San Cataldo vescovo irlandese patrono di Taranto(verso il 190)
La storia di San Cataldo, dall’Irlanda a Taranto
Tratto da
Il mare limpido
e la bonta’ del pesce tarantino sono un’indiscutibile attrattiva…conosco
persone che per una spaghettata con le cozze
sarebbero capaci di attraversare lo Ionio nuotando a
farfalla (ogni riferimento e’ puramente casuale). Ma qualcosa
mi dice che non sia per queste cose che abbia abbandonato il paese natio. Per
cosa, allora?
Dovevo indagare, dovevo sapere. Dalle
mie letture sono venute fuori notizie
interessantissime. Ho scoperto che San Cataldo era un uomo
colto, generoso e di talento
Ma
soprattutto, come molti eccellono nello sport, nella pittura, negli scacchi o
nel comporre versi, Cataldo sembrava avere invece, sin da piccino, una certa attitudine
a far miracoli. Molti miracoli. Non tre o quattro, come nel curriculum
di ogni santo che si rispetti.Ha fatto piu’ miracoli lui nella vita che
starnuti io nella mia.
La
cosa che piu’ mi ha colpito, poi, e’ la disinvoltura disarmante con cui
compiva questi prodigi. Raccontano le leggende che San Cataldo resuscitava i
morti e guariva gli infermi con la stessa naturalezza con cui un comune
mortale si gratta il naso. Una carezza, un bacio, un po’ di terriccio
sollevato in aria e… puff! Accadeva l’impossibile.
I Miracoli di San Cataldo
La vita di San Cataldo e’ densa di avvenimenti affascinanti. Come dicevo, pero’, sono troppi perche’ io ne possa parlare come si deve. Ho deciso percio’ di limitarmi a citarne alcuni rapidamente.Ormai adulto, dono’ gli averi ereditati dai genitori a poveri e bisognosi. E per chi volesse ancora prove della sua filantropia, resuscito’ un operaio che cadde da un muro mentre stava lavorando alla costruzione di un tempio religioso. Richiamo’ alla vita anche il figlio di un soldato che, vedendosi il ragazzo in piedi e in perfetta salute, impazzi’ di gioia e parlo’ a tutti del prodigio che Cataldo aveva compiuto.
Qualche
tempo dopo il parto, la madre Aclena si ammalo’ gravemente e mori’. Cataldo,
quasi come se capisse la gravita’ dell’accaduto, si avvicino’ alla madre e la
riporto’ in vita con un semplice tocco della sua mano Aveva ancora i denti da latte, quando fece un
capitombolo e urto’ violentemente la testa sul pavimento. La pietra su cui
cadde divenne morbida come cera e assunse la forma del capo del bimbo. Fu poi
estratta e messa all’aperto. Ogni volta che pioveva, si riempiva di acqua e
quell’acqua divenne rimedio per guarire qualsiasi tipo di infermita’ infantile.
Ormai
adulto, dono’ gli averi ereditati dai genitori a poveri e bisognosi. E per chi
volesse ancora prove della sua filantropia, resuscito’ un operaio che cadde da
un muro mentre stava lavorando alla costruzione di un tempio religioso.
Richiamo’ alla vita anche il figlio di un soldato che, vedendosi il ragazzo in
piedi e in perfetta salute, impazzi’ di gioia e parlo’ a tutti del prodigio che
Cataldo aveva compiuto.
San Cataldo in prigione
Non spaventatevi per questo titolo. San Cataldo restò in prigione solo per una notte… non ebbe neanche il tempo di vedere il sole a scacchi.L’affetto che il popolo provava per lui aveva suscitato le invidie dei potenti. La notizia dei suoi miracoli arrivo’ infatti fino alle orecchie del re (non si sa quale re) che fece rinchiudere Cataldo in una prigione con l’accusa di praticare la magia.
Ma la notte del re fu piena di incubi: sogno’ due angeli. Uno gli annunciava la morte imminente, l’altro gli prometteva il perdono se avesse liberato il prigioniero e gli avesse donato il ducato di Meltride, che sarebbe morto quella notte.
Appena sveglio, il re racconto’ alla moglie il sogno. In quel preciso momento, un nunzio li raggiunse e comunico’ loro la morte di Meltride. La profezia del sogno si era avverata.
