Saint prophète AZARIAS (Xème siècle avant Jésus-Christ).
Saints SYMEON le Théodoque ("celui qui a reçu Dieu") et sainte ANNE la prophétesse. (Office traduit en français par le père Denis Guillaume au tome II des Ménées. Acathiste à saint Syméon le Théodoque traduit par le père Denis Guillaume au tome II du Supplément aux Ménées à la date du 2 février.)
Non
ha sentito gli angeli annunciare la nascita di Gesù, ma già da prima
sapeva che la venuta del Messia era imminente. Vangelo di Luca, cap. 2:
"Lo Spirito Santo che era su di lui gli aveva preannunciato che non
avrebbe visto la morte prima di aver veduto il Messia del Signore". E sa
che ogni passo della sua vecchiaia lo avvicina a quel momento. Chi è
Simeone, ricordato sempre fra i santi delle Chiese d’Occidente e
d’Oriente?
Alcuni testi apocrifi, ossia non canonici, lo dicono "sacerdote" (Protovangelo di Giacomo) e anche "grande maestro", "beato e giusto" (Vangelo di Nicodemo). Luca lo dice solo "giusto e timorato di Dio, che aspetta il conforto d’Israele", cioè il Messia. Dev’essere dunque uno dei molti pii israeliti raccolti nell’attesa e piuttosto distaccati dalle vicende del tempo, dal fervido dibattito religioso fra i dotti nel clima della dominazione romana. Vive nel “timor di Dio”, conscio di trovarsi sempre alla sua presenza. E la sua vita esemplare è stata premiata con quella promessa, sicché la sua attesa del Messia non ha nulla di ansioso: Simeone aspetta sicuro e sereno.
Nasce Gesù, dunque, e viene poi il giorno della sua presentazione al tempio, secondo la Legge. Maria e Giuseppe si avviano col bambino nel fitto viavai intorno all’edificio sacro innalzato da Erode il Grande, e non ancora del tutto terminato. Ed ecco arrivare Simeone, anche lui, che riconosce in Gesù il Messia e lo prende tra le braccia benedicendo il Signore: ora egli può davvero morirsene in pace. E’ la scena dolce e notissima, tanto spesso narrata e raffigurata. Ma si può capirla solo tenendo presente il breve inciso di Luca al versetto 27: "Mosso dunque dallo Spirito...", dall’azione dello Spirito dipende ora ogni gesto di Simeone; e dipende tutto il suo discorso, che deborda vistosamente dalla tradizione, con parole che farebbero sobbalzare tanti maestri del tempo: "I miei occhi", dice, "hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele". Simeone, “mosso dallo Spirito”, contraddice il particolarismo del suo tempo, che aspetta un salvatore solo o soprattutto di Israele. Lui invece risale più indietro, si rifà all’universalismo dei profeti, a Isaia: "Ti renderò luce delle nazioni perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra". Gloria d’Israele sì, ma anche – e subito – salvatore per tutti.
Parole che stupiscono molto anche Maria e Giuseppe. Ma per la Madre di Gesù il vecchio Simeone ha ancora un annuncio: "Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione, perché siano svelati i segreti di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima". Così termina Simeone, ancora “mosso dallo Spirito”, che ha incoraggiato la sua attesa. E soprattutto l’ha illuminata.
Alcuni testi apocrifi, ossia non canonici, lo dicono "sacerdote" (Protovangelo di Giacomo) e anche "grande maestro", "beato e giusto" (Vangelo di Nicodemo). Luca lo dice solo "giusto e timorato di Dio, che aspetta il conforto d’Israele", cioè il Messia. Dev’essere dunque uno dei molti pii israeliti raccolti nell’attesa e piuttosto distaccati dalle vicende del tempo, dal fervido dibattito religioso fra i dotti nel clima della dominazione romana. Vive nel “timor di Dio”, conscio di trovarsi sempre alla sua presenza. E la sua vita esemplare è stata premiata con quella promessa, sicché la sua attesa del Messia non ha nulla di ansioso: Simeone aspetta sicuro e sereno.
