12th-century frescoes in the church of San Giovanni a Porta Latina
Santo
Giovanni il Teologo davanti alla Porta Latina a Roma(tra l’anno 95 e l’anno 93)
Tratto
da
http://www.unavoce-ve.it/pg-6mag.htm
Domiziano
regnava da tiranno su Roma e sul mondo. Sia che Giovanni avesse liberamente
intrapreso il viaggio verso la città sovrana per salutarvi la Chiesa
principale, sia che un editto imperiale l'avesse condotto in catene nella
capitale dell'impero, sta di fatto che egli compare di fronte ai fasci della
giustizia romana nell'anno 95. È accusato di avere propagato in una vasta
provincia dell'impero il culto verso un ebreo crocifisso sotto Ponzio Pilato.
Deve perire; e la sentenza dice che un supplizio vergognoso e crudele libererà
l'Asia da un vecchio superstizioso e ribelle. Se egli seppe sfuggire a Nerone,
non eviterà la vendetta dell'Imperatore Domiziano. Viene preparata una caldaia
di olio bollente, di fronte alla porta Latina [1].
La condanna reca che il predicatore di Cristo deve esservi immerso. È dunque giunto
il momento in cui il figlio di Salome parteciperà al calice del suo Maestro. Il
cuore di Giovanni trasalisce di felicità al pensiero che lui, il più amato e
tuttavia il solo degli Apostoli che non abbia ancora sofferto la morte per
questo divino Maestro, sia finalmente chiamato a dargli la testimonianza del
suo amore. Dopo avergli fatto, senza dubbio, subire una crudele flagellazione,
i carnefici afferrano il vegliardo, lo immergono barbaramente nella caldaia;
ma, o prodigio! l'olio bollente ha perduto d'improvviso il suo calore: le
membra sfinite dell'Apostolo non ne risentono alcuna sofferenza, ma, per di
più, quando lo si toglie finalmente dalla caldaia impotente, egli ha
riacquistato tutto quel vigore che gli anni gli avevano tolto. La crudeltà del pretorio
è vinta, e Giovanni, martire di desiderio, viene così conservato alla Chiesa
ancora per qualche anno. Un decreto imperiale lo esilia nell'isola di Patmos,
ove il cielo gli manifesterà i futuri destini del cristianesimo sino alla fine
dei secoli. La Chiesa Romana, conserva tra i suoi ricordi più gloriosi, il
soggiorno e il martirio di Giovanni nella città eterna, ed ha costruito una
Basilica nel luogo approssimativo ove l'Apostolo rese la sua testimonianza alla
fede cristiana. Questa Basilica è situata presso la Porta Latina, ed è sede di
un Titolo cardinalizio.
[1] La
localizzazione della caldaia bollente è parzialmente inesatta. poiché la porta
Latina fu costruita sotto Aureliano (270-275). Bisognerebbe dire che san
Giovanni subì il martirio fuori le Mura, nel luogo ove, più tardi, doveva
sorgere la porta Latina. Del resto troviamo per la prima volta questa
localizzazione soltanto nel IX secolo, nel martirologio di Adone.
da:
dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo
Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia,
Alba, 1959, p. 616-619
Tutti
i Santi Martiri e le Sante Martiri della Chiesa di Milano durante la
persecuzione di Diocleziano (dal 286 al 305)
Saints
VICTOR,
FELIX, VICTOR, CARISIE, AUFIDIA, JUDITH, EMERIA, VICTOR, ACUTA,
FAUSTINA, HILARIANUS, VICTORIANA, SATURNINA, GAVINA, HEDENTUS, FURTUNA,
VICTORIA, PRIMA, GAÏANUS, VALENTINA, FORTUNATA, POSTUMUS, FAUSTIN,
MAJORIQUE, VENUSTUS, MASSUNUS, PROCESSA, SECUNDIANUS, IMPORTUNA,
QUINTIEN, PIERRE, TASSO, CASSERIC, MAPPARIC, VENERIA, BONEFACIA,
QUINTUS, FLORIANA, VICTORINE, DEMORUS, GAUDOLA, VICTORINE, CRISPIN,
POSSINUS, FELIX, DONAT, LABORUS, MASSILUS, HAÏEN, FAERUS, QUINTUS,
ROGATUS, MAXENCE, NINNA, VIRTUTUS, VALERIE, TIRONIUS, MATRONA, CITINUS,
FLORIAN, HIRENEE, FORTUNAT, FAUSTIN, GAVINUS, HERNIUS, PAPPALIQUE,
PRIME, CASSUS, SECOND, CELERIN, HIEREMIA, FLAVIUS, MACROBE, MARCELLIN,
MAXIME, BAFRODITE, AUGUSTIEN, VITICUS et SOIXANTE-CINQ autres, martyrs à
Milan en Lombardie sous Maximien (entre 286 et 305).