Dire che il re fosse terrorizzato e’ veramente poco. Era bianco come un lenzuolo. Subito diede ordine che Cataldo fosse liberato e, per farsi perdonare, lo prego’ di accettare il Vescovado di Rachau e il ducato di Meltride.
La visione in Terra santa
Arriviamo adesso al nocciolo della questione, ovvero a spiegare cosa condusse San Cataldo fino a Taranto. Si trovava in Terra Santa a visitare i luoghi sacri, quando ebbe una visione. Dio gli disse:Cataldo, recati a Taranto, ove la Fede predicata dal mio primo Apostolo Pietro sta in pericolo di perdersi del tutto. Ti costituisco percio’ Pastore di quei popoli che si trovano senza guida. Alle tue cure raccomando la Chiesa Tarantina: vade Tarentum!
La volonta’ divina era che Cataldo evangelizzasse Taranto, una citta’ dove la fede languiva a causa della mancanza di Clero e Pastori.
Durante la traversata in mare, infurio’ una terribile tempesta, che, indovinate un po’, Cataldo riusci’ a domare con la forza delle sue preghiere. Per la cronaca, in questa occasione resuscito’ anche un marinaio, travolto da uno dei pennoni della nave
L’arrivo di San Cataldo a Taranto
Arrivato a Taranto, il Santo comincio’ a predicare il Vangelo come prima di lui fecero San Pietro e Marco, suo discepolo. Fece moltissimi miracoli e l’entusiasmo dei tarantini fu tale che tutti abbracciarono la Fede Cristiana e proclamarono Cataldo vescovo della citta’.Quanto tempo sia vissuto a Taranto, non si sa con precisione: forse vent’anni. Si sa pero’ che mori’ molto vecchio e che chiese che il suo corpo venisse sepolto nella Cappella di S. Giovanni in Galilea, accanto alla Cattedrale.
Anche dopo la sua morte accaddero eventi prodigiosi: ogni sorta d’infermita’ e di sofferenza venivano guarite solo toccando il suo corpo.
Il ritrovamento del corpo di San Cataldo
L’Arcivescovo Drogone trovo’ il corpo di San Cataldo circa dieci secoli piu’ tardi quando ordino’ di ricostruire la chiesa diroccata dove il Santo era stato sepolto. Di San Cataldo era ormai stata perduta ogni memoria a causa delle continue distruzioni che Taranto subi’ nel tempo (tutta colpa dei Saraceni!).
Era il
10 maggio del 1071 e, mentre gli operai scavavano, il loro piccone urto’
contro un sarcofago di marmo che emanava una dolce profumo.
Venne
trovato al suo interno un corpo in perfetto stato di conservazione e una
crocetta di oro su cui era inciso a caratteri latini il nome “Cataldus”.
Come
si sparse la notizia del rinvenimento delle reliquie di San Cataldo, i
fedeli accorsero per chiedere grazie, molte delle quali furono soddisfatte.
Le
ossa del santo sono oggi custodite all’interno del cappellone del Duomoe
ogni anno, nei giorni 8, 9 e 10 maggio, Taranto festeggia il suo patrono
con fuochi di artificio, spettacoli folkloristici e una suggestiva processione
marittima che passa attraverso il canale navigabile.
Un
giusto tributo, direi, ad un uomo che ha fatto davvero del bene alla citta’,
siano o meno soltanto favole.
Tratto
da
http://www.targatota.org/2012/05/cultura-san-cataldo-storia-e-tradizione.html
STORIA Cataldo Sambriak nasce a
Canty, in Irlanda, all’inizio del VII secolo da una famiglia divenuta fervente
cattolica a seguito dell’imponente opera di evangelizzazione di San Patrizio.
Dopo essere stato professore universitario e poi monaco e abate a Lismore,
viene imprigionato con l’accusa di magìa per aver resuscitato due bambini.
