22 FEBBRAIO santi feste e memorie
Saint PAPIAS, évêque d'Hiérapolis en Phrygie (début IIème siècle). Il
più antico scrittore che fornisce delle notizie riguardanti s. Papia, è
Eusebio di Cesarea, con la sua “Historia Ecclesiastica”.
S. Papia vissuto nel II secolo, contemporaneo di s. Policarpo di Smirne e di s. Ignazio d’Antiochia, era vescovo di Gerapoli nella Frigia, regione storica dell’Asia Minore e che dal 130 a. C. fece parte della provincia romana d’Asia.
Non conobbe personalmente gli Apostoli, ma secondo la sua propria testimonianza, egli apprese i principi e le fede cristiana da persone che l’avevano conosciuti, come Aristione e Giovanni il Presbitero; fu compagno di s. Policarpo di Smirne.
Eusebio di Cesarea, gli attribuisce idee ‘millenaristiche’, forse, secondo moderni critici, confondendolo con un omonimo autore ebreo; il ‘Millenarismo’ era una dottrina escatologica, presente nel cristianesimo primitivo e poi variamente ripresa, riguardante un supposto regno messianico di Cristo sulla Terra, della durata di mille anni, destinato ad attuarsi tra una prima resurrezione dei morti, riservata ai beati e una seconda resurrezione, seguente al Giudizio Universale; ebbe come fondamento un’interpretazione letterale di un passo dell’Apocalisse (20, 1-3).
Scrisse cinque libri intitolati ‘Esegesi dei discorsi del Signore’, testo di primaria importanza per la storia dell’esegesi neotestamentaria, soprattutto per quanto egli riferisce sugli evangelisti Matteo e Marco e per la conoscenza della prima lettera di Giovanni e della prima di Pietro; è da considerare uno dei primi anelli della catena della tradizione orale.
La data della morte è del tutto sconosciuta, come non si può dire che sia morto martire, cosa possibile dato i tempi. Il suo nome non compare negli antichi calendari, il primo a menzionarlo in Occidente, nel suo ‘Martirologio’ fu Adone, che lo pone al 22 febbraio, influenzato da s. Girolamo che dedicò un capitolo a Papia di Geropoli nel suo “De Viris illustribus”, classificandolo però come discepolo di s. Giovanni apostolo.
Saint ARISTON, ARISTOS ou ARISTION, évêque de Chypre (IIème siècle?).
Saint TELESPHORE, pape et patriarche de Rome, martyr sous Adrien (136). Il più antico scrittore che fornisce delle notizie riguardanti s. Papia, è Eusebio di Cesarea, con la sua “Historia Ecclesiastica”.
S. Papia vissuto nel II secolo, contemporaneo di s. Policarpo di Smirne e di s. Ignazio d’Antiochia, era vescovo di Gerapoli nella Frigia, regione storica dell’Asia Minore e che dal 130 a. C. fece parte della provincia romana d’Asia.
Non conobbe personalmente gli Apostoli, ma secondo la sua propria testimonianza, egli apprese i principi e le fede cristiana da persone che l’avevano conosciuti, come Aristione e Giovanni il Presbitero; fu compagno di s. Policarpo di Smirne.
Eusebio di Cesarea, gli attribuisce idee ‘millenaristiche’, forse, secondo moderni critici, confondendolo con un omonimo autore ebreo; il ‘Millenarismo’ era una dottrina escatologica, presente nel cristianesimo primitivo e poi variamente ripresa, riguardante un supposto regno messianico di Cristo sulla Terra, della durata di mille anni, destinato ad attuarsi tra una prima resurrezione dei morti, riservata ai beati e una seconda resurrezione, seguente al Giudizio Universale; ebbe come fondamento un’interpretazione letterale di un passo dell’Apocalisse (20, 1-3).
Scrisse cinque libri intitolati ‘Esegesi dei discorsi del Signore’, testo di primaria importanza per la storia dell’esegesi neotestamentaria, soprattutto per quanto egli riferisce sugli evangelisti Matteo e Marco e per la conoscenza della prima lettera di Giovanni e della prima di Pietro; è da considerare uno dei primi anelli della catena della tradizione orale.
