lunedì 9 settembre 2013

10 settembre feste santi e memorie





Afterfeast of the Nativity of the Mother of God 




Saints apôtes APELLE, illuminateur de Smyrne en Ionie (Rom XVI:10), LUC, premier évêque de Laodicée en Syrie (I Tim IV:11) et CLEMENT, évêque de Sardique ou de Sardes (Phil IV:3).

Saints évêques NEMESIEN de Thubune, FELIX de Bagaïe, LUCIEN de Mombrèse, FELIX d'Urine, LITTEE de Gémelles, POLYANUS de Milève, VICTOR d'Assur, JADERE de Midile et DATIF de Budée, martyrs en Afrique sous Valérien et Gallien (vers 260).

Commemorazione dei santi Nemesiano e compagni, Felice, Lucio, un altro Felice, Littéo, Poliano, Vittore, Iader e Dativo, che, vescovi, sacerdoti e diaconi, allo scoppio della feroce persecuzione perpetrata in Africa sotto gli imperatori Valeriano e Gallieno, furono per la loro fede in Cristo dapprima crudelmente percossi e poi legati in ceppi e destinati alle miniere, dove san Cipriano con le sue lettere li esortava a sopportare con fermezza la prigionia e a custodire i precetti del Signore 

Saints DOLETATULE (CATULE), TUSQUE, VALENTIN et MAGARE, martyrs en Afrique. 



Saintes MENODORE, METRODORE et NYMPHODORE, soeurs selon la chair, martyres en Bithynie sous Galère (entre 305 et 311). (Office traduit en français par le père Denis Guillaume au tome IX des Ménées.)








Troparion — Tone 4

O Holy Martyrs, / You wisely exchanged horrible torture and bitter death for Eternal Life! / Three virgins, you confessed the unoriginate Trinity at an evil council, / And for this reason were slain by the sword, / Following the way of the Lamb who was slain! / Now ever pray for us / Who commemorate your holy memory!


Troparion — Tone 1

Let all who rejoice at their triumph honor these three virgin martyrs, / who are united to God as sisters and who pour forth fair streams of grace: / Menodora, Metrodora, and Nymphodora, / who were in all things courageous; / they ever pray to the Trinity for us.

Kontakion — Tone 4

Invincible in your struggles for the Holy Trinity, / And through your love for each other as sisters, / You defeated the foe of your spiritual life, / And with the five virgins, entered victoriously into the Heavenly Mansions / Where you ever rejoice with the angels in the presence of the King of All!


 



Saint martyr BARYPSABAS, ermite en Dalmatie. 

Sainte EUDOCIE l'Enfant.

Saint PAULIN le Jeune, qui confessa la foi orthodoxe face au roi des Vandales Genséric (Afrique 437). 

 
Saint AGAPIUS (AGAPITUS), évêque de Novare en Piémont (447). 
Le fonti documentarie, tra cui i dittici eburnei della Cattedrale e della Basilica di san Gaudenzio, concordano nell’indicare Agabio quale secondo vescovo di Novara, dopo Gaudenzio, nella prima metà del IV secolo. Secondo la tradizione, che venne fissata in un racconto agiografico del XII – XIII secolo, Agabio, fedele discepolo del primo vescovo, venne da lui stesso designato a guida della diocesi novarese e diede onorevole sepoltura al suo maestro nella basilica extramuraria esistente fino alla metà del XVI secolo. La figura di Agabio viene presentata come quella del pastore sapiente che, dedicandosi alla preghiera e al digiuno, riesce ad essere coraggiosa guida del gregge lui affidato, fino alla morte che i calendari da sempre collocano al 10 settembre. La sua sepoltura, situata lungo la strada per Milano, venne monumentalizzata con la costruzione di una chiesa lui dedicata, mentre le sue reliquie già dall’890 furono dal vescovo Cadulto traslate nella Cattedrale di Santa Maria, dove ancora riposano in un altare marmoreo. L’annuncio missionario dell’evangelizzazione, che la tradizione attribuisce all’operato di Gaudenzio, iniziò succesivamente a tradursi in evidenze materiali, come luoghi di culto e battisteri, la cui edificazione potrebbe coincidere con gli anni di episcopato di Agabio, edifici che sono il segno più evidente della cristianizzazione del vasto territorio diocesano.