Liberato grazie all’intercessione di due Angeli che apparvero in sogno al re
del Munster, diviene Vescovo di Rachau. Durante un pellegrinaggio in Terra
Santa viene invitato da alcuni tarantini a governare la loro diocesi in preda
al paganesimo. Secondo la leggenda fu lo stesso Signore ad indicargli Taranto
con l’invio di un Angelo. Così, di ritorno dal viaggio, vi si ferma e,
constatata la situazione, decide di trasferirvisi operando nella popolazione
diverse guarigioni miracolose. Si dice che arrestò una terribile tempesta
gettando in Mar Grande il suo anello, da cui originò una sorgente d’acqua
dolce, tuttora nota come Anello di San Cataldo. San Cataldo
muore a Taranto l’8 marzo del 685 e viene sepolto, per suo volere, nell’allora
duomo di San Giovanni in Galilea, poi distrutto dai Saraceni nel 927. Il 10
maggio del 1071, durante i lavori di ricostruzione del tempio, il corpo del
Santo viene ritrovato in un’urna di marmo, avvolta in abiti pontificali e con
una croce dorata sul petto con incisa la parola CATALDUS: i tarantini
gli dedicarono la nuova Cattedrale (la più antica di Puglia) e lo eressero a
Patrono della città. Dal 1151 le reliquie del Santo irlandese, che
per le sue origini è conosciuto come Protettore dei Forestieri,
sono conservate in un’urna d’argento nel transetto destro della Cattedrale, poi
divenuta l'opera barocca di grande pregio nota ai tarantini come “Cappellone”.
Tratto dal quotidiano Avvenire
Nato in Irlanda all'inizio del secolo
VII, dopo essere stato monaco e poi abate del monastero di Lismore, fondato dal
vescovo Cartagine, Cataldo divenne vescovo di Rachau. Durante un peilegrinaggio
in Terra Santa, morì a Taranto, nella cui cattedrale fu sepolto e dimenticato.
Nel 1094, durante la ricostruzione del sacro edificio, che era stato distrutto
dai Saraceni, fu ritrovato il suo corpo, come indicava chiaramente una crocetta
d'oro su cui era inciso il suo nome e quello della sede episcopale. Questo
reperto, che si conserva insieme col corpo ha permesso di stabilire che il
santo visse nel secolo VII e erroneamente, quindi, i tarantini lo considerarono
loro vescovo, anzi il protovescovo. nominato da s. Pietro apostolo. Il 10
maggio ricorre la festa di Cataldo, che è patrono della città bimare ed è
venerato, oltre che in Irlanda, sua patria, nell'Italia Meridionale e insulare.
A Modena gli è intitolata una chiesa parrocchiale e Supino, cittadina del Lazio
meridionale, è uno dei centri del suo cult
Tratto da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/52700
Nato
in Irlanda all'inizio del secolo VII, dopo essere stato monaco e poi abate del
monastero di Lismore, fondato dal vescovo Cartagine, Cataldo divenne vescovo di
Rachau. Durante un peilegrinaggio in Terra Santa, morì a Taranto, nella cui
cattedrale fu sepolto e dimenticato.
Nel 1094, durante la ricostruzione del sacro edificio, che era stato distrutto dai Saraceni, fu ritrovato il suo corpo, come indicava chiaramente una crocetta d'oro su cui era inciso il suo nome e quello della sede episcopale. Questo reperto, che si conserva insieme col corpo ha permesso di stabilire che il santo visse nel secolo VII e erroneamente, quindi, i tarantini lo considerarono loro vescovo, anzi il protovescovo. nominato da s. Pietro apostolo. Il 10 maggio ricorre la festa di Cataldo, che è patrono della città bimare ed è venerato, oltre che in Irlanda, sua patria, nell'Italia Meridionale e insulare. A Modena gli è intitolata una chiesa parrocchiale e Supino, cittadina del Lazio meridionale, è uno dei centri del suo culto.
Nel 1094, durante la ricostruzione del sacro edificio, che era stato distrutto dai Saraceni, fu ritrovato il suo corpo, come indicava chiaramente una crocetta d'oro su cui era inciso il suo nome e quello della sede episcopale. Questo reperto, che si conserva insieme col corpo ha permesso di stabilire che il santo visse nel secolo VII e erroneamente, quindi, i tarantini lo considerarono loro vescovo, anzi il protovescovo. nominato da s. Pietro apostolo. Il 10 maggio ricorre la festa di Cataldo, che è patrono della città bimare ed è venerato, oltre che in Irlanda, sua patria, nell'Italia Meridionale e insulare. A Modena gli è intitolata una chiesa parrocchiale e Supino, cittadina del Lazio meridionale, è uno dei centri del suo culto.