La data della morte è del tutto sconosciuta, come non si può dire che sia morto martire, cosa possibile dato i tempi. Il suo nome non compare negli antichi calendari, il primo a menzionarlo in Occidente, nel suo ‘Martirologio’ fu Adone, che lo pone al 22 febbraio, influenzato da s. Girolamo che dedicò un capitolo a Papia di Geropoli nel suo “De Viris illustribus”, classificandolo però come discepolo di s. Giovanni apostolo.
Saints VICTORIN, EUCIRE, PAUL, DONAT, FORTUNAT et VINGT-HUIT autres, martyrs en Afrique.
Sainte martyre ANTHOUSE et ses DOUZE SERVANTES, mortes par le glaive.
Saint martyr SYNETOS, mort par le glaive.
Saint PASCHASE, évêque de Vienne en Dauphiné (312).
S. Papia vissuto nel II secolo, contemporaneo di s. Policarpo di Smirne e di s. Ignazio d’Antiochia, era vescovo di Gerapoli nella Frigia, regione storica dell’Asia Minore e che dal 130 a. C. fece parte della provincia romana d’Asia.
Non conobbe personalmente gli Apostoli, ma secondo la sua propria testimonianza, egli apprese i principi e le fede cristiana da persone che l’avevano conosciuti, come Aristione e Giovanni il Presbitero; fu compagno di s. Policarpo di Smirne.
Eusebio di Cesarea, gli attribuisce idee ‘millenaristiche’, forse, secondo moderni critici, confondendolo con un omonimo autore ebreo; il ‘Millenarismo’ era una dottrina escatologica, presente nel cristianesimo primitivo e poi variamente ripresa, riguardante un supposto regno messianico di Cristo sulla Terra, della durata di mille anni, destinato ad attuarsi tra una prima resurrezione dei morti, riservata ai beati e una seconda resurrezione, seguente al Giudizio Universale; ebbe come fondamento un’interpretazione letterale di un passo dell’Apocalisse (20, 1-3).
Scrisse cinque libri intitolati ‘Esegesi dei discorsi del Signore’, testo di primaria importanza per la storia dell’esegesi neotestamentaria, soprattutto per quanto egli riferisce sugli evangelisti Matteo e Marco e per la conoscenza della prima lettera di Giovanni e della prima di Pietro; è da considerare uno dei primi anelli della catena della tradizione orale.
La data della morte è del tutto sconosciuta, come non si può dire che sia morto martire, cosa possibile dato i tempi. Il suo nome non compare negli antichi calendari, il primo a menzionarlo in Occidente, nel suo ‘Martirologio’ fu Adone, che lo pone al 22 febbraio, influenzato da s. Girolamo che dedicò un capitolo a Papia di Geropoli nel suo “De Viris illustribus”, classificandolo però come discepolo di s. Giovanni apostolo.
Saint ARISTON, ARISTOS ou ARISTION, évêque de Chypre (IIème siècle?).
Saint TELESPHORE, pape et patriarche de Rome, martyr sous Adrien (136). Il più antico scrittore che fornisce delle notizie riguardanti s. Papia, è Eusebio di Cesarea, con la sua “Historia Ecclesiastica”.
S. Papia vissuto nel II secolo, contemporaneo di s. Policarpo di Smirne e di s. Ignazio d’Antiochia, era vescovo di Gerapoli nella Frigia, regione storica dell’Asia Minore e che dal 130 a. C. fece parte della provincia romana d’Asia.
Non conobbe personalmente gli Apostoli, ma secondo la sua propria testimonianza, egli apprese i principi e le fede cristiana da persone che l’avevano conosciuti, come Aristione e Giovanni il Presbitero; fu compagno di s. Policarpo di Smirne.
Eusebio di Cesarea, gli attribuisce idee ‘millenaristiche’, forse, secondo moderni critici, confondendolo con un omonimo autore ebreo; il ‘Millenarismo’ era una dottrina escatologica, presente nel cristianesimo primitivo e poi variamente ripresa, riguardante un supposto regno messianico di Cristo sulla Terra, della durata di mille anni, destinato ad attuarsi tra una prima resurrezione dei morti, riservata ai beati e una seconda resurrezione, seguente al Giudizio Universale; ebbe come fondamento un’interpretazione letterale di un passo dell’Apocalisse (20, 1-3).