Saint VERAN, fils de saint Eucher de Lyon et frère de saint Salonius de Genève, évêque de Vence en Provence (après 451). (Office composé en français par le père Denis Guillaume et publié au tome XVI du Supplément aux Ménées.)

 

Sainte PULCHERIE, impératrice d'Orient, qui montra un zèle ardent pour la préservation de la foi orthodoxe lors du concile de Chalcédoine (453). 

Le notizie su s. Pulcheria ci sono pervenute dalle cronache bizantine; pertanto essendo numerose e piene di date, è necessario per snellire e visto lo spazio disponibile, di riassumere il più possibile.
I suoi genitori furono gli imperatori Arcadio ed Eudocia, i quali ebbero nell’ordine cinque figli: Flacilla, Pulcheria, Arcadia, Teodosio (il futuro imperatore) e Marina.
Pulcheria nacque il 19 gennaio 399 a Costantinopoli, ancora bambina perse in pochi anni dal 403 al 408, la sorella Flacilla e i due genitori, per cui lei insieme al fratello e le altre sorelle, rimasero sotto la tutela dell’eunuco Antioco, scelto come loro precettore dal reggente Antemio.
Ricevette un’ottima istruzione, che le permise di potersi esprimere correttamente sia in latino che in greco; non aveva ancora 16 anni, che il 4 luglio 414 fu elevata alla dignità di “Augusta” e reggente del fratello Teodosio e del governo; quindi divenne la personalità più in vista dell’Impero Bizantino, al punto che il 30 dicembre dello stesso 414, il prefetto Aureliano fece erigere nel Senato, tre busti in onore di Pulcheria e degli imperatori Onorio e Teodosio II.
Alquanto autoritaria, compì il proprio dovere e con una estrema religiosità, consacrò la sua verginità al Signore; con un voto sigillato pubblicamente, donò alla Chiesa di S. Sofia, uno splendido altare con iscrizione, inoltre aveva convinto anche le due sorelle a seguire la sua stessa strada; il palazzo imperiale era diventato quasi un convento, perché giorno e notte vi si cantavano le lodi divine, si leggeva la Sacra Scrittura, si pranzava e si digiunava insieme e il lavoro era manuale.
Fece da educatrice perfetta per il fratello, destinato a regnare, inculcandogli il rispetto per il clero ed i monaci. Divenne la strenua difenditrice dell’ortodossia cristiana, emanando o ripristinando leggi contro gli eretici di vari movimenti, contro l’accesso dei pagani agli uffici pubblici, moderando l’influsso degli ebrei nella vita dell’Impero, ebbe come consigliere il patriarca Attico.
Nel 417 vi fu, con l’accordo della corte bizantina, il ristabilimento della comunione del patriarca di Costantinopoli con la Sede Apostolica. Come reggente del fratello, Pulcheria era stata impegnata a cercare per Teodosio II, una sposa fra le più belle vergini dell’impero, la scelta cadde sulla greca Atenaide (poi imperatrice Eudossia), che Teodosio II sposò il 7 giugno 421.
Ma i rapporti futuri fra le due donne non furono sempre cordiali, per i temperamenti così diversi; avvenente e intraprendente Eudossia, dispotica e ultrareligiosa Pulcheria; la controversia di Nestorio, patriarca di Costantinopoli dal 428 al 431, che con la sua eresia affermava la separazione fra la natura umana e divina di Gesù, che tanta influenza ebbe nel mondo bizantino, aggravò le tensioni fra le due donne, che erano su posizioni opposte.
Pulcheria fu accusata di incesto presso il magistrato Paolino, il patriarca Nestorio le proibì l’ingresso al palazzo vescovile, fece cancellare la sua immagine dipinta sul già ricordato altare votivo e le tolse il permesso, concessale dal suo predecessore Sisinnio, di comunicarsi a Pasqua nel santuario della cattedrale.