Nasce Gesù, dunque, e viene poi il giorno della sua presentazione al tempio, secondo la Legge. Maria e Giuseppe si avviano col bambino nel fitto viavai intorno all’edificio sacro innalzato da Erode il Grande, e non ancora del tutto terminato. Ed ecco arrivare Simeone, anche lui, che riconosce in Gesù il Messia e lo prende tra le braccia benedicendo il Signore: ora egli può davvero morirsene in pace. E’ la scena dolce e notissima, tanto spesso narrata e raffigurata. Ma si può capirla solo tenendo presente il breve inciso di Luca al versetto 27: "Mosso dunque dallo Spirito...", dall’azione dello Spirito dipende ora ogni gesto di Simeone; e dipende tutto il suo discorso, che deborda vistosamente dalla tradizione, con parole che farebbero sobbalzare tanti maestri del tempo: "I miei occhi", dice, "hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele". Simeone, “mosso dallo Spirito”, contraddice il particolarismo del suo tempo, che aspetta un salvatore solo o soprattutto di Israele. Lui invece risale più indietro, si rifà all’universalismo dei profeti, a Isaia: "Ti renderò luce delle nazioni perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra". Gloria d’Israele sì, ma anche – e subito – salvatore per tutti.
Parole che stupiscono molto anche Maria e Giuseppe. Ma per la Madre di Gesù il vecchio Simeone ha ancora un annuncio: "Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione, perché siano svelati i segreti di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima". Così termina Simeone, ancora “mosso dallo Spirito”, che ha incoraggiato la sua attesa. E soprattutto l’ha illuminata.
C’era
anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era
molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in
cui era ragazza, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro
anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con
digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a
lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di
Gerusalemme”. (Lc 2,36-38)
Saint BLAISE, évêque d'Oretum (ancienne ville d'Espagne ruinée par les Musulmans), martyr à Cifuentes sous Néron (entre 64 et 68).
Saints TIGIDE et REMEDE, évêques de Gap (IIème ou IIIème siècle). Remedio Fu vescovo della città di Gap, nel cuore del Delfinato, storica regione alpina posta tra la Savoia e la Provenza, anticamente autonoma e poi accorpata alla Francia dando così origine al tradizionale titolo di “delfino” all’erede del trono francese.
Secondo la cronologia della diocesi di Gap, Remedio fu il terzo vescovo e succedette alla sede episcopale di Gap a San Tigrido. Gli succedette San Costantino, festeggiato al 12 aprile.
Con il suo predecessore Tigrido, San Remedio condivide la commemorazione in data odierna, già citata da antichi breviari diocesani ed ancora oggi riportata dal Martyrologium Romanum. Le reliquie di entrambi i santi pastori furono traslate a Tulle, nella regione Limousine, nel XIII secolo
Saints LAURENTIN, IGNACE et CELERINE, martyrs en Afrique sous Septime-Sévère (205).
Saints FELIX, SYMPHRONE, HIPPOLYTE et leurs compagnons, martyrs en Afrique.
Saints LUPICIN et FELIX, évêques de Lyon (IIIème siècle).
Saint CELERIN, Africain de nation, confesseur à Rome sous Dèce, puis diacre à Carthage (milieu du IIIème siècle). A Cartagine, nell’odierna Tunisia, san Celerino, lettore e martire: in carcere, non vinto da ceppi, spada e vari supplizi, confessò Cristo, seguendo le orme di sua nonna Celerina già da tempo coronata dal martirio, dello zio paterno Lorenzo e dello zio materno Ignazio, che, un tempo soldati attivi nella vita militare, ma poi divenuti vera milizia di Dio, ottennero con la loro gloriosa passione la palma e la corona dal Signore
Sainte SECONDINE, vierge et martyre à Agnani (vers 257). Santa Secondina, originaria di Anagni, si convertì al cristianesimo e ricevette il battesimo per mano del vescovo San Magno martire. Non tardò ad abbattersi anche su di lei la furia della persecuzione anticristiana indetta dall’imperatore Decio. Il suo corpo riposa nella cattedrale di Anagni, nell’altare di sinistra
Saint BLAISE, évêque d'Oretum (ancienne ville d'Espagne ruinée par les Musulmans), martyr à Cifuentes sous Néron (entre 64 et 68).
Saints TIGIDE et REMEDE, évêques de Gap (IIème ou IIIème siècle). Remedio Fu vescovo della città di Gap, nel cuore del Delfinato, storica regione alpina posta tra la Savoia e la Provenza, anticamente autonoma e poi accorpata alla Francia dando così origine al tradizionale titolo di “delfino” all’erede del trono francese.
Secondo la cronologia della diocesi di Gap, Remedio fu il terzo vescovo e succedette alla sede episcopale di Gap a San Tigrido. Gli succedette San Costantino, festeggiato al 12 aprile.