Consultare
La grande persecuzione di Diocleziano
http://www.restorica.it/antica/la-grande-persecuzione-di-diocleziano/
“Nell’ora della prova”, un saggio di Guiducci sui martiri cristiani
Le parabole umane e spirituali dei
seguaci di Cristo dal I al IV secolo nel volume del professore di storia della
Chiesa alle Università pontificie Lateranense e Salesiana
http://www.lastampa.it/2018/02/15/vaticaninsider/nellora-della-prova-un-saggio-di-guiducci-sui-martiri-cristiani-rlfostLVGElG42jzjoPr4K/pagina.html
Saint BARBAROS, soldat romain, martyr sous Julien l'Apostat (entre 360 et 363)
Santa Benedetta
monaca a Roma (verso il sesto secolo
Martirologio
Romano: A Roma, santa Benedetta, vergine, che, monaca, come racconta il papa
Gregorio Magno, trovò pace in Dio, come ella stessa aveva chiesto, trenta
giorni dopo la morte di santa Galla, dalla quale era amata più di tutte le
altre.
Tratto da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/52020
È commemorata il 6 maggio nel
Martirologio Romano, dove fu introdotta dal Baronio. Le poche notizie che la
riguardano sono riferite da Gregorio Magno, che la ricorda come compagna di
santa Galla nel monastero fondato da quest'ultima a Roma, presso San Pietro.
Benedetta morì trenta giorni dopo Galla, come le aveva predetto l'apostolo
Pietro, apparsole in una visione.
Tratto da http://www.ilsussidiario.net/News/Cronaca/2017/5/6/SANTA-BENEDETTA-Santo-del-giorno-il-6-maggio-si-celebra-una-delle-patrone-di-Roma/762726/
Secondo alcuni documenti ufficiali, si
conosce che san Benedetta ha vissuto
nella città di Roma, intorno al quinto secolo dopo Cristo. Sin da bambina
la futura santa sente di voler dedicare la propria vita a Dio. La giovane
diventa una seguace della religione cristiana. Ad un tratto, la ragazza
sceglie di farsi monaca e di entrare in convento. La famiglia dapprima non è
d'accordo con la scelta di santa Benedetta,
ma poi appoggia la sua decisione. La donna prende i voti ed entra a far
parte di un monastero, situato accanto all'antica Basilica di San Pietro nella
città del Vaticano. Santa Benedetta
trascorre le sue giornate pregando e compiendo tante opere sante. La monaca si
sottopone anche a dei rigidi digiuni. Durante il suo soggiorno nel monastero
presso San Pietro, santa Benedetta
fa amicizia con santa Galla. Il legame tra le due è molto forte. Santa
Galla muore intorno al 550 dopo Cristo per un cancro al seno, mentre santa Benedetta incontra la morte trenta giorni
dopo la sua amica, proprio come le aveva predetto san Pietro durante una
visione. Dopo la scomparsa della monaca, quest'ultima è stata nominata santa
dalla Chiesa Cattolica e la sua festa ricade il 6 Maggio di ogni anno. I suoi
resti si trovano nella Cappella della Pietà della Basilica dei Ss. XII
Apostoli. Il 21 Febbraio, durante la festa di San Sabino e di San Clemente, la
testa di santa Benedetta viene anche
esposta. E' notizia certa comunque che una parte del corpo della suora si trovi
in un posto ben preciso. Questo luogo è la Chiesa di Santa Caterina in
Borgo.
Santo
Maurelio Vescovo di Imola (verso il 524)
Parlando della città di Imola,
nell'Emilia, il primo nome di Santo che sale alle labbra è naturalmente quello
di San Cassiano, il Santo maestro e Patrono dei maestri ‑ martirizzato, secondo
la tradizione, dai propri discepoli, a colpi dolorosissimi di stilo,
l'asticciola aguzza usata un tempo per scrivere.
Dire « la città di San Cassiano » per
indicare Imola non è espressione ingiustificata né compiacimento letterario.
Anche nell'Alto Medioevo il Vescovo della città veniva indicato come
Episcopus Sancti Cassiani, perché aveva la propria sede presso la basilica del
Martire, fuori delle antiche mura.