A tutto questo seguì un lungo periodo, che vide protagoniste le due ‘basilisse’ (imperatrici romane d’Oriente), alle quali venivano rivolte richieste d’intervento dalle parti in conflitto ideologico, come s. Cirillo d’Alessandria e il vescovo d’Antiochia Giovanni, prima e durante il Concilio di Efeso, che condannò il “nestorianesimo”.
Un pellegrinaggio di Eudossia a Gerusalemme nel 438, permise a Pulcheria di recuperare l’antica superiorità a corte, ma per il gioco degli intrighi dei favoriti e per le gelosie femminili, l’atmosfera al ritorno di Eudossia divenne di nuovo pesante, finché nel 440 il favorito di Eudossia, Paolino fu condannato a morte e nel 443 l’imperatrice decise di ritirarsi per sempre a Gerusalemme.
A questo punto, quanti avevano bisogno di un appoggio decisivo, ormai ricorrevano a Pulcheria, come nel 446-447 il celebre Teodoreto di Ciro, preoccupato delle imposte che gravavano sulla sua città.
In quegli anni Pulcheria si ritirò a vita privata nel palazzo dell’Ebdomon, posto alla periferia della capitale e qui risiedeva ancora il 13 giugno 449, quando il papa s. Leone Magno, allora in lotta contro l’eretico Eutiche, le mandò varie lettere pregandola di aiutarlo a soffocare la nuova eresia, condannata poi nel 451 nel Concilio di Calcedonia e di mettere il suo intervento a favore della partecipazione bizantina al Concilio generale che papa Leone I voleva riunire in Italia.
L’eresia di Eutiche, archimandrita greco (378-454 ca.), accanito sostenitore dell’eresia di Nestorio, cadde nell’errore opposto; negava che in Gesù ci fossero due nature, affermando probabilmente l’assimilazione della natura umana in quella divina.
Con una sua lettera del 17 marzo 450, l’’Augusta’ Pulcheria rispose affermativamente, con il compiacimento del papa, che ancora una volta, apprezzò l’ortodossia della sovrana.
La sorella dell’imperatore fu pure coinvolta nella controversia che vide protagonista s. Flaviano patriarca di Costantinopoli, l’eunuco Crisafio, l’egiziano patriarca Anatolio; nel cui contesto avvenne il cosiddetto ‘ladrocinio di Efeso’, l’uccisione dello stesso Flaviano, l’esilio dell’eunuco, il riconoscimento dell’errore da parte di Teodosio II, il richiamo a corte della sorella Pulcheria (sono tutti episodi, che narrati in questa scheda l’avrebbero allungata molto, pertanto le notizie dettagliate, si possono trovare nella scheda di s. Flaviano, patriarca di Costantinopoli).
Ad ogni modo, convertito o no dall’eresia di Eutiche, che in quei tempi coinvolgeva fattivamente la corte, il ‘basileus’ (imperatore) Teodosio II, morì il 28 giugno 450 a 49 anni, in seguito ad una caduta da cavallo; a lui si deve il “Codice Teodosiano”, raccolta delle costituzioni imperiali da Costantino in poi.
Pulcheria, che aveva ormai 51 anni, forse adempiendo un’ultima volontà del fratello, il 25 agosto 450 introdusse a corte un ufficiale in congedo di 58 anni, il tribuno Marciano e lo sposò dietro la promessa di rispettare la sua verginità; la cerimonia fu fastosa con la presenza del patriarca Anatolio e si dice che Pulcheria stessa, pose il diadema imperiale sul capo del maturo sposo.