Con il suo predecessore Tigrido, San Remedio condivide la commemorazione in data odierna, già citata da antichi breviari diocesani ed ancora oggi riportata dal Martyrologium Romanum. Le reliquie di entrambi i santi pastori furono traslate a Tulle, nella regione Limousine, nel XIII secolo
Saints LAURENTIN, IGNACE et CELERINE, martyrs en Afrique sous Septime-Sévère (205).
Saints FELIX, SYMPHRONE, HIPPOLYTE et leurs compagnons, martyrs en Afrique.
Saints LUPICIN et FELIX, évêques de Lyon (IIIème siècle).
Saint CELERIN, Africain de nation, confesseur à Rome sous Dèce, puis diacre à Carthage (milieu du IIIème siècle). A Cartagine, nell’odierna Tunisia, san Celerino, lettore e martire: in carcere, non vinto da ceppi, spada e vari supplizi, confessò Cristo, seguendo le orme di sua nonna Celerina già da tempo coronata dal martirio, dello zio paterno Lorenzo e dello zio materno Ignazio, che, un tempo soldati attivi nella vita militare, ma poi divenuti vera milizia di Dio, ottennero con la loro gloriosa passione la palma e la corona dal Signore
Sainte SECONDINE, vierge et martyre à Agnani (vers 257). Santa Secondina, originaria di Anagni, si convertì al cristianesimo e ricevette il battesimo per mano del vescovo San Magno martire. Non tardò ad abbattersi anche su di lei la furia della persecuzione anticristiana indetta dall’imperatore Decio. Il suo corpo riposa nella cattedrale di Anagni, nell’altare di sinistra
Saint BLAISE le Bouvier, martyr à Césarée de Cappadoce (IIIème siècle). Il martire Biagio è ritenuto dalla tradizione vescovo della comunità di Sebaste in Armenia al tempo della "pax" costantiniana. Il suo martirio, avvenuto intorno al 316, è perciò spiegato dagli storici con una persecuzione locale dovuta ai contrasti tra l'occidentale Costantino e l'orientale Licinio. Nell'VIII secolo alcuni armeni portarono le reliquie a Maratea (Potenza), di cui è patrono e dove è sorta una basilica sul Monte San Biagio.
Rosso
A quell'atto risale il rito della "benedizione della gola", compiuto con due candele incrociate
Saints EREDE et TERRITE, évêques de Lyon (IIIème ou IVème siècle).
Saints martyrs PAUL et SIMON, morts par le glaive.
Saint JULIEN, martyr à Auxerre en Bourgogne (vers la fin du IIIème siècle).
Saints ADRIEN et EUBULE, derniers martyrs de Césarée de Cappadoce (310). Essendo venuti ambedue a Cesarea in Palestina per aiutare i martiri di quella città, i due santi furono scoperti e, per aver confessato la loro fede, furono condannati alle belve. Adriano, dopo essere stato gettato in pasto ad un leone, fu finito con la spada
Saint CLAUDE, mort en paix.
Saint ANATOLE, évêque d'Adana en Cilicie, mort en exil à Salins en Franche-Comté (vers 406).
Saint SIMPLICE, évêque de Vienne en Dauphiné (440).
Sainte IA, Irlandaise de nation, martyre en Cornouailles / Cornwall (vers 450).
Saintes ARAGONE (RADEGONDE) et OLIVARIA, martyres en Champagne par la main des Huns qui voulaient attenter à leur honneur (vers 453).
Sainte CAELLAIN, vierge en Irlande (VIème siècle).
Saint MORVRED (NORVIT), disciple de saint Guénolé et moine à Landevennec en Bretagne (VIème siècle).
Saint RUMEL, ermite en Bretagne (VIème siècle).
Saint PHILIPPE, évêque de Vienne en Dauphiné (530).
Saint LAURENT l'Illuminateur, Syrien de nation, évêque de Spolète en Ombrie (Italie, vers 576).
Saint EVANCE, évêque de Vienne-sur-Isère en Dauphiné (vers 586).
Saint THEODORE, évêque de Marseille (594).
Saint ALPHONSE, évêque d'Embrun (début du VIIème siècle).
Saint HADELIN, higoumène de Celles près de Dinant dans le pays de Liège (690).
Saint RAVERIEN, évêque de Sées, mort moine de Saint-Wandrille (682).
