Santi Martiri
Alessandro Evanzio e Teodulo a Roma sotto Licinio(verso il 117)
Martirologio
Romano A Roma al settimo miglio
della via Nomentana, santi Evenzio, Alessandro e Teodúlo, martiri.
Passione
dei santi Alessandro, Evenzio e Teodulo
“ Presentiamo
di seguito la Passio dei santi Alessandro, Evenzio e Teodulo nella versione
volgarizzata dal Dandolo, il cui testo è leggermente diverso rispetto ad
un’altra passio poco più lunga e più conosciuta trasmessa nei codici della
Biblioteca Vaticana.
Per molto tempo è stata ritenuta una delle tante passiones romanzate prive di
fondamenti storici, fino alla scoperta nel 1854 di una catacomba sulla
Nomentana, risalente nel suo nucleo più antico a un periodo tra il II ed il III
secolo, sovrastata da due ambienti basilicali risalenti al IV-V secolo. Gli
scavi confermarono in parte le testimonianze oltre che della passio, sia del Martirologio
Geronimiano[1] sia
del Liber
Pontificalis, che associano anch’essi i tre nomi ad un comune martirio. Fu
infatti rinvenuto un altare con fenestella, recante l’iscrizione frammentata …ET
ALEXANDRO……DELICATVS VOTO POSVIT DEDICANTE AEPISCOPO VRS(O); stando agli
Atti della Biblioteca Vaticana, Evenzio ed Alessandro furono deposti insieme,
mentre Teodulo in un luogo a parte. A conferma del racconto, poco distante fu
trovata anche un’altra cappella all’interno della quale era ubicato anticamente
il sepolcro di Teodulo, su di un frammento di transenna nel quale si legge
ancora la scritta MARTYRI.
Nonostante ciò buona parte degli studiosi ritiene che questi martiri debbano
risalire al IV e non al II secolo, perciò escludono anche, per ovvie ragioni
cronologiche, che l’Alessandro in questione sia il papa Alessandro I. Andando
oltre la storicità della passio, in cui comunque permangono pur sempre tracce
di verità storiche anche se non tutte verificate e verificabili, resta
l’edificazione spirituale, che in fondo era e resta lo scopo principale della
passio così come voluta nelle intenzioni del suo anonimo autore, per cui “la
fede nasce dalla grazia non dalla discussione”.
Sta in
Alle origini della Chiesa Nomentana
http://www.sannicoladabarimentana.it/alle-origini-della-chiesa-nomentana/
Si è già indicato precedentemente come
nella narrazione del martirio dei santi Alessandro, Evenzio e Teodulo si sia
accennato all’esistenza di un vescovo nomentano. Per meglio comprendere lo
sviluppo del cristianesimo e dell’organizzazione ecclesiastica nelle nostre
terre, ritengo che sia opportuno accennare ai cimiteri cristiani del III-IV
secolo posti sulla Via Nomentana, nel tratto non più facente parte del suburbio
romano ma al servizio di alcuni centri abitati prossimi a Roma. I cimiteri
nell’antichità erano collocati lungo le vie, al di fuori delle mura cittadine,
sia per i pagani che per i cristiani; di solito i pagani usavano dei colombari
in cui riponevano le ceneri dei defunti mentre i cristiani erano soliti
seppellirvi i cadaveri avvolti in un lenzuolo. Durante le persecuzioni, e
soprattutto di quella di Diocleziano (imperatore dal 284 al 305), i cristiani
vi seppellirono i defunti, utilizzando soprattutto i cimiteri sotterranei (le
catacombe). I terreni per i cimiteri erano messi a disposizione da benestanti
matrone romane (Severina, Giusta ecc …). Con l’avvento di Costantino e col
decreto del 313 questi luoghi diventarono: l’attuale chiesa parrocchiale di S.
Alessandro proprietà della Chiesa e si costruirono sulle tombe dei martiri
oratori e basiliche.
Nel V secolo, a causa degli assedi e
delle invasioni barbariche, i corpi dei defunti iniziarono ad essere sepolti
entro le mura di Roma e le catacombe diventarono esclusivamente santuari di
venerazione dei martiri. A partire dal VII secolo vari pontefici fecero poi
traslare i loro corpi nelle chiese di Roma. Questi provvedimenti, uniti alle
devastazioni delle incessanti guerre succedutesi, causarono la decadenza di
tali luoghi di culto di cui si finì anche col perdere la memoria. Accennerò ai
cimiteri che facevano parte della diocesi di Nomentum: quello di S. Alessandro,
di San Restituto e dei Santi Primo e Feliciano.
Il primo cimitero che incontriamo lungo
la via Nomentana, sui confini della campagna romana, è quello di S. Alessandro
e dei suoi compagni Evenzio e Teodulo; esso era posto ad una distanza di 7
miglia dalla Città in prossimità dell’antica Ficulea; lo troviamo oggi lungo la
Nomentana presso l’omonimo abitato, nella tenuta Coazzo.
La dedicazione dell’altare della chiesa
risale alla prima metà del secolo V per opera del vescovo Orso “dedicante
episcopo Urso”. Dopo che papa Pasquale I (817-824) fece trasportare i corpi dei
martiri a Roma – altri studiosi affermano che la traslazione fu un’iniziativa
di papa Eugenio II (824-827) – il luogo decadde e se ne perse la memoria.
Grazie agli scavi effettuati nel 1854 ed agli studi di archeologia cristiana di
Giovanni Battista De Rossi, furono riportati alla luce i resti delle antiche
strutture catacombali e della chiesa edificata sulla tomba dei martiri. Dalle
analisi delle iscrizioni e dei reperti sappiamo che qui furono sepolti anche i
vescovi Adeodato (la cui morte risale all’anno 569) e Pietro, Petrus episcopus,
che morì tra la fine del III e gli inizi del IV secolo.
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