Ancora di lei sappiamo che fece trasferire il corpo dell’ucciso s. Flaviano, nella chiesa dei SS. Apostoli di Costantinopoli e che diede uno apporto decisivo per la riunione del Concilio di Calcedonia del 451, voluto dal papa, per riportare la pace fra le opposte fazioni in lotta per le eresie, che funestavano il mondo cristiano orientale della sua epoca.
Al Concilio, cui partecipavano allora anche i sovrani bizantini, Pulcheria fu acclamata più volte come nuova s. Elena e difenditrice e salvatrice della Croce di Cristo, presente il marito il nuovo imperatore Marciano.
Fra lei e il papa s. Leone Magno, intercorse una fitta corrispondenza, per consolidare le norme del Concilio di Calcedonia e riguardo le successive agitazioni monofisite, specie in Palestina, Pulcheria intervenne nel 453 con due lettere dirette ai monaci palestinesi e a s. Bassa e le sue monache.
Nel terzo anno del regno di Marciano, l’imperatrice Pulcheria morì nel mese di luglio del 453 (stranamente in tanta precisione di notizie, si ignora il giorno), nel suo testamento, redatto da Marciano, ella lasciò tutti i suoi beni ai poveri.
Gli storici bizantini ricordano fra le sue opere la costruzione di sontuosi templi per la venerazione dei martiri, dei numerosi monasteri, ospizi e ricoveri, a cui dava una dote di sostegno. Si ricordano alcuni di questi templi: Chiesa dei Quaranta Martiri di Sebaste, in occasione della scoperta delle loro reliquie; il Santuario nel palazzo di Daphnè, dedicato a S. Stefano con la reliquia della mano destra del protomartire; una speciale chiesa in onore del profeta Isaia; poi il meraviglioso atrio di S. Lorenzo per deporvi le reliquie di s. Lorenzo e di s. Agnese e temporaneamente quelle di s. Stefano e di Isaia; la Chiesa di s. Mena in Acropoli.
Inoltre Pulcheria è ricordata per aver dato inizio dal 449 in poi, con l’appoggio di Marciano, alla costruzione dei Santuari mariani più cari alla pietà bizantina.
Il corpo dell’’Augusta’ Pulcheria fu sepolto nella Chiesa dei Ss. Apostoli di Costantinopoli, dove già riposavano i grandi s. Gregorio Nazianzeno, s. Giovanni Crisostomo e s. Flaviano. L’imperatore Leone (457-474) successore di Marciano, pieno di ammirazione per lei, fece apporre sulla sua tomba l’’indalma’ (immagine) di Pulcheria e fece trasportare in città, le statue di lei e del marito, che ornavano i portici del palazzo dell’Ebdomon; i corpi dei due sovrani erano sistemati in un’urna di porfido egiziano.
Due città, una in Frigia e l’altra nel Nuovo Epiro, ricordavano il suo nome, il quale deriva dal latino ‘Pulchra’ che significa ‘bella’.
La parte avuta dall’imperatrice nella difesa dell’ortodossia cristiana contro il nascente monofisismo (eresia che negava la natura umana di Cristo, affermandone l’unica natura divina) e che derivava dalla precedente eresia di Eutiche, spiega principalmente il culto datogli come santa, sia in Oriente che in Occidente, infatti le fu dato il titolo di “custode della Fede”.
Santa Pulcheria è ricordata nei sinassari orientali al 10 settembre, forse in dipendenza della commemorazione di s. Eudossia sua cognata; al 17 febbraio con s. Marciano, s. Flaviano e s. Leone I; al 7 agosto con s. Irene.
Nel ‘Martirologio Romano’ è ricordata al 10 settembre; il suo culto in Occidente ebbe un nuovo impulso con papa Benedetto XIV il quale, colpito dal valore altamente significativo del casto matrimonio di Pulcheria e di Marciano, con un decreto del 2 febbraio 1752, ne estendeva il culto con Messa propria in buona parte dell’Europa.
 