Scrisse cinque libri intitolati ‘Esegesi dei discorsi del Signore’, testo di primaria importanza per la storia dell’esegesi neotestamentaria, soprattutto per quanto egli riferisce sugli evangelisti Matteo e Marco e per la conoscenza della prima lettera di Giovanni e della prima di Pietro; è da considerare uno dei primi anelli della catena della tradizione orale.
La data della morte è del tutto sconosciuta, come non si può dire che sia morto martire, cosa possibile dato i tempi. Il suo nome non compare negli antichi calendari, il primo a menzionarlo in Occidente, nel suo ‘Martirologio’ fu Adone, che lo pone al 22 febbraio, influenzato da s. Girolamo che dedicò un capitolo a Papia di Geropoli nel suo “De Viris illustribus”, classificandolo però come discepolo di s. Giovanni apostolo.
Saints VICTORIN, EUCIRE, PAUL, DONAT, FORTUNAT et VINGT-HUIT autres, martyrs en Afrique.
Sainte martyre ANTHOUSE et ses DOUZE SERVANTES, mortes par le glaive.
Saint martyr SYNETOS, mort par le glaive.
Saint PASCHASE, évêque de Vienne en Dauphiné (312).
Saints THALASSE et LIMNEE son disciple, ascètes en Syrie (Vème siècle). Ces Pères théophores vécurent en Syrie, au temps de l'épiscopat de Théodoret de Cyr, lequel profita de leur compagnie et rapporta
leur genre de vie1. Saint Thalasse (ci-vontre) fonda un monastère cénobitique sur une colline et dépassa tous les ascètes de son temps par sa douceur et l'équilibre de son jugement. Limnée était entré tout jeune dans cette sainte palestre, afin d'y être instruit par Thalasse des rudiments de la vie ascétique. Sachant combien la langue peut être occasion de péché, il s'imposa, dès son entrée, un silence complet. Après avoir imprimé en lui, comme un sceau, les vertus et les enseignements du saint vieillard, il se rendit auprès de Saint Maron (cf. 14 février).
Au bout de quelques années, il fut saisi du désir de s'offrir au martyre quotidien de la vie en plein air, comme son condisciple Jacques (cf. 26 novembre). Il s'installa alors sur une montagne qui surplombait le bourg de Targola et il y demeura pendant plus de trente huit ans, exposé aux intempéries, dans un enclos qu'il n'ouvrait que pour recevoir l'Evêque Théodoret. Il ne parlait aux autres visiteurs qu'à travers une étroite fenêtre, d'où il leur donnait sa bénédiction qui avait le pouvoir de guérir les maladies et de chasser les démons.
Lorsqu'il était lui-même assailli par quelque maladie, il prenait patience, comme Job, et calmait la douleur par l'invocation du Nom divin. C'est ainsi, par la prière, qu'il fut gardé indemne des morsures répétées d'une vipère. Emu d'une tendre compassion envers les aveugles de la région, réduits à la mendicité, il les installa dans des refuges qu'il avait construits aux alentours de son enclos, et il engageait ses visiteurs à subvenir à leurs besoins. Placé aux milieu d'eux comme une colonne de prière, l'homme de Dieu les exhortait à transformer leur infortune en voie de sanctification, en chantant sans arrêt les louanges de Dieu.
1. Cf. Histoire des moines de Syrie XXII (SC 257, 122-133).
Saint BARADATE, ascète en Syrie (460).
Saint BLAISE, évêque, mort en paix.
Saint LEONCE, originaire d'Athènes, ascète en Lycie, dont la vie ne nous a été conservée que par un texte en turc karamanli (les Karamanlis étaient les orthodoxes turcophones expulsés vers la Grèce par Mustafa Kemal en 1924).
Saint ELWIN (Cornouailles / Cornwall, VIème siècle).
Saint BLAISE, évêque, mort en paix.
Saint LEONCE, originaire d'Athènes, ascète en Lycie, dont la vie ne nous a été conservée que par un texte en turc karamanli (les Karamanlis étaient les orthodoxes turcophones expulsés vers la Grèce par Mustafa Kemal en 1924).
Saint ELWIN (Cornouailles / Cornwall, VIème siècle).