Consultare anche
http://www.mirabileydio.it/SITOULTIMO2/pagine/Vittore%202004.htm
San Vittore il
Moro martire a Milano sotto Diocleziano e
Massimiano (verso il 303)
Le notizie più antiche su di lui le
abbiamo da Sant’Ambrogio nell’Explanatio evangelii secundum Lucam e soprattutto
nell’Inno in onore dei martiri Vittore, Narbore e Felice, soldati originari
della Mauritania, di stanza a Milano, che morirono a Lodi in difesa della fede.
Negli Atti, invece che risalgono al VIII secolo, si tramanda che Vittore si
rifiutò di continuare a prestare servizio militare. Trascinato nell’ippodromo
del Circo alla presenza di Massimiano Erculeo e del suo consigliere Anulino,
rifiutò di tradire la fede nonostante tormenti a cui fu sottoposto. Flagellato
e incarcerato, dopo un’evasione quasi miracolosa, fu di nuovo catturato e
decapitato. Il suo corpo sarebbe stato ritrovato dal vescovo S. Materno.
Martirologio Romano
A Milano, commemorazione di san
Vittore, martire, che, di origine mora, mentre era soldato nell’esercito
imperiale, all’imposizione da parte di Massimiano di sacrificare agli idoli
depose le armi e, condotto a Lodi, morì decapitato con la spada.
https://iconesacremirabile.wordpress.com/tag/icona-san-vittore/
Tratto da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/52300
Se l'appellativo non rischiasse di
apparire troppo leggero e irriverente, potremmo dire che S. Ambrogio fu uno dei
più efficaci "talent-scout" della storia. Scavando, letteralmente,
nella storia di Milano, vi ritrovò personaggi illustri, che onoravano la diocesi
di cui egli si era trovato così repentinamente alla testa. E da buon
"talent-scout" egli sapeva anche lanciare i suoi pupilli con tutti i
mezzi della pubblicistica allora disponibili, soprattutto le feste popolari,
gli inni sacri e i monumenti. Una delle scoperte di S. Ambrogio è appunto S.
Vittore, di cui egli parlò diffusamente nell'Explanatio evangelii secundum
Lucam e nell'inno Victor, Nabor, Felix pii. L'altra fonte "storica"
da cui apprendiamo la vita e soprattutto il martirio di S. Vittore sono gli
Atti, che risalgono al secolo VIII.
Vittore, Nabore e Felice erano tre soldati provenienti dalla Mauritania e di stanza a Milano. Costretti, come altri loro compagni nella milizia e nella fede, a fare una scelta tra l'imperatore e Dio, la loro scelta fu chiara e decisa. Ma la sua obiezione di coscienza procurò a Vittore solo l'arresto e la cella di rigore. Dopo avergli fatto passare sei giorni senza mangiare e senza bere per fiaccarne la resistenza, venne trascinato nell'ippodromo del circo (presso l'attuale Porta Ticinese): nonostante che l'interrogatorio venisse condotto dallo stesso Massimiano Erculeo e dal suo consigliere Anulino, Vittore rimase ben saldo nel suo rifiuto di sacrificare agli idoli, che mantenne anche dopo una severa flagellazione. Riportato in carcere, là dove si trova ora Porta Romana, S. Vittore venne ulteriormente tormentato: tra l'altro gli versarono piombo fuso nelle piaghe, ma la forte tempra del soldato africano non ne fu ancora fiaccata.
Un giorno, anzi, approfittando di una disattenzione dei suoi carcerieri, riuscì ad evadere e a rifugiarsi in una stalla situata nei pressi di un teatro, là dove si trova attualmente Porta Vercellina. Ma ormai il suo peregrinare era terminato: scoperto, venne trascinato in un vicino bosco di olmi e decapitato. Il suo corpo rimase insepolto per una settimana, ma il vescovo S. Materno lo ritrovò ancora intatto e fedelmente vegliato da due fiere.