 http://www.johnsanidopoulos.com/2016/09/saint-pulcheria-empress-of-romans.html


Saint SALVIN, évêque de Mâcon en Bourgogne (vers 560).

Saint FINIAN (FINDBARR, WINNIN), premier abbé de Moville dans le comté de Down en Irlande (579).

Saint CONVAL (GUNVAL), abbé au diocèse de Tréguier en Bretagne (vers 580).

Saint SALVY, avocat devenu moine, évêque d'Albi en Languedoc (584).
Ad Albi in Aquitania, ora in Francia, san Salvio, vescovo, che, condotto fuori dal chiostro, fu ordinato contro il suo volere per questa sede e, scoppiata la peste, da buon pastore non volle lasciare mai la città. 

Saint GLENN, Irlandais, disciple de saint Colomban, fondateur de paroisse à Saint-Glenn près du Méné-Bré en Bretagne (623). 

 
Saint THEODARD, higoumène de Stavelot dans le pays de Liège et de Malmédy dans les Cantons-Rédimés, puis évêque de Maëstricht en Limbourg, successeur de saint Rémacle, martyr par la main de brigands dans la forêt de Biwalt (Bienenwald) près de Spire en Rhénanie (669 ou 670). 

Di san Teodardo restano poche notizie, tutte raccolte in 3 Vite, molto simili tra loro ed incentrate più che altro sulle circostanze della morte: due Vite di Anselmo, canonico di Liegi e una di Sigeberto di Gembloux.
Giunto presso Maastricht dalle Gallie ai tempi di Clotario II, divenne discepolo di S. Remaclo, vivendo per un periodo nel Monastero di Stavelot sotto la guida dello stesso.
Persona di carattere allegro, salì come Vescovo sulla cattedra di Maastricht succedendo forse allo stesso Remaclo.
Contrariamente ad altre fonti, i Piccoli Bollandisti si mostrano più sicuri sulle circostanze dell’Episcopato di San Teodardo: succede a San Remaclo dopo essere stato anche lui Abate di Stavelot e regna per 6 anni.
Durante il suo governo la sua chiesa fu esposta a rapina da parte di nobili ed egli si appellò a Re Chilperico II di Austrasia; infatti il suo nome compare in un documento del 679 in cui il Re gli chiede di effettuare con un ufficiale di Palazzo misure esatte dei possedimenti dell’Abbazia di Stavelot-Malmédy.
Morì nel 670 aggredito da rapinatori in un bosco proprio mentre si recava dal Re a perorare la causa della sua chiesa.
Sul luogo dell’omicidio venne eretta una cappella rurale dedicata a Saint-Didric. I suoi resti furono fatti trasferire a Liegi dal successore, San Lamberto; una ricognizione dele reliquie si ebbe il 7 settembre 1489 ed il prezioso reliquiario in cui vennero poste è purtroppo andato perduto.
Venne venerato quale “Martire” perché patì nella difesa dei diritti della Chiesa.

Saint THOMAS, natif de la Maurienne, abbé de Farfa au diocèse de Spolète en Ombrie (715).

Saint OTGER, diacre écossais, ermite au Mont Saint-Pierre (aujourd'hui Mont-Sainte-Odile) près de Ruremonde en Limbourg (715).


Saint AUBERT le Marqué, évêque d'Avranches en Normandie, fondateur du monastère du Mont-Saint-Michel (725). 

Non si può determinare con certezza l'epoca in cui visse. Secondo il catalogo dei vescovi di Avranches, Auberto avrebbe occupato quella sede prima di Rahentrannus, vissuto verso la fine del sec. VII. Quanto tempo prima sembrerebbe indicano il racconto dell'apparizione ad Auberto dell'arcangelo san Michele sul monte Tomba, che sarebbe avvenuta durante il regno di un Childeberto. Molti hanno pensato a Childeberto III (695-711). Il Duchesne, invece, per accordare la notizia col posto occupato da Auberto nel catalogo, propende per Childeberto II (m. 595). In tal caso, Auberto sarebbe vissuto nel sec. VI e a questo secolo sarebbe anche da retrocedere la costruzione della prima chiesa in onore dell'arcangelo sul monte Tomba, detto poi Monte San Michele, che fonti più recenti fissano al 16 ottobre 709. 