Soltanto quando il santuario venne
distrutto, la sede vescovile (e le reliquie del Martire Cassiano) furono
portate all'interno della città tagliata dalla via Emilia, nella cattedrale costruita
tra il XII e il XIII secolo, rifatta alla fine del '200, e ricostruita poi nel
'700.
In quella cattedrale, e nell'antica
cripta che questa conserva, sono custoditi i resti di ben tre Santi che
basterebbero da soli a dare gloria all'antica città romana, fondata da Cornelio
Silla o forse da Cornelio Scipione, e detta perciò Forum Cornelii, e che il
corso dei secoli ha arricchito di benemerenze civili e artistiche, culturali
e devote e, oggi, produttive e commerciali.
Il primo è naturalmente San Cassiano, il
maestro Martire; il secondo è San Pier Crisologo, nativo di Imola e vissuto
nel V secolo, celebre come Vescovo di Ravenna e promotore del culto dei Santi.
Il suo soprannome di « crisologo », cioè, in greco, « parola d'oro », allude
alla sua mirabile eloquenza, che gli ha valso un seggio tra i Dottori della
Chiesa.
Terzo e assai più modesto nella triade,
è San Maurelio, oggi festeggiato, e le cui reliquie riposano proprio sotto l'altar
maggiore della cattedrale imolese.
Egli sarebbe stato Vescovo della città
nel VI secolo, morendo nel 542, e il suo nome andrebbe inserito nell'elenco
degli antichi Pastori di Imola, che comprende personaggi come Cornelio,
Proietto e Pacaziano, per giungere poi, in epoca più vicina, a Monsignor
Mastai‑Ferretti, il futuro Papa Pio IX.
Maurelio è nome raro nei calendari.
Appare soltanto un'altra volta, accanto al nome di Ursione, il 29 aprile.
Ursione e Maurelio sono due Santi di Troyes, in Francia, vissuti anch'essi
nel VI secolo. Qualche studioso ha perciò pensato che il San Maurelio onorato a
Imola sia tutt'uno con il Santo francese, di cui la città emiliana possederebbe
una parte delle reliquie.
Riferiamo l'ipotesi a titolo di
informazione, ma siamo certi che i devoti di Imola difenderanno l'autonomia
del « loro » San Maurelio, a spada tratta, o meglio a penna tratta, per
ricordare lo strumento di martirio di San Cassiano, il maestro di Imola!
Tratto
da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/92741
L’unica
fonte biografica su san Maurelio che ci è pervenuta, è un anonimo “Legendario e
vita et miracoli di santo Maurelio”, tradotto in italiano dal latino e
pubblicato per la prima volta a Ferrara nel 1489 e ristampato nel 1544 e 1570.
Da questa fonte ne sono scaturite altre, alcune leggendarie e fantasiose, altre con l’intento di spiegare l’incongruente narrazione, ma che giunsero al risultato di complicarla maggiormente.
Si dà qui una parziale traduzione dal “Legendario” composto da sette capitoli, specificando che per secoli stuoli di studiosi, hanno cercato di dare un senso cronologico e geografico dei fatti, senza peraltro riuscirvi credibilmente.
1. Maurelio nacque ad Edessa da Teobaldo re di Mesopotamia e quando aveva 18 anni, nacquero altri due fratelli, Ippolito e Rivallo; a 30 anni, si presentò a suo padre pagano, per avere il permesso di servire l’Onnipotente Dio; alle pressanti richieste del padre e dei baroni del regno, cedette accettando di associarsi al governo dello Stato; alla morte del padre fu eletto re in Edessa, ma poco dopo per amore di Dio, rinunciò al regno a favore del fratello Ippolito.
2. Si dedicò alla sua formazione spirituale e preparazione sacerdotale, sotto la guida del venerando Teofilo vescovo di Smirne, il quale gli conferì i vari gradi fino al sacerdozio.
In seguito il vescovo lo autorizzò ad avere un dibattito con l’eretico Severino, ma questo non si presentò. Teofilo allora lo mandò a Roma dal papa, affinché Maurelio esponesse la situazione creatasi con la dottrina dell’eretico e ricevere gli opportuni consigli per combatterlo.
Una volta partito per Roma, Maurelio fu avvertito da un angelo che un fulmine aveva incenerito l’eretico Severino, allora decise di ritornare a Smirne, ma un vento impetuoso obbligò la nave ad entrare nel porto di Ostia, distante da Roma dodici miglia. Da lì la delegazione capeggiata da Maurelio, decise di visitare la Basilica di San Pietro a Roma e ricevere la benedizione del Vicario di Cristo.
