gelasiano del secolo VIII è notata la festa del solo Gordiano mentre soltanto nel Martirologio di Beda, nel Sacramentario Gregoriano-Adrianeo e nei sinassari bizantini i due santi sono accomunati; ma queste fonti dipendono certamente dalla passio.
L’Itinerario di Salisburgo (Notitia Ecclesiarum) attesta che il corpo di Gordiano era sepolto sotto l’altare maggiore della chiesa dedicata ad Epimaco, mentre il De locis afferma che ambedue giacevano in uno stesso sepolcro ed erano fratelli; nel secolo VIII però la chiesa era comunemente designata con i nomi di entrambi.
Nell’iscrizione sopra ricordata, unica fonte attendibile su Gordiano, si dice ch’egli era un fanciullo e che, pur essendo vissuto pochi anni, meritò una grande gloria perché aveva versato il suo sangue per Cristo. L’autore della passio invece scrive che Gordiano era vicario dell’imperatore Giuliano l’Apostata; dopo aver fatto uccidere molti cristiani, fu incaricato di giudicare il presbitero Gennaro. Durante la notte però ebbe un colloquio segreto col sacerdote e, toccato dalla grazia, improvvisamente si convertì al Cristianesimo e fu battezzato dallo stesso Gennaro insieme con la moglie Marina e cinquantatre persone della sua casa. Venuto a conoscenza del fatto, l’imperatore inviò un certo Clemenziano che rinchiuse in carcere Gordiano e Gennaro ed inviò Marina ai lavori forzati in una villa presso le «Acque Salvie». Invitato con premurose sollecitudini ad apostatare, Gordiano rimase fermo nelle sue decisioni e perciò fu decapitato; il suo corpo rimase esposto ai cani per cinque giorni, ma finalmente un servo riuscì a seppellirlo al primo miglio della via Latina, in una cripta dove era già stato deposto Epimaco.
Di Epimaco nella recensione più antica della passio non si dice altro, ma in manoscritti più recenti si afferma che egli non era un martire romano e che sulla via Latina non c’era il suo sepolcro, bensì soltanto delle reliquie trasportate da Alessandria; così Epimaco veniva identificato col martire omonimo perito sotto Decio di cui parla Eusebio; questa confusione si trova ancor oggi nel latercolo del Martirologio Romano, introdottavi dal Baronio.
Altre notizie tardive e leggendarie affermano che i corpi di ambedue i martiri sarebbero stati portati a Kempten nel secolo VIII.
A questa data, infatti, sono ambedue ricordati nel Martirologio Geronimiano, ma con due distinti latercoli, dal che si deve dedurre che essi non ebbero niente in comune durante la vita e che l’unione è dovuta alla doppia circostanza dello stesso dies natalis e della vicinanza della sepoltura. Ciò è anche confermato da altri indizi: il solo Gordiano è ricordato il 9 maggio nello stesso Geronimiano, mentre in alcuni codici posteriori dello stesso Martirologio, Epimaco è posto nel cimitero di Pretestato. In un'iscrizione della metà circa del secolo VI, si parla di un certo presbitero Vincenzo che, dopo le distruzioni operate dai Goti, restaurò il sepolcro di Gordiano, senza alcun accenno a quello di Epimaco nei Capitolari, nel Sacramentario Gregoriano-Paduense e nel Gelasiano del secolo VIII è notata la festa del solo Gordiano mentre soltanto nel Martirologio di Beda, nel Sacramentario Gregoriano-Adrianeo e nei sinassari bizantini i due santi sono accomunati; ma queste fonti dipendono certamente dalla passio.
L’Itinerario di Salisburgo (Notitia Ecclesiarum) attesta che il corpo di Gordiano era sepolto sotto l’altare maggiore della chiesa dedicata ad Epimaco, mentre il De locis afferma che ambedue giacevano in uno stesso sepolcro ed erano fratelli; nel secolo VIII però la chiesa era comunemente designata con i nomi di entrambi.