Sainte WEREBRUGE (WERBURGH), abbesse à Chester en Angleterre (vers 699).
http://www.santiebeati.it/dettaglio/39475
Saintes BERLENDE (BELLAUDE), NONA et CELSA, moniales à Moarsel en Brabant (vers 700).
Saint DIE (DEODATUS), confesseur à Lagny près de Paris (VIII ème siècle).
Saint GLORIOSE, prêtre au diocèse de Soissons.
Saintes BERLENDE (BELLAUDE), NONA et CELSA, moniales à Moarsel en Brabant (vers 700).
Saint DIE (DEODATUS), confesseur à Lagny près de Paris (VIII ème siècle).
Saint GLORIOSE, prêtre au diocèse de Soissons.
Sainte WERBURGH, veuve, abbesse en Angleterre (vers 785).
Saint NITHARD, prêtre et martyr en Suède (840).
Saint ANSCHAIRE, ANSGAR ou OSCAR, Picard de nation, premier évêque de Hambourg et apôtre de la Scandinavie (865). (Office composé en français par le père Denis Guillaume et publié au tome XIII du Supplément aux Ménées.) Da piccolo studia nell'abbazia benedettina di Corbie, suo paese natale. Più tardi vi ritorna, diventando monaco e poi «magister interno», funzione che esercita più tardi nella comunità della Nuova Corbie (Corvey) in Sassonia. Da qui parte la sua avventura di apostolo degli Scandinavi. Nell'826 accompagna in Danimarca il nuovo re Harald, che ha appena ricevuto il battesimo. Ma dopo un anno deve già lasciare la Danimarca, e con lui l'abbandona Ansgario, che nell'829 viene inviato missionario in Svezia col monaco Vittmaro. Qui il re Björn gli lascia predicare liberamente il Vangelo. L'imperatore Lodovico il Pio (successore di Carlo Magno) incoraggia la nascita di una struttura ecclesiastica con sede ad Amburgo e col campo di lavoro oltre frontiera. Ansgario ne diventa vescovo nell'831, e può dar vita in Svezia a una missione stabile con a capo un vescovo. Nell'840 con la morte di Lodovico e la minaccia dei Normanni crolla tutto ciò che Ansgario stava avviando. Nonostante tutto Ansgario non demorde e riprende la via della Svezia e della Danimarca, ma senza buoni risultati. Tornato a Brema, non vede realizzato il sogno di un profondo radicamento cristiano al Nord. Muore nell'865Saint LIAFDAG, évêque du Jutland, martyr par la main des païens (vers 980).
Saints SVIATOSLAV-GABRIEL et son fils DEMETRE de Youriev (Estonie 1253).
Saint ROMAIN, prince régnant d'Ouglitch, fondateur d'églises (1285). The Holy Right-Believing Prince Roman of Uglich, son of Prince Vladimir and Princess Photina of Uglich, and nephew of St Basil (Basilko) of Rostov (March 4), was born on October 1, 1235. Upon the death of his father (in 1248) and his older brother Andrew (in 1261), St Roman, at the age of twenty-six, took upon himself the governance of Uglich and became a father to his subjects.
He established a poor-house and took in the destitute, who came to him from everywhere. In the principality he built fifteen more churches. St Roman was present every day at the divine services, and he often conversed with pious monks.
After the death of his wife in 1280, he devoted himself entirely to ascetic exploits of fasting, prayer and works of righteousness. He built the city Romanov (now Tutaev) on the high bank of the Volga. The holy prince died peacefully on February 3, 1285 and was buried in the Church of the Transfiguration in Uglich.
In 1486, the relics of St Roman were found to be incorrupt and were transferred into the new cathedral Church of the Transfiguration. In the year 1595 with the blessing of Patriarch Job in consequence of the fame concerning miracles the relics were witnessed to by the Metropolitan (later Patriarch) St Hermogenes (February 17), and St Roman was numbered among the saints. In 1609, the holy relics were burned along with the church during an invasion by the Poles.
Saint SYMEON, premier évêque de Tver (1289).
Saint JACQUES, archevêque de Serbie (1292).
Saint SABBAS, ermite près de Ioannina (XVème siècle).
Saint IGNACE, évêque de la communauté grecque de Marioupol en Ukraine (1786).
Saints STAMATIOS, JEAN et NICOLAS, marins, martyrs par la main des Musulmans (Chios, 1822).
Saint NICOLAS (Kassatkine), premier archevêque et illuminateur du Japon, Egal-aux-Apôtres (1912). (Office traduit en français par le père Denis Guillaume au tome II du Supplément aux Ménées.)