3. E accadde per divina provvidenza, che nello stesso momento che era dal papa, incontrò altri pellegrini della città di Ferrara, venuti dal Santo Padre per chiedere la nomina di un nuovo vescovo, per succedere al defunto loro pastore Oldrado.
Al papa di allora Giovanni IV (640-642), apparve s. Giorgio che gli suggerì di nominare Maurelio; accettata la nomina e presentato ai Ferraresi, egli fu consacrato vescovo dal papa.
4. Accolto festosamente nella città di Voghenza, celebrò la Messa nella chiesa cattedrale posta oltre il fiume Po; durante la celebrazione apparve una mano benedicente Maurelio e furono udite parole che elogiavano la sua scelta di rinunciare ad onori e ricchezze nella sua patria, e gli promettevano letizia e gaudio eterno fra i cori degli Angeli.
La voce ancora lo designava a protettore e custode di quel luogo, che l’accoglieva e dove riposerà dopo la morte, promettendo abbondanza di grazie ai fedeli, che si sarebbero recati visitarne la tomba con pura fede; detto questo la mano disparve e Dio di giorno in giorno gli concedeva molti doni e miracoli.
5. La quinta parte racconta della guarigione d’una ragazza cieca, ad opera del santo vescovo; questa ragazza poi si fece costruire dal padre un abitacolo dall’altra parte del fiume, in un luogo non molto lontano da dove dimorava s. Maurelio, e si dedicò ad una vita di preghiera.
In quel luogo fu poi fondato il venerando monastero di San Silvestro, che accolse per secoli, religiose e sante monache.
6. Nella sesta parte, la più dolorosa, Maurelio ebbe in sogno il presagio di molte sofferenze e lui si disse pronto alla prova.
Alcuni connazionali della Mesopotamia, giunti a Voghenza gli riferirono che suo fratello Ippolito, era stato ucciso dall’altro fratello Rivallo, che aveva anche abiurato il Cristianesimo.
Maurelio partì per Edessa e lì giunto rimproverò con forza il fratello, che gli rispose con alterigia e lo rinchiuse in carcere e dopo strazianti tormenti, lo fece decapitare e seppellire nello stesso palazzo reale.
I notabili del regno avendo saputo dell’arrivo di Maurelio, espressero il desiderio di vederlo; Rivallo rispose che era partito, dandogli il regno nelle sue mani, ma data questa falsa giustificazione, il crudele tiranno fu preso da possessione diabolica e spirò. Il corpo di s. Maurelio fu poi ritrovato, il martirio si avverò il 7 maggio del 644 ca.
7. Nel 1106 quindi circa 500 anni dopo la morte, l’imperatore Enrico III, in seguito ad una visione del santo, trasferì il corpo di s. Maurelio, il 24 aprile, nella chiesa di S. Giorgio di Ferrara dall’altro lato del fiume, presente il vescovo Giovanni.
Su quest’ultima parte bisogna aggiungere, che la sede episcopale di Voghenza, oggi Borgo di 600-700 abitanti nel Comune di Voghiera, era dal IV al VII secolo, precedente a quella di Ferrara, dove fu trasferita nella chiesa di S. Giorgio nel 657; quindi molti studiosi ritengono che s. Maurelio sia stato l’ultimo vescovo dell’antica diocesi di Voghenza, incorporata poi in quella di Ferrara, perciò egli è denominato alternativamente vescovo di Voghenza e di Ferrara.
Le testimonianze del culto a Ferrara oggi conosciute, non risalgono oltre il XII secolo, è da supporre che la presunta traslazione delle reliquie da Edessa a Ferrara, ad opera dell’imperatore Enrico III, abbia originato o rinnovato la devozione dei fedeli ferraresi a san Maurelio.
Da quel secolo le testimonianze si moltiplicarono con Confraternite, campane, sarcofagi, monete, cappelle, chiese, a lui dedicate o che lo raffiguravano come santo; dal 1463 san Maurelio, negli Statuti di Ferrara, viene citato a fianco di s. Romano e altri santi, quale protettore della città.
Dalla riesumazione della salma avvenuta nel 1419 ad oggi, le reliquie del santo hanno riscosso un culto ininterrotto, tanto nell’antica cattedrale di S. Giorgio, quanto nella nuova fondata nel 1135.