Nell’iscrizione sopra ricordata, unica fonte attendibile su Gordiano, si dice ch’egli era un fanciullo e che, pur essendo vissuto pochi anni, meritò una grande gloria perché aveva versato il suo sangue per Cristo. L’autore della passio invece scrive che Gordiano era vicario dell’imperatore Giuliano l’Apostata; dopo aver fatto uccidere molti cristiani, fu incaricato di giudicare il presbitero Gennaro. Durante la notte però ebbe un colloquio segreto col sacerdote e, toccato dalla grazia, improvvisamente si convertì al Cristianesimo e fu battezzato dallo stesso Gennaro insieme con la moglie Marina e cinquantatre persone della sua casa. Venuto a conoscenza del fatto, l’imperatore inviò un certo Clemenziano che rinchiuse in carcere Gordiano e Gennaro ed inviò Marina ai lavori forzati in una villa presso le «Acque Salvie». Invitato con premurose sollecitudini ad apostatare, Gordiano rimase fermo nelle sue decisioni e perciò fu decapitato; il suo corpo rimase esposto ai cani per cinque giorni, ma finalmente un servo riuscì a seppellirlo al primo miglio della via Latina, in una cripta dove era già stato deposto Epimaco.
Di Epimaco nella recensione più antica della passio non si dice altro, ma in manoscritti più recenti si afferma che egli non era un martire romano e che sulla via Latina non c’era il suo sepolcro, bensì soltanto delle reliquie trasportate da Alessandria; così Epimaco veniva identificato col martire omonimo perito sotto Decio di cui parla Eusebio; questa confusione si trova ancor oggi nel latercolo del Martirologio Romano, introdottavi dal Baronio.
Altre notizie tardive e leggendarie affermano che i corpi di ambedue i martiri sarebbero stati portati a Kempten nel secolo VIII.
Santa
Luminosa da Pavia asceta che educò alla fede Santa Onorata sorella di
Santo Epifanio vescovo di Pavia (verso il 492)
Tratto
da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/37100
il 9 maggio, la festa di s. Luminosa
veniva celebrata a Pavia dai Canonici Regolari della basilica di S. Vincenzo.
Le notizie ci sono pervenute dalla biografia di s. Epifanio vescovo di Pavia, scritta da s. Ennodio che fu suo successore nelle sede vescovile pavese; esso la presenta come una pia e santa donna cui s. Epifanio (496) affidò la sorella minore Onorata per educarla.
Il ‘De laudibus Papiae’ dei secoli XIII-XIV, dice che Luminosa fu sepolta con le vergini Liberata e Speciosa nella basilica di S. Vincenzo, nella stessa chiesa nel sec. XVII furono traslati il vescovo Epifanio e la sorella Onorata; qualche studioso ha ritenuto che tutte le quattro donne, Onorata, Liberata, Speciosa e Luminosa fossero sorelle di Epifanio, affermazione risultata poi sbagliata.
La festa è stata unificata all’11 gennaio.
Il nome deriva dal latino ‘luminosus’ e significa che ‘splende di luce propria’.
E’ patrona dei venditori delle bancarelle dei libri
Le notizie ci sono pervenute dalla biografia di s. Epifanio vescovo di Pavia, scritta da s. Ennodio che fu suo successore nelle sede vescovile pavese; esso la presenta come una pia e santa donna cui s. Epifanio (496) affidò la sorella minore Onorata per educarla.
Il ‘De laudibus Papiae’ dei secoli XIII-XIV, dice che Luminosa fu sepolta con le vergini Liberata e Speciosa nella basilica di S. Vincenzo, nella stessa chiesa nel sec. XVII furono traslati il vescovo Epifanio e la sorella Onorata; qualche studioso ha ritenuto che tutte le quattro donne, Onorata, Liberata, Speciosa e Luminosa fossero sorelle di Epifanio, affermazione risultata poi sbagliata.