Gli venne quindi edificata una tomba sontuosa, accanto alla quale S. Ambrogio volle far seppellire suo fratello Satiro. S. Vittore è uno dei santi più cari ai milanesi, che gli hanno edificato e intitolato chiese e monumenti, il più tristemente celebre dei quali è... il carcere di S. Vittore. Non per nulla egli è patrono di prigionieri ed esuli.
Vittore, Nabore e Felice erano tre soldati provenienti dalla Mauritania e di stanza a Milano. Costretti, come altri loro compagni nella milizia e nella fede, a fare una scelta tra l'imperatore e Dio, la loro scelta fu chiara e decisa. Ma la sua obiezione di coscienza procurò a Vittore solo l'arresto e la cella di rigore. Dopo avergli fatto passare sei giorni senza mangiare e senza bere per fiaccarne la resistenza, venne trascinato nell'ippodromo del circo (presso l'attuale Porta Ticinese): nonostante che l'interrogatorio venisse condotto dallo stesso Massimiano Erculeo e dal suo consigliere Anulino, Vittore rimase ben saldo nel suo rifiuto di sacrificare agli idoli, che mantenne anche dopo una severa flagellazione. Riportato in carcere, là dove si trova ora Porta Romana, S. Vittore venne ulteriormente tormentato: tra l'altro gli versarono piombo fuso nelle piaghe, ma la forte tempra del soldato africano non ne fu ancora fiaccata.
Un giorno, anzi, approfittando di una disattenzione dei suoi carcerieri, riuscì ad evadere e a rifugiarsi in una stalla situata nei pressi di un teatro, là dove si trova attualmente Porta Vercellina. Ma ormai il suo peregrinare era terminato: scoperto, venne trascinato in un vicino bosco di olmi e decapitato. Il suo corpo rimase insepolto per una settimana, ma il vescovo S. Materno lo ritrovò ancora intatto e fedelmente vegliato da due fiere.
Gli venne quindi edificata una tomba sontuosa, accanto alla quale S. Ambrogio volle far seppellire suo fratello Satiro. S. Vittore è uno dei santi più cari ai milanesi, che gli hanno edificato e intitolato chiese e monumenti, il più tristemente celebre dei quali è... il carcere di S. Vittore. Non per nulla egli è patrono di prigionieri ed esuli.
Tratto da
http://www.varesenews.it/2007/05/san-vittore-patrono-dei-varesini/236928/
Era un soldato mauritano di stanza a Milano, che
per rifiutarsi adorare gli idoli pagani per seguire la religione cristiana morì
di stenti, ma soprattutto per le terribili torture inflittegli, con addirittura
piombo fuso versato sulle ferite. E la storia di San Vittore Martire, patrono
di Varese, santo venerato da molte comunità cristiane del Nord Italia, forse
perché la sua vita e il suo martirio
vengono descritti da Ambrogio da Milano, in particolare nell’inno Victor,
Nabor, Felix pii. Vittore, come gli altri martiri Nabore e Felice, era un
soldato mauritano di stanza a Milano all’epoca di Massimiano imperatore
d’Occidente.
Quando Massimiano diede avvio ad una delle ultime persecuzioni prima che
Costantino emanasse l’Editto di Milano del 313, Vittore pur affermando la
propria fedeltà all’imperatore per tutto ciò che riguardava la sua vita civile
e la disciplina militare, rifiutò di abiurare la propria fede.
Arrestato, minacciato di tortura e lasciato per più giorni privo di cibo
e bevande, anche quando fu condotto al Circo, al cospetto dello stesso
imperatore Massimiano Erculeo, continuò a rifiutarsi di sacrificare agli idoli,
e venne sottoposto ad atroci tormenti. Nonostante ciò, riuscì ad evadere, ma
dopo breve tempo venne scoperto, arrestato e decapitato. La tradizione vuole
che il suo corpo fosse lasciato insepolto, ma sia stato ritrovato, intatto, dal
vescovo di Milano, Materno, che lo seppellì in un sacello che venne poi denominato,
per le sue ricche decorazioni a mosaico, San Vittore in Ciel d’Oro (oggi
incorporato nella basilica di Sant’Ambrogio).