Saint Nicholas, Enlightener of Japan Ivan Dimitrievich Kasatkin was born on August 1, 1836 in the village of Berezovsk, Belsk district, Smolensk diocese, where his father served as deacon. At the age of five he lost his mother. He completed the Belsk religious school, and afterwards the Smolensk Theological Seminary. In 1857 Ivan Kasatkin entered the Saint Peterburg Theological Academy. On June 24, 1860, in the academy temple of the Twelve Apostles, Bishop Nectarius tonsured him with the name Nicholas.
On June 29, the Feast of the foremost Apostles Peter and Paul, the monk Nicholas was ordained deacon. The next day, on the altar feast of the academy church, he was ordained to the holy priesthood. Later, at his request, Father Nicholas was assigned to Japan as head of the consular church in the city of Hakodate.
At first, the preaching of the Gospel in Japan seemed completely impossible. In Father Nicholas's own words: "the Japanese of the time looked upon foreigners as beasts, and on Christianity as a villainous sect, to which only villains and sorcerers could belong." He spent eight years in studying the country, the language, manners and customs of the people among whom he would preach.
In 1868, the flock of Father Nicholas numbered about twenty Japanese. At the end of 1869 Hieromonk Nicholas reported in person to the Synod in Peterburg about his work. A decision was made, on January 14, 1870, to form a special Russian Spiritual Mission for preaching the Word of God among the pagan Japanese. Father Nicholas was elevated to the rank of archimandrite and appointed as head of this Mission.
Returning to Japan after two years in Russia, he transferred some of the responsibility for the Hakodate flock to Hieromonk Anatolius, and began his missionary work in Tokyo. In 1871 there was a persecution of Christians in Hakodate. Many were arrested (among them, the first Japanese Orthodox priest Paul Sawabe). Only in 1873 did the persecution abate somewhat, and the free preaching of Christianity became possible.
In this year Archimandrite Nicholas began the construction of a stone building in Tokyo which housed a church, a school for fifty men, and later a religious school, which became a seminary in 1878.
In 1874, Bishop Paul of Kamchatka arrived in Tokyo to ordain as priests several Japanese candidates recommended by Archimandrite Nicholas. At the Tokyo Mission, there were four schools: for catechists, for women, for church servers, and a seminary. At Hakodate there were two separate schools for boys and girls.
In the second half of 1877, the Mission began regular publication of the journal "Church Herald." By the year 1878 there already 4115 Christians in Japan, and there were a number of Christian communities. Church services and classes in Japanese, the publication of religious and moral books permitted the Mission to attain such results in a short time. Archimandrite Nicholas petitioned the Holy Synod in December of 1878 to provide a bishop for Japan.
Archimandrite Nicholas was consecrated bishop on March 30, 1880 in the Trinity Cathedral of Alexander Nevsky Lavra. Returning to Japan, he resumed his apostolic work with increased fervor. He completed construction on the Cathedral of the Resurrection of Christ in Tokyo, he translated the service books, and compiled a special Orthodox theological dictionary in the Japanese language.
Great hardship befell the saint and his flock at the time of the Russo-Japanese War. For his ascetic labor during these difficult years, he was elevated to the rank of Archbishop.
In 1911, half a century had passed since the young hieromonk Nicholas had first set foot on Japanese soil. At that time there were 33,017 Christians in 266 communities of the Japanese Orthodox Church, including 1 Archbishop, 1 bishop, 35 priests, 6 deacons, 14 singing instructors, and 116 catechiSts
On February 3, 1912, Archbishop Nicholas departed peacefully to the Lord at the age of seventy-six. The Holy Synod of the Russian Orthodox Church glorified him on April 10, 1970, since the saint had long been honored in Japan as a righteous man, and a prayerful intercessor before the Lord.
O
holy st. Nicholas, the Enlightener of Japan, you share the dignity and
the throne of the Apostles: you are a wise and faithful servant of
Christ, a temple chosen by the Divine Spirit, a vessel overflowing with
the love of Christ. O hierarch
equal to the Apostles, pray to the life-creating Trinity, for all your
flock and for the whole world.
http://www.johnsanidopoulos.com/2010/02/mission-notes-saint-nicholas-of-japan.html
http://www.johnsanidopoulos.com/2010/02/mission-notes-saint-nicholas-of-japan.html
Saints JEAN et TIMOTHEE, prêtres, et VLADIMIR, moine, martyrs par la main des Communistes (Russie 1938).
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