Auberto, notissimo per la sua carità, sarebbe stato eletto vescovo di Avranches per acclamazione. Amante della solitudine, egli si recava spesso a pregare sul monte Tomba e qui appunto un giorno, addormentatosi durante la preghiera, si sentì chiamare per tre volte dall'arcangelo Michele che gli chiese l'erezione di una cappella in suo onore lì sulla cima del monte. Auberto iniziò subito la costruzione di una chiesa, che, affidata in un primo tempo al clero secolare, nel sec. IX passò ai Benedettini, i quali ne fecero una delle abbazie più famose della cristianità.
Il corpo di Auberto, trasportato sul monte Tomba, fu sottoposto ad una ricognizione nel 1012. Il cranio, conservato a San Gervasio di Avranches, presenta un foro che la leggenda attribuisce alla pressione del dito di san Michele. L'ordo della diocesi di Coutances fissa la sua festa al 10 settembre.


Fondateur du Mont Saint-Michel. En effet, une nuit, il reçut trois fois, au cours de son sommeil, l'ordre de l'Archange Saint Michel de faire ériger sur le Mont Tombe une église en son honneur. Vu l'état de cette pointe rocheuse, à peine rattachée au continent, couverte de broussailles et de ronces et seulement habitée, outre les bêtes sauvages, par quelques ermites, il jugea cela impossible et pensa d'abord à un tour du malin. Ce n'est que la troisième fois qu'il obéit après que l'archange, afin de mettre fin à ces hésitations, appuya fortement le doigt sur son front et y laissa une empreinte. Aubert se réveilla avec un creux sur le front et comprit la véracité de l'ordre du saint. Ce crâne, aussi appelé « chef de saint Aubert » est conservé aujourd'hui dans le trésor de la basilique Saint-Gervais-et-Saint-Protais d'Avranches et porte les traces d'un tel stigmate. Des événements providentiels le guidèrent dans sa tâche : un rond de rosée, un matin de septembre, lui indiqua la forme de l'oratoire, un taureau attaché en montra l'emplacement. Une source fut trouvée, un puits creusé. Il fallut encore arracher une pierre cultuelle païenne. Aubert envoya des moines chercher au sanctuaire du Mont Gargano en Italie, dédié à saint Michel, des reliques du lieu. Puis, le 16 octobre 709, l'évêque fit la dédicace de l'église et y installa un chapitre de douze chanoines. Le Mont Saint-Michel était né.

Saint EUNUCE, évêque des sièges réunis de Noyon et de Tournai (vers 745).

Saint FRITEHESTAN, évêque de Winchester dans le Wessex (932 ou 933).

Saint PIERRE (Martinez), archevêque de Compostelle en Galice (vers 1000). 

 

 http://www.johnsanidopoulos.com/2015/09/the-story-of-saint-isaiah-founder-of.html

 
Saint PAUL l'Obéissant, ascète de la Laure des Grottes de Kiev (XIIIème siècle).

Saints CASSIEN, higoumène du monastère du Saint-Sauveur près du lac Koubensk, et CYRILLE, higoumène du monastère du Lac Blanc (cf. 9 juin) (Russie, XVème siècle).



 


Saint JOASAPH, moine du monastère du Saint-Sauveur près du lac Koubensk (Russie 1453). (Office traduit en français par le père Denis Guillaume au tome IX du Supplément aux Ménées.)


 

Invention de l'icône de la Mère de Dieu de Septa (1825).
http://www.johnsanidopoulos.com/2011/09/discovery-of-holy-icon-of-theotokos-in.html

Saints ISMAÏL, EUGENE, JEAN, CONSTANTIN, PIERRE, BASILE, GLEB, BASILE, JEAN, NICOLAS et PALLADE, prêtres, et MELECE, moine, martyrs par la main des Communistes (Russie 1937).

Saint OUAR, évêque de Lipietsk, martyr par la main des Communistes (Russie 1938).

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