La riesumazione fu l’occasione per l’inizio di un interesse artistico notevole, da parte di pittori e scultori, che lo raffigurarono in pregevoli opere, oggi sparse in tutta Europa; tra le più importanti, la cattura e la decapitazione di s. Maurelio di Cosmé Tura, dipinto verso il 1470 per l’altare dedicato al santo vescovo, nella chiesa di San Giorgio fuori le mura e ora conservato nella locale Pinacoteca Nazionale.
Le sue reliquie sono oggi venerate nel Monastero di S. Giorgio degli Olivetani a Ferrara.
Da questa fonte ne sono scaturite altre, alcune leggendarie e fantasiose, altre con l’intento di spiegare l’incongruente narrazione, ma che giunsero al risultato di complicarla maggiormente.
Si dà qui una parziale traduzione dal “Legendario” composto da sette capitoli, specificando che per secoli stuoli di studiosi, hanno cercato di dare un senso cronologico e geografico dei fatti, senza peraltro riuscirvi credibilmente.
1. Maurelio nacque ad Edessa da Teobaldo re di Mesopotamia e quando aveva 18 anni, nacquero altri due fratelli, Ippolito e Rivallo; a 30 anni, si presentò a suo padre pagano, per avere il permesso di servire l’Onnipotente Dio; alle pressanti richieste del padre e dei baroni del regno, cedette accettando di associarsi al governo dello Stato; alla morte del padre fu eletto re in Edessa, ma poco dopo per amore di Dio, rinunciò al regno a favore del fratello Ippolito.
2. Si dedicò alla sua formazione spirituale e preparazione sacerdotale, sotto la guida del venerando Teofilo vescovo di Smirne, il quale gli conferì i vari gradi fino al sacerdozio.
In seguito il vescovo lo autorizzò ad avere un dibattito con l’eretico Severino, ma questo non si presentò. Teofilo allora lo mandò a Roma dal papa, affinché Maurelio esponesse la situazione creatasi con la dottrina dell’eretico e ricevere gli opportuni consigli per combatterlo.
Una volta partito per Roma, Maurelio fu avvertito da un angelo che un fulmine aveva incenerito l’eretico Severino, allora decise di ritornare a Smirne, ma un vento impetuoso obbligò la nave ad entrare nel porto di Ostia, distante da Roma dodici miglia. Da lì la delegazione capeggiata da Maurelio, decise di visitare la Basilica di San Pietro a Roma e ricevere la benedizione del Vicario di Cristo.
3. E accadde per divina provvidenza, che nello stesso momento che era dal papa, incontrò altri pellegrini della città di Ferrara, venuti dal Santo Padre per chiedere la nomina di un nuovo vescovo, per succedere al defunto loro pastore Oldrado.
Al papa di allora Giovanni IV (640-642), apparve s. Giorgio che gli suggerì di nominare Maurelio; accettata la nomina e presentato ai Ferraresi, egli fu consacrato vescovo dal papa.
4. Accolto festosamente nella città di Voghenza, celebrò la Messa nella chiesa cattedrale posta oltre il fiume Po; durante la celebrazione apparve una mano benedicente Maurelio e furono udite parole che elogiavano la sua scelta di rinunciare ad onori e ricchezze nella sua patria, e gli promettevano letizia e gaudio eterno fra i cori degli Angeli.
La voce ancora lo designava a protettore e custode di quel luogo, che l’accoglieva e dove riposerà dopo la morte, promettendo abbondanza di grazie ai fedeli, che si sarebbero recati visitarne la tomba con pura fede; detto questo la mano disparve e Dio di giorno in giorno gli concedeva molti doni e miracoli.
5. La quinta parte racconta della guarigione d’una ragazza cieca, ad opera del santo vescovo; questa ragazza poi si fece costruire dal padre un abitacolo dall’altra parte del fiume, in un luogo non molto lontano da dove dimorava s. Maurelio, e si dedicò ad una vita di preghiera.
In quel luogo fu poi fondato il venerando monastero di San Silvestro, che accolse per secoli, religiose e sante monache.
6. Nella sesta parte, la più dolorosa, Maurelio ebbe in sogno il presagio di molte sofferenze e lui si disse pronto alla prova.
Alcuni connazionali della Mesopotamia, giunti a Voghenza gli riferirono che suo fratello Ippolito, era stato ucciso dall’altro fratello Rivallo, che aveva anche abiurato il Cristianesimo.