Il culto di san Vittore ebbe una larga diffusione, soprattutto su
impulso di Ambrogio, che volle seppellire accanto a lui il proprio fratello
Satiro. Molte chiese furono dedicate a san Vittore a Milano e nella diocesi
ambrosiana, a tal punto che la presenza di chiese o edicole a lui dedicate
viene considerata una prova dell’appartenenza (oggi o nel passato) di un
territorio alla suddetta diocesi ("Ubi Victor, ibi ambrosiana
ecclesia"). Oltre al sopra menzionato sacello di San Vittore in Ciel
d’Oro, a Milano vi sono anche le chiese di San Vittore al Corpo, di San Vittore
al Carcere, di San Vittore al Teatro e di San Vittore al Pozzo.
A Varese si festeggia con la chiusura delle scuole e di alcune attività;
in occasione delle festività del patrono è stata organizzata la settimana del
palio bosino che si concluderà domenica 13 maggio con i rioni della città che
si sfideranno in diverse gare.
Tratto da
https://www.culturacattolica.it/cristianesimo/testimoni-vite-di-santi/vite-dei-santi/san-vittore
Il santo che si festeggaia L'8 Maggio è
San Vittore il Moro, questo attributo, moro, oltre a indicare il colore bruno
della pella degli africani vuole dire «mauro», cioè nativo dlla Mauretania,
un'antica regione dell'Africa corrispondente alla zona dell'odierno Marocco.
Vittore era soldato ai tempi di Massimiano, imperatore d'Occidente e si trovava a Milano; fu proprio Massimiano a dare inizio ad una delle ultime persecuzioni, prima che, sempre a Milano, nel 313, Costantino promulgasse il famoso editto che riconosceva ai cristiani completa libertà di culto.
Il giovane Vittore aveva sempre seguito fedelmente il suo imperatore, ma ancor più fedelmente seguiva gli insegnamenti di Gesù. Sottoposto ad interrogatorio confessò la sua fede riaffermando al tempo stesso la fedeltà all'imperatore per tutto ciò che riguardava la sua vita civile e la disciplina militare.
Anche minacciato di tortura tenne fede al suo impegno e nelle mani di feroci persecutori mantenne un atteggiamento chiaro e lineare, pur subendo i più duri tormenti, fustigato e bastonato, fu infine ricoperto di rovente piombo fuso, sopravvissuto a questi supplizi, venne decapitato nell'anno 303.
Vittore il Moro è diventato presto uno dei santi più popolari e venerati di Milano, ed il suo nome venne cambiato in quello di Vittore da Milano.
Sant'Ambrogio scriveva che Vittore era uno dei principali patroni della città e San Gregorio di Tours riporta molto miracoli che sono avvenuti presso la tomba del martire Mauretano.
Vittore era soldato ai tempi di Massimiano, imperatore d'Occidente e si trovava a Milano; fu proprio Massimiano a dare inizio ad una delle ultime persecuzioni, prima che, sempre a Milano, nel 313, Costantino promulgasse il famoso editto che riconosceva ai cristiani completa libertà di culto.
Il giovane Vittore aveva sempre seguito fedelmente il suo imperatore, ma ancor più fedelmente seguiva gli insegnamenti di Gesù. Sottoposto ad interrogatorio confessò la sua fede riaffermando al tempo stesso la fedeltà all'imperatore per tutto ciò che riguardava la sua vita civile e la disciplina militare.
Anche minacciato di tortura tenne fede al suo impegno e nelle mani di feroci persecutori mantenne un atteggiamento chiaro e lineare, pur subendo i più duri tormenti, fustigato e bastonato, fu infine ricoperto di rovente piombo fuso, sopravvissuto a questi supplizi, venne decapitato nell'anno 303.
Vittore il Moro è diventato presto uno dei santi più popolari e venerati di Milano, ed il suo nome venne cambiato in quello di Vittore da Milano.
Sant'Ambrogio scriveva che Vittore era uno dei principali patroni della città e San Gregorio di Tours riporta molto miracoli che sono avvenuti presso la tomba del martire Mauretano.
Memoria
dell’apparizione dell’Arcangelo Michele sul Monte Gargano (verso il 492)
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