Saints GOURAM, ADARNASSE, BAKHAR, VATCHE, BARDZIM, DATCHI, DJVANCHERE, RAMAZ et PHARRSAM, les neuf enfants lapidés par les païens du village de Kola (Géorgie, VIème siècle).
Many
centuries ago, the village of Kola was located at the source of the
Mtkvari River. There Christians and pagans dwelt together as neighbors.
Christian
and pagan children would play together, but when the Christian children
heard church bells ringing, they recognized the call to prayer and
dropped their games. Nine pagan children—Guram, Adarnerse, Baqar, Vache,
Bardzim, Dachi, Juansher, Ramaz, and Parsman—would follow the Christian
children to church.
But the Christians always stopped them near the gates of the church and reprimanded them, saying, “You are children of pagans. You cannot enter God’s holy house.” They would return sorry and dejected.
One day the nine pagan children tried to enter the church forcibly, but they were cast out and scolded. “If you want to enter the church, you must believe in our Lord Jesus Christ and be baptized in the name of the Father and of the Son and of the Holy Spirit,” they were told. “You must receive Holy Communion and join the community of Christian believers.”
With great joy the youths promised the Christians that they would receive Holy Baptism. When the Christians of Kola related to their priest the good news of the pagan boys’ desire, he recalled the words of the Gospel: He that loves father or mother more than Me is not worthy of Me: and he that loves son or daughter more than Me is not worthy of Me. And he that takes not his cross, and follows after Me, is not worthy of Me. (Matt. 10:37–38).
He was not afraid of the anger that would follow from the pagan community, but rather took the boys on a cold winter night and baptized them in the icy river. A miracle occurred while the Holy Sacrament was being celebrated: the water became warm and angelic hosts appeared to the youths. Greatly encouraged in their faith, the children decided to remain in the Christian community rather than return to their parents.
When their parents learned that they had been baptized in the Christian Faith, they dragged their children away from the church, abusing and beating them into submission all the way home. The heroic children endured the abuses and, though they went hungry and thirsty for seven days, repeated again and again, “We are Christians and will not eat or drink anything that was prepared for idols!”
Neither gentle flattery, nor costly clothing, nor promises of good things to come could tempt the God-fearing youths. Rather they asserted, “We are Christians and want nothing from you but to leave us alone and allow us to join the Christian community!”
The enraged parents went and reported to the prince everything that had happened. But the prince was of no help—he simply told them, “They are your children, do with them as you wish.” The obstinate pagans asked the prince permission to stone the children. So a large pit was dug where the youths had been baptized, and the children were thrown inside.
“We are Christians, and we will die for Him into Whom we have been baptized!” proclaimed the holy martyrs, the Nine Children of Kola, before offering up their souls to God.
Their godless parents took up stones, and then others joined in, until the entire pit had been filled. They beat the priest to death, robbed him, and divided the spoils among themselves.
The martyric contest of the Nine Righteous Children of Kola occurred in the 6th century, in the historical region of Tao in southern Georgia.
But the Christians always stopped them near the gates of the church and reprimanded them, saying, “You are children of pagans. You cannot enter God’s holy house.” They would return sorry and dejected.
One day the nine pagan children tried to enter the church forcibly, but they were cast out and scolded. “If you want to enter the church, you must believe in our Lord Jesus Christ and be baptized in the name of the Father and of the Son and of the Holy Spirit,” they were told. “You must receive Holy Communion and join the community of Christian believers.”
With great joy the youths promised the Christians that they would receive Holy Baptism. When the Christians of Kola related to their priest the good news of the pagan boys’ desire, he recalled the words of the Gospel: He that loves father or mother more than Me is not worthy of Me: and he that loves son or daughter more than Me is not worthy of Me. And he that takes not his cross, and follows after Me, is not worthy of Me. (Matt. 10:37–38).
He was not afraid of the anger that would follow from the pagan community, but rather took the boys on a cold winter night and baptized them in the icy river. A miracle occurred while the Holy Sacrament was being celebrated: the water became warm and angelic hosts appeared to the youths. Greatly encouraged in their faith, the children decided to remain in the Christian community rather than return to their parents.