La festa è stata unificata all’11 gennaio.
Il nome deriva dal latino ‘luminosus’ e significa che ‘splende di luce propria’.
E’ patrona dei venditori delle bancarelle dei libri
leggere anche
Santo Geronzio
vescovo di Cervia nel territorio di Ravenna e
poi martire a Cagli sulla via Flaminia
(verso il 502)
Martirologio
Romano: A Cagli nelle Marche sulla via Flaminia, transito di san Geronzio,
vescovo di Cervia, che in questo luogo si tramanda sia stato crudelmente ucciso
di ritorno da un Sinodo celebrato a Roma
Tratto
da https://it.wikipedia.org/wiki/Geronzio_di_Cervia
Fu vescovo di Cervia e nel 502 partecipò al
concilio romano indetto da papa Simmaco contro l'Antipapa LaurenzioNei pressi della città di Cagli, lungo la consolare Flaminia allo sbocco delle gole del Burano, secondo la tradizione nell'anno 504 il vescovo Geronzio fu decapitato dagli scismatici, avendo egli difeso nel 502 il pontefice Simmaco al concilio romano detto palmare. Riteneva, invece, con più probabilità il bollandista D. Papebroch, che non furono tanto i seguaci dell'antipapa Lorenzo o gli sgherri del re ariano Teodorico a far uccidere il vescovo di Cervia, bensì dei comuni briganti.
Leggenda vuole che durante il viaggio del 502 le oche avessero salvato la vita al vescovo Geronzio. Per tale motivo egli è variamente rappresentato nella città di Cagli con accanto un'oca bianca.
Il corpo, raccolto dal Vescovo di Cagli Viticano, fu tumulato sul Monte Calleo dove fu eretta un'abbazia a lui intitolata che l'Ughelli ritiene anteriore all'VIII secolo
L'abate di San Geronzio è uno dei protagonisti (insieme al Vescovo, al Priore della Canonica e alle maggiori casate cagliesi) dell'accordo con il quale nel XII secolo si costituisce il libero Comune di Cagli
Il cenobio benedettino fu unito nel 1290 alla Mensa vescovile per volontà di papa Niccolò IV negli anni del forte impegno del pontefice per la ricostruzione e traslazione della città di Cagli avvenuta a partire dal 1289 su disegno di Arnolfo di Cambio. Nel "Liber appassatus" del contado di Cagli del 1339 i beni intestati al cenobio sono, però, già ridotti a poca cosa, segno di un'avanzata incorporazione. Infine negli elenchi di chiese del 1468 non vi sono più beni riferiti al cenobio.
Ormai in stato di abbandono il complesso abbaziale con il relativo colle viene ceduto per l'edificazione di un'avanzata Rocca romboidale (collegata alla sottostante città tramite il Torrione e l'ancor esistente "soccorso coverto") ideata da Francesco di Giorgio Martini per volere del duca Federico da Montefeltro. La Rocca (in costruzione nei primissimi anni Ottanta del XV secolo) è parzialmente smantellata del 1502 durante gli eventi legati alle mire espansionistiche del Valentino figlio di papa Alessandro VI. Nel 1565 si dispone la costruzione di un convento dei Padri Cappuccini che sarà eretto nel giro di pochissimi anni sul colle ove un tempo sorgeva l'abbazia di San Geronzio A ricordo di ciò la chiesa conventuale cappuccina fu dedicata al santo protettore della città di Cagli.
Il mistero della sparizione del corpo di San Geronzio è stato di recente svelato dallo storico Alberto Mazzacchera che nel 2006 ha scritto: "come riferito dall'annalista Saxo, le reliquie del Santo furono acquisite dal vescovo Otger di Spira il 19 luglio del 963 e portate a Magdeburgo dove furono depositate il 21 settembre dello stesso anno. Ciò avvenne durante il passaggio, lungo la consolare Flaminia, dell'imperatore Ottone I di Sassonia al quale evidentemente non doveva essere facile resistere".
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