Maurelio partì per Edessa e lì giunto rimproverò con forza il fratello, che gli rispose con alterigia e lo rinchiuse in carcere e dopo strazianti tormenti, lo fece decapitare e seppellire nello stesso palazzo reale.
I notabili del regno avendo saputo dell’arrivo di Maurelio, espressero il desiderio di vederlo; Rivallo rispose che era partito, dandogli il regno nelle sue mani, ma data questa falsa giustificazione, il crudele tiranno fu preso da possessione diabolica e spirò. Il corpo di s. Maurelio fu poi ritrovato, il martirio si avverò il 7 maggio del 644 ca.
7. Nel 1106 quindi circa 500 anni dopo la morte, l’imperatore Enrico III, in seguito ad una visione del santo, trasferì il corpo di s. Maurelio, il 24 aprile, nella chiesa di S. Giorgio di Ferrara dall’altro lato del fiume, presente il vescovo Giovanni.
Su quest’ultima parte bisogna aggiungere, che la sede episcopale di Voghenza, oggi Borgo di 600-700 abitanti nel Comune di Voghiera, era dal IV al VII secolo, precedente a quella di Ferrara, dove fu trasferita nella chiesa di S. Giorgio nel 657; quindi molti studiosi ritengono che s. Maurelio sia stato l’ultimo vescovo dell’antica diocesi di Voghenza, incorporata poi in quella di Ferrara, perciò egli è denominato alternativamente vescovo di Voghenza e di Ferrara.
Le testimonianze del culto a Ferrara oggi conosciute, non risalgono oltre il XII secolo, è da supporre che la presunta traslazione delle reliquie da Edessa a Ferrara, ad opera dell’imperatore Enrico III, abbia originato o rinnovato la devozione dei fedeli ferraresi a san Maurelio.
Da quel secolo le testimonianze si moltiplicarono con Confraternite, campane, sarcofagi, monete, cappelle, chiese, a lui dedicate o che lo raffiguravano come santo; dal 1463 san Maurelio, negli Statuti di Ferrara, viene citato a fianco di s. Romano e altri santi, quale protettore della città.
Dalla riesumazione della salma avvenuta nel 1419 ad oggi, le reliquie del santo hanno riscosso un culto ininterrotto, tanto nell’antica cattedrale di S. Giorgio, quanto nella nuova fondata nel 1135.
La riesumazione fu l’occasione per l’inizio di un interesse artistico notevole, da parte di pittori e scultori, che lo raffigurarono in pregevoli opere, oggi sparse in tutta Europa; tra le più importanti, la cattura e la decapitazione di s. Maurelio di Cosmé Tura, dipinto verso il 1470 per l’altare dedicato al santo vescovo, nella chiesa di San Giorgio fuori le mura e ora conservato nella locale Pinacoteca Nazionale.
Le sue reliquie sono oggi venerate nel Monastero di S. Giorgio degli Olivetani a Ferrara.
Santo
Petronace nativo di Brescia e restauratore ed igumeno dell’abbazia di
Montecassino e insieme con lui I Santi
Paldone,Tatone eTasone(verso il 752)
Tratto
da
https://it.wikipedia.org/wiki/Petronace_di_Montecassino
Originario di Brescia Petronace intraprese nel 717 un pellegrinaggio
per visitare la tomba di San Benedetto da Norcia e ricostruire l'abbazia di
Montecassino su esortazione di Papa Gregorio II. Dell'abbazia rimanevano solo
rovine, ma un piccolo numero di eremiti vivevano ancora lì. Petronace, spinto
da ardore religioso, rimase con loro, fu eletto superiore e si dedicò a
riedificare e ripopolare il monastero facendo tornare da Roma i monaci
cassinesi che vi erano rifugiati. Fu per questo chiamato Secondo fondatore
di Montecassino. Per reperire i fondi per la costruzione, fu aiutato dai nobili locali come i longobardi duchi di Benevento Petronace ricevette dal papa Zaccaria il libro della Regola scritto da san Benedetto in persona.
Per la
ricostruzione dell’abbazia di Montecassino
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UNIVERSITÀ DEGLI
STUDI DI UDINE
CORSO DI DOTTORATO DI RICERCA IN STORIA DELL'ARTE XXV CICLO
TESI DI
DOTTORATO DI RICERCA
'Gli
scalpellini di san Benedetto'.
Koinè
culturale, modelli e trasmissioni in epoca altomedievale attraverso la
produzione scultorea di due abbazie benedettine dell’Italia
centro-meridionale:
Montecassino e San Vincenzo al Volturno
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