When their parents learned that they had been baptized in the Christian Faith, they dragged their children away from the church, abusing and beating them into submission all the way home. The heroic children endured the abuses and, though they went hungry and thirsty for seven days, repeated again and again, “We are Christians and will not eat or drink anything that was prepared for idols!”
Neither gentle flattery, nor costly clothing, nor promises of good things to come could tempt the God-fearing youths. Rather they asserted, “We are Christians and want nothing from you but to leave us alone and allow us to join the Christian community!”
The enraged parents went and reported to the prince everything that had happened. But the prince was of no help—he simply told them, “They are your children, do with them as you wish.” The obstinate pagans asked the prince permission to stone the children. So a large pit was dug where the youths had been baptized, and the children were thrown inside.
“We are Christians, and we will die for Him into Whom we have been baptized!” proclaimed the holy martyrs, the Nine Children of Kola, before offering up their souls to God.
Their godless parents took up stones, and then others joined in, until the entire pit had been filled. They beat the priest to death, robbed him, and divided the spoils among themselves.
The martyric contest of the Nine Righteous Children of Kola occurred in the 6th century, in the historical region of Tao in southern Georgia.
http://www.santiebeati.it/dettaglio/94728
Saint INGAR (ENGARD), ermite et fondateur de paroisses en Bretagne (VIème siècle).
Invention des reliques des saints APÔTRES et MARTYRS (dont des reliques de saint Andronique et sainte Junia, les disciples de l'Apôtre Paul) au quartier d'Eugène à Constantinople (entre 607 et 610). (Office traduit par le père Denis Guillaume au tome II des Ménées.)
During the persecutions against Christians the relics of the holy martyrs were usually buried by believers in hidden places. So at Constantinople, near the gates and tower in the Eugenius quarter, the bodies of several martyrs were found. Their names remain unknown by the Church.
When miracles of healing began to occur at this spot, the relics of the saints were discovered and transferred to a church with great honor. It was revealed to a certain pious clergyman, Nicholas Kalligraphos, that among the relics discovered at Eugenius were the relics of the holy Apostle Andronicus of the Seventy and his helper Junia (May 17), whom the Apostle Paul mentions in the Epistle to the Romans (Rom 16:7). In the twelfth century, a great domed church was built on the spot where the relics of the holy martyrs were discovered. This work was undertaken by the emperor Andronicus (1183-1185), whose patron saint was the holy Apostle Andronicus.
Troparion — Tone 4
Your holy martyrs, O Lord, / through their sufferings have received incorruptible crowns from You, our God. / For having Your strength, they laid low low their adversaries, / and shattered the powerless boldness of demons. / Through their intercessions, save our souls!Kontakion — Tone 4
As bright lights you shone forth from the earth / dispelling ungodly darkness; / and illuminating the faithful, O divine martyrs, champions of the TrinitySaint ATHANASE, abbé du monastère de Paulopétrion sur le golfe de Nicomédie (Bithynie), confesseur des saintes Icônes (826). Saint Athanasius the Confessor was born in Constantinople of rich and pious parents. From his childhood he dreamed of devoting himself entirely to God, and having reached maturity, he settled in one of the Nicomedia monasteries, called the Pavlopetrios (i.e., in the names of the holy Apostles Peter and Paul), and became a monk there.
The loftiness of his ascetic life became known at the imperial court. During the reign of the iconoclast emperor Leo the Armenian (813-820), St Athanasius was subjected to torture for venerating icons, and then underwent exile, grief and suffering. Confessing the Orthodox Faith until the very end of his life, St Athanasius died peacefully in the year 821.
Saint JEAN le Saxon, restaurateur du monachisme en Angleterre après les invasions danoises (895).
Saints JEAN et VLADIMIR, prêtres, JEAN, diacre, et JEAN, martyrs par la main des Communistes (Russie 1918).
Sainte THEOCTISTIE MIKHAÏLOVNA, folle-en-Christ à Voronège, martyre par la main des Communistes (Russie 1936).
Saints MICHEL LISITSYNE et VICTOR, prêtres, PIERRE, LEONIDE et IRENE, martyrs par la main des Communistes (Russie 1938).
Saint ANDRE, martyr par la main des Communistes (Russie 1941).
22 Febbraio del 2014 periodo del Triodion
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